AEROPORTO “IO NON C’ENTRO”: ECCO COSA HA DETTO IL SINDACO TRANTINO ALL’ASSEMBLEA DEI SOCI


Pubblicato il 29 Agosto 2023

AEROPORTO “IO NON C’ENTRO”: ECCO COSA HA DETTO IL SINDACO TRANTINO ALL’ASSEMBLEA DEI SOCI

di iena marco benanti

Mentre il commissario della Camera di Commercio di Sud-Est Antonio Belcuore (un nominato della politica regionale) tenta di salvare il cda con una dichiarazione surreale, la giornata di ieri sarà ricordata per l’intervento in assemblea dei soci Sac del sindaco di Catania Enrico Trantino. Che ha mostrato gli attributi. E ha fatto un discorso da leader politico (in Italia da tempo non esistono leader, esistono influencer che inseguono la “pancia” degli abitanti, i cittadini sono altra cosa e altra Storia). Glielo hanno intimato da Roma a Trantino di fare questo intervento con la richiesta di dimissioni degli amministratori di una società al centro di un caso nazionale, cominciato con l’incendio del 16 luglio scorso? Trantino sarebbe una sorta di “terminale” degli scontri di Potere fra Fdi e altre “pezzi” di centrodestra (Forza Italia in testa)? Ci sembra una lettura semplicistica.

Di certo, dopo quanto fatto ieri il sindaco di Catania ha visto il suo gradimento generale alzarsi e di molto e non solo sui social. Trantino ha fatto bene, lo dicono anche fra i suoi avversari politici (il consiglieri del Pd hanno pure approvato, persino il Pd locale di Barbagallo!)

Ma vediamo cosa ha detto davvero il sindaco (in rappresentanza dei soci Comune e Città Metropolitana): un intervento dai toni piuttosto duri, ma chiari e opportuni alla luce della incredibile vicenda piombata su Fontanarossa, su Catania e sulla Sicilia in generale. Una serie di considerazioni fondate sulla legge e di riflessioni di carattere in generale politico ed economico.

“…Non possiamo però esimerci dal notare che nella relazione sull’incendio inviata da Sac, a p.2 si legge che il progetto di adeguamento antincendio del Terminal A è stato approvato da Enac, in linea tecnica nel 2018 e in linea economica il 09.03.2020, ma che gli adeguamenti sono in corso di esecuzione e devono concludersi entro il 7.10.2023. Senza anticipare temi che saranno sviluppati al termine dell’indagine, abbiamo il diritto di sapere da cosa dipenda il mancato adeguamento in una più breve tempistica….”

Ha continuato allora Trantino:

“…Avuto innanzi tutto riguardo ai profili normativi, l’art.6 del D. Lgv. 175/16 – meglio noto come Testo Unico in materia di società a partecipazione pubblica – prescrive al comma 2 l’obbligo di predisposizione di “specifici programmi di valutazione del rischio di crisi aziendale”. E, con il successivo art. 14, qualora emergano, nell’ambito dei programmi di valutazione del rischio di cui all’art.6, uno o più indicatori di crisi aziendale, l’organo amministrativo della società a controllo

pubblico adotta senza indugio i provvedimenti necessari al fine di prevenire l’aggravamento della crisi, di correggerne gli effetti ed eliminarne le cause, attraverso un idoneo piano di risanamento

Come riflesso di quanto contenuto nel Testo Unico, l’art.24 dello Statuto Sac, a proposito dei doveri del CdA, stabilisce:

d)Predispone specifici programmi di valutazione del rischio aziendale informandone l’assemblea nell’ambito della relazione di cui al precedente punto c)

e)Adotta senza indugio, qualora emergano nell’ambito di valutazione del rischio di cui al precedente punto d), uno o più indicatori di crisi aziendale, i provvedimenti necessari al fine di prevenire l’aggravamento della crisi, di correggerne gli effetti ed eliminarne la cause, attraverso un idoneo piano di risanamento.

