Oggi il capolarato è soprattutto uno strumento di oppressione nel mondo contadino nei confronti di lavoratori stranieri che vengono sfruttati come schiavi, senza garanzie e diritti. Mentre ci fu un tempo in cui questo destino toccava ai braccianti siciliani.
Ed è proprio di questi giorni la ricorrenza dell’eccidio di Avola che fu un gravissimo fatto di sangue che provocò la morte di due persone, Giuseppe Scibilia e Angelo Sigona e tantissimi feriti. Avvenne appunto il 2 dicembre 1968 in seguito ad una vibrante e dura protesta contadina che sfocio’ in uno scontro violento tra i manifestanti e le forze dell’ordine.In quella occasione la polizia apri apri il fuoco ad altezza d’uomo. Furono giorni infuocati quelli di Avola con un’ondata di scioperi organizzati dai lavoratori agricoli di Avola e della provincia di Siracusa che lottavano per migliorare le proprie condizioni di vita, per ottenere l’eliminazione delle “gabbie salariali”, del “caporalato”, e l’istituzione della Commissione sindacale per il Controllo del Collocamento della manodopera.
Quel giorno il 2 dicembre 1968, i lavoratori agricoli attuarono un blocco per impedire la circolazione dei veicoli in transito sulla Strada statale 115 che consentiva l’entrata e l’uscita al paese.Ebbene intervennero le forze dell’ordine che prima ordinarono ai manifestanti di liberare la strada e, poi, al rifiuto dei contadini la polizia cominciò a sparare ad altezza d’uomo colpendo a morte due persone, appunto due contadini, Giuseppe Scibilia, quarantasettenne di Avola, e Angelo Sigona, ventinovenne di Cassibile.Restarono ferite quarantotto persone di cui cinque in gravi condizioni. Gli scontri furono cruenti e drammatici poiché la polizia rispose con il fuoco delle armi al lancio di pietre dei manifestanti che vennero staccate dai muretti ai bordi della strada.
Questi tragici eventi ebbero un’ eco nazionale e determinarono tante manifestazioni di protesta in tutto il Paese che si tennero nell’ambito di iniziative studentesche e operaie e caratterizzarono per settimane i movimenti di massa del Sessantotto. Per comprendere la risposta violenta della polizia basta pensare che sul posto al momento degli scontri si raccolsero oltre due chili di bossoli. Il giornalista Mauro De Mauro, su quei tragici fatti scrisse sull’Espresso 8 dicembre, che i contadini uccisi ad Avola volevano solo trecento lire in più.
Rosario Sorace.
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