Oggi ricorrono 21 anni dalla morte di Rino Nicolosi. Un maestro, una guida, una leadership naturale. Se usassimo una metafora calcistica lo potremmo definire un numero “10”, uno di quei giocatori che in giro non se ne vedono più. Uno di quei giocatori di cui si avverte una grande nostalgia. Avere visione non è da tutti ed è quello che fa la differenza della maiuscola della “p” di “politico”. In fondo quello che manca oggi alla politica è capire cosa c’è dopo la punta del nostro naso. Le presunte leadership di attualità sono tutte concentrate sul breve, brevissimo periodo. Piccolo cabotaggio, triste. Mortificante per l’Italia. In fondo che Paese è quello che vede la senatrice a vita Liliana Segre dover camminare con una scorta perchè qualcuno la minaccia per quello che è lei, la sua persona, la sua storia. E così chi non conosce la storia ora prova anche a cambiarla. Così pensi a cosa è accaduto in questi 21 anni e pensi a come avrebbe affrontato Rino la lunga transizione in questo tempo sovranista. Lui persona mite, figlio del Mediterraneo e di questa Europa che non voleva più guerre.
I suoi valori avevano radici profonde nel cattolicesimo democratico che non aveva bisogno di ostentare crocifissi e rosari per il semplice motivo che prima di tutto veniva la persona. Di qualsiasi colore, di qualsiasi estrazione e genere. Che fosse un pescatore o un imprenditore, uno sdentato o un alto funzionario dello Stato, Rino aveva la capacità di parlare con tutti allo stesso modo trattandoli alla stessa maniera. È questa la sua eredità più grande, prepolitica. E questa Sicilia afona, senza più voce che va avanti con inerzia, quanto dolore avrà nel vederla così in declino. Quanto manca alla sua terra quello straordinario n. 10. Noi che abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo, di essergli vicino, di apprendere tanti dei suoi insegnamenti non siamo riusciti ad esserne all’altezza. Aveva previsto tutto. Aveva previsto il declino della politica proprio a partire dalla vicenda che più lo aveva provato. E quei nodi mai risolti sono ancora lì a testimoniarci un paese fermo e bloccato, una Sicilia gattopardesca. Se Diogene fosse qui oggi con la sua lanterna cercherebbe un altro Rino Nicolosi ma continuerebbe a vagare perchè non c’è e non ci potrà essere. Rino è stato unico. Un maestro, un uomo. Vero.
Giovanni Burtone.
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