Per evitare speciosi fraintendimenti, nello schema di Indicazioni sul programma di valutazione del rischio di crisi aziendale pubblicato dal MEF, si legge La funzione di prevenzione della crisi, che l’organo amministrativo, come rilevato, è chiamato a svolgere è particolarmente significativa per le società a controllo pubblico, la cui attività è spesso incentrata sullo svolgimento di servizi generali e servizi di interesse economico generale ed è solitamente caratterizzata da un rilevante coinvolgimento di risorse pubbliche.

In tale contesto risulta quindi fondamentale implementare un sistema efficiente di risoluzione delle difficoltà, che permetta il contenimento delle esternalità negative derivanti da possibili inefficienze gestionali e garantisca il mantenimento della continuità aziendale, a vantaggio sia delle molteplici istanze di tutela che ruotano attorno a tali società che della collettività in generale.

A conferma della specifica regola impositiva, il nostro ordinamento si preoccupa di regolare il risk management in tutte le sue potenziali manifestazioni, prescrivendo – con l’art.2086 – la predisposizione di «adeguati assetti organizzativi» che devono formare oggetto di programmazione anticipata rispetto alla sua emersione attraverso codici comportamentali che coinvolgono tutta la struttura organizzativa dell’impresa la cui violazione è fonte di responsabilità in sé, a prescindere dall’accertamento di ulteriori condotte.

Gli assetti organizzativi adeguati configurano, in tal modo, un criterio generale di condotta che riceve specificità proprio grazie alla scienza aziendale, le best practices ed i codici di settore, in modo da configurare, in caso di sua violazione, una responsabilità derivante da colpa organizzativa. Ciò che presuppone una pianificazione della stessa organizzazione dell’impresa in modo da anticipare l’emersione delle crisi e gestirne gli effetti….”

Ha spiegato il sindaco:

“In sintesi impone un assetto imprenditoriale che permetta agli enti di natura privata di apprestare misure (c.d. piani) idonee a garantire una costante capacità aziendale e, nell’eventualità di blocchi operativi, recuperare nel minor tempo possibile la normalità. Si tratta del sistema di gestione organizzativa, noto come Business Continuity Management System (BCMS), finalizzato a garantire resilienza al verificarsi di una situazione di crisi.

Adeguati assetti organizzativi che i fatti hanno palesato essere inesistenti.

La relazione sull’incendio del 16 luglio contiene uno specifico capitolo (6.1.1) dedicato al Business Continuity, ma non emerge quale fosse il programma specificamente predisposto. Anzi, suscita perplessità leggere che è stata immediatamente avviata un’attività di studio e di analisi dei livelli di capacità operativa, senza che sia dato comprendere in cosa consistesse l’analisi, e se essa fosse il prodotto di un Piano di Crisis Management che contemplasse preventivamente strategie di Business Continuity, di cui non abbiamo notizia. Saremmo inclini a pensare il contrario considerato che, a p.11 della Relazione, si legge che in data 17.07.23 veniva convocato il Comitato di Coordinamento Aeroportuale (CCA), organo preposto alla gestione della regolazione del traffico aereo su CTA in caso di eventi disruptive non già previsti da idonei piani di emergenza.”

Trantino ha ricordato:

“Si consideri che la minaccia incendio in Sicilia è un rischio noto che doveva essere preso in considerazione, analizzato e già affrontato; e non un evento la cui verificazione appariva del tutto imprevedibile, che avrebbe potuto giustificare la passività mostrata nell’assistenza all’utenza. Diventa allora fondamentale capire se esistesse un programma operativo da attuare nel caso di verificazione di incendio e cosa esso prevedesse.

Fin dall’inizio è apparsa chiara l’inesistenza di un piano di gestione dell’emergenza, al punto che non risultava presa in considerazione neanche una sede da destinare alla “cabina di regia”. Chi – come il sottoscritto – si è recato la stessa notte dell’incendio all’aeroporto, ha potuto verificare l’estemporaneità delle condotte e l’inesistenza di un programma di contrasto della crisi, al punto di avere gestito io i passeggeri del volo Air Arabian Catania – Casablanca, offrendo pernottamenti in albergo alle famiglie con bambini (poi rifiutati per intervento di alcuni capi famiglia che speravano in un più tempestivo volo di rientro): nessun membro del personale appariva istruito sulle procedure da seguire, nessun dirigente sapeva come reagire e le poche soluzioni venivano approntate grazie all’intervento della Protezione Civile.

