29 settembre, anniversario massacro del Circeo: quando Pasolini ruppe lo “schemino ideologico” della violenza fascista

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Il massacro del Circeo è un caso di rapimento e omicidio avvenuto nel comune omonimo (sul litorale pontino) tra il 29 e il 30 settembre del 1975. Le vittime furono due giovani amiche, Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, che furono attirate con l’inganno da Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira in una villa di proprietà della famiglia di quest’ultimo, col pretesto di una festa, e qui torturate fino a provocare la morte della Lopez.

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“…Pasolini, rivolgendosi a Italo Calvino: «i “poveri” delle borgate romane e i “poveri” immigrati, cioè i giovani del popolo, possono fare e fanno effettivamente (come dicono con spaventosa chiarezza le cronache) le stesse cose che hanno fatto i giovani dei Parioli: e con lo stesso identico spirito, quello che è oggetto della tua descrittività». E ancora, con toni sempre più aspri nei confronti del suo interlocutore (con il quale, come è noto, i rapporti non erano mai stati idilliaci): «I giovani delle borgate di Roma fanno tutte le sere centinaia di orge (le chiamano “batterie”) simili a quelle del Circeo; e inoltre, anch’essi drogati. L’uccisione di Rosaria Lopez è stata molto probabilmente preterintenzionale (cosa che non considero affatto un’attenuante): tutte le sere, infatti, quelle centinaia di batterie implicano un rozzo cerimoniale sadico».

Di più: «L’impunità di tutti questi anni per i delinquenti borghesi e in specie neofascisti non ha niente da invidiare all’impunità dei criminali di borgata».

Nel cuore degli anni Settanta, in cui la violenza politica è all’ordine del giorno, la pratica della violenza fa dire a Calvino che, a proposito dei fatti del Circeo, «criminalità politica e criminalità sessuale sembrano in questo caso definizioni riduttive e ottimistiche», ma Pasolini, nel suo ultimo scritto, legge qualcos’altro nei volti delinquenziali di Angelo Izzo e dei suoi due compari stupratori. Lo ripete ancora una volta, in un passaggio che lo stesso Pasolini definisce una «litania»: «la nuova cultura ha distrutto cinicamente (genocidio) le culture precedenti, da quella tradizionale borghese, alle varie culture particolaristiche popolari»….”

brano tratto da

https://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2005/05_Maggio/03/battista.shtml

buona domenica.

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Benanti

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