di iena rossonera marco pitrella
“L’antifascismo non si processa”, si intuisce tra le righe di un post pubblicato sul profilo facebook di questi qua, questi qua di Gammazita, quella sorta di locale o circolo “culturale”, sub cultura s’intende, vicino Castello Ursino.
Tutta a loro, per questi qua, questi qua di Gammazzita, è dedicata la festa della liberazione: a quei cinque, minori certo, quattro compagni e una compagna (si fa per dire), che ai centri sociali appartengono, che sono stati accusati di aver picchiato nel marzo scorso, fra l’altro a colpi di casco, Enrico Maccarrone, nei pressi del De Felice intento a far volantinaggio.
La colpa, la grandissima colpa di Maccarrone? Essere un giovane di destra, militante dello Spazio Libero Cervantes.
Scrivono questi qua, questi qua di Gammazita: “Trasformare chi inneggia dichiaratamente alla violenza e al fascismo in un martire cittadino da dare in pasto ai media, sia obiettivamente troppo!”
Eppure, sarebbe bastato leggerlo il volantino incriminato che, a suo tempo, “Ienesicule” aveva pure pubblicato: “celebriamo l’unità d’Italia… sventoliamo fieramente il tricolore… per dare dignità alla nostra storia…”, tanto per citar qualche passaggio.
Fosse questo il pericolo fascista… cosa che manco il fascistometro di Michela Murgia.
“Botte che da sempre si danno fascisti e antifascisti di fronte alle scuole – scrivono ancora questi qua, questi qua di Gammazita – non c’è certo bisogno di montare casi come questo per fare becera propaganda politica”: quindi politicamente è tutto corretto.
“Questo nostro intervento – sottolineano questi qua, questi qua di Gammazita – non è in difesa delle botte ma in difesa dell’antifascismo”:mica c…zi, dunque.
Ma il pensiero più bello è sempre quello: “Essere antifascisti non è un reato”.
E non finisce qui: a seguire ci sarà l’aperitivo a sostegno delle spese legali “per i cinque antifascisti”, è scritto testualmente, il 27 aprile.
Di che stupirsi? Del resto, i mezzi pittori, i mezzi attori e i mezzi intellò proprio di Gammazita sono l’essenza.
Che poi, se gli chiedi a questi qua, a questi qua di Gammazita, chi era Umberto Terracini, la risposta somiglierebbe tanto a quel bellissimo sketch di Aldo, Giovanni e Giacomo, quando a proposito di Giorgio Albertazzi (che fu repubblichino) Aldo dice: “Albertazzi? il grande Albertazzi, il grande irreprensibile Albertazzi; mamma mia, non sapevo avesse fatto anche teatro”.
Ecco, già li vedo a questi qua, questi qua di Gammazita: Terracini? il grande Terracini, il grande irreprensibile Terracini; mamma mia, non sapevo avesse fatto l’antifascismo.
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