Marco Iacona
Il 17 porta sfiga il 18 invece gli ex missini. Eccoli qui; hic sunt… nella mitica e mitizzata sede di Corso Sicilia 11 (numero esoterico), già riconsacrata (no, di re-incantamento non è il caso di parlare) da Giorgia Meloni, gli ex almirantiani ed ex qualcos’altro si stringeranno a coorte (ma son pronti alla morte?) proprio come recita l’inno che da due-tre decenni ha ufficialmente preso il posto dell’amatissimo “Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza”, lì nei tanto decantati “cuori fascisti” dei quali però, a Catania naturalmente, non si è quasi mai riusciti a cogliere come dire la vastità.
In una delle vie peggiori della città, ex city, adesso semplicemente luogo di brutture incessanti, giovani (mai missini) e meno giovani si daranno convegno per discutere di non si sa bene cosa, l’occasione tuttavia è quella di un “compleanno”. Meglio così dai, meglio la gioia della curiosità alla noia probabile del déjà vu. Titolo ufficiale dell’appuntamento: “Fronte della gioventù. La continuità ideale di una comunità che sogna il futuro”. E quanto “eravamo” alternativi e quanto “eravamo” ribelli e quanto leggevamo: Pound, Céline ecc., cosa abbiamo fatto e cosa riusciremmo a fare (accidenti!) se soltanto avessimo la possibilità di operare in santa pace… Ho chiuso appena gli occhi e codeste frasi mi hanno attraversato il kubrickiano Gulliver. Il tutto, o il nulla, alla presenza del sindaco delle “Semprerifiorente” al quale senz’altro verrà data la possibilità di dire la sua su quel passato che non passa e sul futuro sognato da ex missini e mai missini. Non già, però dai catanesi, ché quelli il futuro se lo sono giocati da tempo. Resta da chiarire ovviamente come abbiano fatto a giocarselo, questo futuro.
Sia quel che sia, e for-tu-na-ta-men-te non ci sarò, l’appuntamento fa venire in mente il deliziosissimo “Uomo dal fiore in bocca” di Pirandello (anche lui conosciuto, ché anche lui fascio), che tratta di un incontro tra due tizi che in realtà non si incontrano affatto, parlano ma non comunicano, non dicono nulla (no, Antonioni, non lo conoscono i fasci), ché si trovano su piani e frequenze diverse; come spiegare: “sfruttano” segni, simboli e fonemi che non hanno, nella realtà (quindi non nei sogni, fasci cari) alcun fondamento di “verità” comune. Utilizzano solo la lingua, quello sì.
Ecco, chiudo, credo che andrà come sempre così. Che il bla bla inizi, dunque.
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