A TAOMODA ARTURO DELLE DONNE ILLUSTRA L’ARTE FOTOGRAFICA CON UNA PORTRAIT SECTION PER ACTO


Pubblicato il 17 Luglio 2021

di GianMaria Tesei

Il Taomoda, come sempre conferma la sua vocazione all’esaltazione del fashion e non solo dedicando momenti di grande attenzione all’arte, al design, alla fotografia ed ai temi sociali.

L’Excelsior Palace Hotel, guidato da Rosella Castorina, ha dato ospitalità ad una sessione pomeridiana che ha riflesso e sviscerato alcuni di questi argomenti con “Taomoda X ACTO donna …with You”, lectio magistralis di fotografia, a cura di Arturo Delle Donne, con una portrait section per ACTO onlus, condotta dallo stesso fotografo di origini napoletane.

Nel corso del convegno sono intervenute personalità di grande rilievo quali il fotografo con studi in archeologia Maurizio Zivillica, Giacomo Santucci, alla guida di Cbi-Camera buyer Italia e la Presidente FILDIS ( cioè la Federazione italiana laureate e diplomate Istituti superiori che rientra nella International Federation of University Women) SIRACUSA Elena Flavia Castagnino Berlinghieri.

Come sottolineato da Agata Patrizia Saccone, colei che ha creato ed organizzato questa importante kermesse, con questo evento si è voluto unire la fotografia ad ACTO (associazione italiana creata per supportare la cura e la prevenzione del tumore ovarico), grazie anche all’operato della Dott.sa Giusy Scandurra dell’ospedale Cannizzaro di Catania, con ACTO Sicilia, costituitasi solo pochi mesi fa ed ovviamente già indispensabile nel suo ruolo di sostegno alle donne. Donne a cui Taomoda dedica una centralità importante, esaltandone il loro coraggio e la simpatia con cui portano avanti una mission difficile ed urgente. E su loro è stato strutturato il momento di ritrattistica fotografica che ha epilogato questo significativo convegno con l’arte fotografica di Delle Donne.

L’artista della fotografia, che è stato insignito nel 2019 del Taormina il TaoAward per la fotografia di moda, ha evidenziato come abbia sempre avuto la predisposizione a realizzare ritratti, affermando come uno degli aspetti più interessanti della fotografia sia il suo linguaggio universale.

Una foto infatti può essere fruita da persone che parlano lingue differenti senza necessità di traduzione alcuna e ciò implica una semplicità che fa star bene sé stessi ed anche gli altri, ha aggiunto Delle Donne.

La fotografia riveste, per lui, anche un ruolo di strumento di unione che accomuna tutta l’umanità in quanto portatrice di passione e sentimenti dagli scatti pienamente rappresentate ed in esse tratteggiate.

Lo stesso photographer e direttore della fotografia ha ammesso come egli ami realizzare una sorta di set per modellare un lavoro di costruzione delle fotografie che rappresentano quindi una creazione autoriale con una strutturazione ed una genesi ben definite, per cui l’atto del fotografare diviene la naturale conseguenza di quel processo generativo.

Molti si avventurano oggi giorno nel fare foto. Ma la facilità del produrre alcuni scatti non implica un’adeguata creatività corrispondente. Un tempo c’era la figura del fotografo di strada che, come lo scrivano di strada, si concentrava sulla propria artigianalità, mentre il fotografo a tutto tondo è come uno scrittore, in quanto delinea ed è foriero e originatore di un’idea. Il ritratto, nella visione di Delle Donne, è sempre stata un’esigenza umana ma nelle società primitive le rappresentazioni artistiche pittoriche erano legate al cibo od alle vicende connesse al suo approvvigionamento, mentre solo il ritratto e l’auto ritratto hanno reso consapevoli gli esseri umani della loro raffigurazione con la determinazione di tre figure ( che in certi casi possono coincidere del tutto od in parte), ossia il fotografo, il fotografato e colui che osserva la foto.

