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Accoglienza agrodolce del distretto taorminese per l’assessore ai Beni Culturali e all’identità siciliana Alberto Samonà
Pubblicato il 27 Giugno 2020
di Carlo Majorana Gravina
Era fatale che molte menti e penne avrebbero fatto la tara al successore di Sebastiano Tusa: questi, uomo di cultura, spessore e ardore, aveva caratteristiche, competenze e peculiarità molto personali e particolari, uniche e irripetibili, come si dice negli expertise delle opere d’arte. Ma altrettanto, da altra angolazione, vale per Alberto Samonà, giornalista e scrittore, direttore del quotidiano online www.ilSicilia.it, corrispondente dalla Sicilia per il quotidiano Libero; dirigente palermitano del Fronte della Gioventù (MSI) negli anni Ottanta; nei Novanta fondatore a Palermo del circolo politico-culturale Julius Evola; nel 2018 candidato per il Senato alle “parlamentarie” del M5S, mai andato in lista. Questo suo bazzicare in politica potrebbe essere altro elemento in suo favore.
Saggista, studioso di filosofie orientali, membro del CdA della “Fondazione Piccolo di Calanovella”, rampollo di una famiglia siciliana di importanti architetti, urbanisti e artisti.
Samonà, sintesi e simbolo, ha superato l’esercizio di bilancino inevitabile nelle nomine di vertice. Anche se ha interessi culturali di tipo particolare, come Tusa, sempre di cultura si tratta, anche se non è quella che piace ai fautori del pensiero unico. Sotto questo aspetto rappresenta bene quell’identità siciliana – seria, orgogliosa, originale – affidata alle sue cure, che colloca da sempre l’Isola tra i fari di scienza, sapienza e conoscenza universale.
La nomina di Samonà, coincidente con la “fase 2” di ripartenza, è andata di traverso, stimolandone l’acidità, al presidente dell’Antimafia regionale, Claudio Fava “Qualcuno spieghi a Samonà che la Regione siciliana, come ogni istituzione della Repubblica Italiana, è figlia della Liberazione e di una Costituzione antifascista. Che forse per il neoassessore alla cultura o per Salvini sono parole desuete. Per gli italiani, no”, e l’insinuazione maliziosa e di tornaconto di Giuseppe Lupo, capogruppo del Pd all’Ars “Mi auguro che Matteo Mangiacavallo, Angela Foti, Valentina Palmeri ed Elena Pagana, deputati eletti all’Ars con la lista del Movimento 5 Stelle con un programma alternativo a quello del presidente Musumeci, non scelgano di essere la stampella del governo regionale”.
Ma c’è anche chi, a suo modo, guarda avanti. Filippo Brianni, responsabile Archeoclub dell’area Jonica, in occasione della prima “uscita” di Samonà a Furci Siculo con l’assessore alle infrastrutture Marco Falcone, gli ha consegnato un documento-mozione per richiamare attenzione sul distretto taorminese.
In esso sono evidenziati il Parco di Naxos, snodo di cultura ed economia essenziale in questa porzione di territorio che, grazie alle gestioni Greco e Tigano, attrae, verso i poli centrali di Naxos e Taormina, le valli dell’Alcantara, con Francavilla, e d’Agrò, e ancora, grazie al lavoro di Tusa, Musumeci, Briguglio e Saetti, verso il Monastero dei SS. Petro e Paolo di Casalvecchio Siculo: opera sottovalutata, ma emblematica dell’identità siciliana, che combine e armonizza le culture estetiche e tecniche bizantine, arabe, normanne e basiliane, “esaltazione massima di quell’architettura siciliana” per la quale “l’Osservatorio dei Beni Culturali delle valli Joniche e Peloritane, nel 2009, aveva chiesto che l’Assessorato la includesse quale monumento Unesco”. Un edificio del XII secolo, che sorge “nel sito di Scifi che dal 2002 (quasi vent’anni!) attende la prosecuzione di scavi già avviati” con radici di età romano-bizantina.
“Qui preme evidenziare cosa va fatto: va terminato il museo interattivo; va recuperata l’antica biblioteca; va soprattutto reso fruibile, accogliente e raggiungibile il sito. Interventi che grazie al Comune e al Parco di Naxos sono già stati avviati”.
Da tempo, quindi, le associazioni culturali locali stanno studiando nuove e originali strutture museali con varie potenzialità: a S. Alessio Siculo un museo che proietti le immagini di un relitto di nave romana; il Museo del Mare di Furci Siculo merita e attende un remake tecnologico ed espositivo; a Roccalumera, il Parco letterario dedicato al premio Nobel Salvatore Quasimodo; a Savoca, uno dei borghi più belli d’Italia, legato alla cultura cinematografica ed all’arte dell’acciaio, opera uno degli artisti più originali e importanti del genere, Nino Ucchino. Molto su questo territorio sta facendo anche l’Università soprattutto con progetti di ricognizione archeologica verso i borghi dell’entroterra: Antillo, Limina, Mongiuffi Melia e il Comune più piccolo dell’Italia meridionale, Roccafiorita, tentando di trasformare in punti di forza anche quei profili di “ghost town” che altrove hanno fatto la fortuna di località alpine e appenniniche come Pentedattilo in Calabria, orientando parte dei flussi di turismo balneare della riviera, verso la forma “slow”, a misura di borgo, promuovendo cultura, enogastronomia, riti religiosi, curiosità, valorizzando sentieri e gole fluviali, come Passo Granciara.
Le associazioni culturali locali, puntando su tematiche culturali, materiali e immateriali, diversificate, consolidano e confermano la nuova linea nella logica del guscio a protezione della “perla”: una politica distrettuale diversa da quelle di campanile, per la migliore assegnazione e allocazione delle risorse.
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