13 milioni di Margherite: finito il gioco del silenzio!

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di Iena Infame Benanti

I conti non tornano sui 13 milioni (quelli che si sanno) sottratti da Luigi Lusi al bilancio della Margherita e affiora più di qualche crepa, nel muro di silenzio omertoso che finora ha tenuto fuori dalla mischia qualche ex eccellente.

Come Enzo Bianco ora però costretto a replicare ad Arturo Parisi che parlando di “opacità” ha avanzato dubbi sull’andamento dell’ultima riunione dell’Assemblea Federale della Margherita, presieduta dall’ex sindaco etneo, durante la quale fu esaminato il bilancio consuntivo del 2010, proprio quello del trafugamento dei denari pubblici, per fini conosciuti solo ai fortunati destinatari. “Nessuno sollevò dubbi di opacità del bilancio, né i revisori dei conti, né i componenti l’Assemblea”, precisa alle agenzie il senatore catanese del Pd a proposito dei bilanci della margherita.

Per Bianco durante quella riunione “poiché alcuni lamentarono di non avere potuto visionare tempestivamente la bozza predisposta, la seduta fu sospesa per consentire l’esame richiesto. Il bilancio fu poi, in serata, approvato, vistato dei prescritti pareri, all’unanimità”. Perciò, sempre secondo quanto riferisce Bianco, con il voto favorevole anche di Pier Luigi Castagnetti e Arturo Parisi. Parole di fuoco che contraddicono quanto detto da Parisi che statene certi non mancherà di replicare, buttando nuova benzina sul fuoco.

Sulla questione è intervenuto sui giornali anche Riccardo Villari, senatore campano ex Pd: “Stanno tutti zitti perché sono tutti colpevoli”. Secondo il parlamentare napoletano, Lusi “fa il capro espiatorio: non può giustificare i soldi che non ci sono più” perché andati “alla ex Margherita, anzi, a tutte le sue correnti”. E la “prova – conclude – è che tacciono, negano la responsabilità e scappano dal treno come ladri”. E intanto c’è chi chiama in causa le fondazioni che orbitano nel Pd.

Come finirà? Certo, la ricreazione pare davvero finita. Tanti ex illustri che hanno fatto fortuna coi soldi del finanziamento dello Stato a un partito estinto da diversi anni sembra finalmente finita. La campanella, quando suona, suona per tutti.

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Redazione Iene Siciliane

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