di iena cattolica
Sino ad oggi avevamo ascoltato soltanto la versione del suo accusatore, Teodoro Pulvirenti, un ricercatore italiano che lavora negli Stati Uniti, che nel corso di una conferenza stampa ha raccontato di abusi ricevuti quando ancora era un minorenne. Poi avevamo anche potuto ascoltare una registrazione operata dalla presunta vittima nella quale, a dire il vero, emerge più di un interrogativo importante come quel passaggio choc: “Pensavo di compiacerti…di farti addirittura del bene…come se tu ne avessi bisogno…per liberarti”…
Adesso, finalmente, a parlare è l’accusato, don Carlo Chiarenza, parroco impegnato da decenni nell’acese, che ha deciso di rompere il silenzio per difendersi dalla durissima campagna mediatica che da qualche settimana lo vede protagonista.
“Ho scelto fino ad oggi il silenzio -dichiara don Carlo- quale scrupoloso rispetto verso il mio ministero e quale atto di fedeltà estremo verso tutte le persone, incluso il Pulvirenti, che la Provvidenza ha affidato alle mie cure pastorali”.
A diffondere la dichiarazione di don Carlo, è il suo legale, l’avv. Antonio Fiumefreddo, che ha chiarito come il suo assistito sia disponibile a mettersi a disposizione dell’autorità per chiarire “questa mostruosa vicenda” e lenire così “la sofferenza che sta procurando”.
Don Carlo Chiarenza, va oltre e si sente di rivolgere un augurio anche al suo accusatore: “gli auguro di trovare presto la pace interiore e di riconciliarsi con la sua vita e con la sua famiglia. Non nutro comunque rancore nei confronti di nessuno consapevole che il bene vince sempre sul male e la luce sulle tenebre mentre soffro anche per il disagio arrecato a tante persone buone a motivo dei gravi eventi e del loro risalto mediatico”.
Il sacerdote acese prende posizione, infine, pure sulla registrazione eseguita e diffusa dal suo accusatore, il ricercatore Teodoro Pulvirenti, sostenendo che la stessa sarebbe stata diffusa dal in modo incompleto e secondo modalità che si presterebbero al fraintendimento e alla strumentalizzazione: “in realtà -sostiene don Carlo- il colloquio è avvenuto in un clima di sincera accoglienza umana e cristiana verso una persona, come tra persone che non si vedevano da molti anni. Abbiamo parlato di tante cose, spaziando sui più vari argomenti, e ci siamo congedati con la solita cordialità scambiandoci un bacio di saluto, cosicchè mai avrei potuto immaginare di potere ricevere un’accusa così funesta”.
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