Zivillica ha poi domandato se il passaggio al digitale avesse comportato una qualche sofferenza in Delle Donne, il quale ha risposto come in realtà per lui non sia cambiato molto perché, al centro, per lui si pone ciò che osserva tramite l’obiettivo, in quanto egli prima pensa la fotografia, ne appresta le modalità per giungerne alla realizzazione e poi scatta, non avvertendo da questo punto di vista alcuna differenza tra l’analogico ed il digitale. Semmai quello di cui avverte la mancanza sono i profumi che si determinano in camera oscura e che ovviamente ora rimangono nel mondo dei suoi cari ricordi.

Delle Donne, la cui carriera è contraddistinta da reportage pubblicitari, docenza nell’ambito fotografico presso l’università di Parma e circa due decine di mostre personali, ha evidenziato come le nostre foto finiscano sui cloud o sui social, spesso però comunicando un racconto sbagliato con una sintassi disarticolata e non adeguata, creando una strana situazione per la quale , se parlassimo in maniera errata verrebbero rimarcati in maniera evidente i nostri sbagli, mentre non si ha la minima attenzione allo stigmatizzare le pecche nella costruzione della fotografia.

Giacomo Santucci, Presidente di CBI – Camera Buyer Italia ed anche storico dell’arte, ha asserito come il ritratto nel corso della storia abbia avuto il determinarsi di tre letture: la tipologica, la fisiognomica e la psicologica.

La prima era ed è contraddistinta dal rappresentare i personaggi per i loro attributi, come l’essere re o regina, etc. …; la seconda si caratterizza per la corrispondenza tra coloro che vengono ritratti ed il loro reale aspetto; la terza si distingue per l’importanza data agli aspetti psicologici dei soggetti rappresentati, creando quindi un rapporto ancora più particolare tra ritrattista, ritratto ed astante od osservatore. E questo passaggio è maturato in maniera evidente tra il millequattrocento ed il milleseicento, con Caravaggio che ha saputo dare un grande contributo all’evoluzione rappresentativa, come evidenziato anche da Elena Flavia Castagnino Berlinghieri.

Delle Donne ha illustrato attraverso una fotografia di Dorothea Lange, “Madre migrante”, la forza caravaggesca dell’immagine che, in questo caso specifico, potrebbe apparire quasi come un’istantanea da reportage ma che invece è una posa, con la storia alla base di una donna che non avrebbe mai voluto comparisse il suo nome e che per finanziare un suo intervento cardiaco accettò infine di acclarare pubblicamente le sue generalità. Nel rullino originale c’era un particolare, un dito, che non compare nella versione che noi oggi ammiriamo, a significare come i fotografi siano autori. E lo erano anche quelli degli anni ’50 che in camera oscura modificavano le luci per rendere più bella la pelle delle dive, con l’idea di base che accentuare il contrasto nell’uomo un po’ avanti di età, invece, ne aumentasse il fascino, perché le rughe tendono a rendere maggiormente interessante gli esponenti del sesso maschile. Ma, come ribadito da delle Donne, tutto questo attiene alle mode che come tali sono soggette alla variabilità del tempo, dei gusti e delle società.

Zivillica, che ha poi donato ad ACTO una sua creazione fotografica, frutto di uno studio di volti della Madonna, accostati nella stessa istantanea a volti femminili, ha domandato a Delle Donne se avesse mai avuto dei momenti in cui non avesse più voluto fotografare e quest’ultimo ha asseverato come gli sia accaduto ogni giorno, perché una volta fatte le foto, gli appaiono vecchie, pur essendo frutto di un processo creativo che a volte inoltre è anche faticoso, soprattutto quando importa la responsabilità di altre persone coinvolte nei set, anche pubblicitari. Perché fotografare è anche un atto collettivo ed in quanto tale chi ne è responsabile soffre, divenendo il tutto un’autentica passione creativa.

 

 

 

 

 


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