Le ore successive consolidavano la certezza dell’inesistenza di un programma di resilienza, accentuando la condizione di disagio – se non di sofferenza – patita e denunciata da tantissimi passeggeri…”

Il sindaco ha poi ricordato i primi interventi per mitigare i disagi e che

“…anche il più banale degli accorgimenti, quali l’installazione di un banalissimo amplificatore collegato a diffusori acustici per gli annunci da dare ai passeggeri, rimaneva inascoltato proseguendosi nella strabiliante divulgazione delle comunicazioni attraverso un megafono e il passaparola.

Forse erano suggerimenti inattuabili o considerati inutili; ma almeno rivelavano una reattività rispetto ai disagi patiti dalla gente, che non è mai trasparsa in tutti i giorni della crisi. Non è un caso se le medesime indicazioni venivano ancora una volta sollecitate, assieme al Prefetto e al Questore, al Comitato per l’Ordine e la Sicurezza in Prefettura del 2 agosto, ricevendo come risposta dall’Amministratore Delegato di Sac “vi faremo sapere”. “

Trantino ha osservato:

“Sac non si è impegnata efficacemente a verificare che venissero adottate le misure necessarie a progettare, produrre e offrire servizi con posti prenotati e riservati per il transito verso gli altri aeroporti, completi dei servizi di accoglienza a bordo e nelle stazioni di partenza effettuati da hostess e steward multilingue…”

Ha aggiunto:

“…Quel che è apparso chiaro all’utenza e alla città intera è stata l’inesistenza di una strategia e di una pianificazione attraverso cui affrontare la crisi. Ad eccezione degli interventi immediatamente disposti per la bonifica del Terminal A e per aumentare il numero dei voli in partenza e in arrivo nel nostro scalo, l’inerzia riscontrata nel fornire una soluzione che alleviasse la condizione di sofferenza dei passeggeri ha mostrato inadempimenti, improvvisazione e inadeguatezza degli organi decisionali.” Ha aggiunto:

“Quel che è apparso subito evidente è come il management di SAC si sia preoccupato di stabilire il ripristino delle attività al Terminal A e intensificare l’operatività, senza curarsi di fronteggiare la grave situazione di disagio vissuta dagli utenti, costretti ad ammassarsi nel Terminal C in una condizione indecorosa, che ha generato migliaia di commenti negativi, se non inferociti, con inevitabili riflessi sulla reputazione del nostro territorio. Ascoltare e leggere giudizi di cittadini stranieri e nostri connazionali, improntati all’insegna del “mai più in Sicilia” non può lasciare inerte chi rappresenta la città di Catania e la Città Metropolitana…”

In un successivo passaggio il sindaco ha detto:

“…Nonostante precisi doveri – di origine etica, giuridica e statutaria – di intervento sull’assistenza agli utenti, è stata palesata una condotta caratterizzata da passività rispetto all’evoluzione degli eventi, che ha alimentato il peggiore e più censorio degli storytelling che si è condensato sulla qualità dei servizi turistici in Sicilia.

Quel che ha lasciato basiti è l’insistenza con cui l’amministratore delegato ha sempre affermato di non avere responsabilità alcuna, quasi che garantire la qualità (rectius: la sufficienza) dei servizi all’utenza in quei giorni dipendesse da non meglio individuati soggetti, piuttosto che dal management SAC. Avremmo avuto il diritto di sapere se le reiterate dichiarazioni di autoassoluzione dipendano dal fatto che tutto è andato bene (con la conseguenza che Sindaco, Prefetto, Questore e migliaia di utenti hanno sofferto un’allucinazione di massa), o che le gravi criticità siano da attribuire alle colpe di altri (e esigiamo sapere chi sono).

Affiora, in via diretta, negli atteggiamenti dell’amministratore delegato e del vice presidente con i ripetuti messaggi divulgati nel periodo di crisi, e in via indiretta, dei consiglieri di amministrazione, per non avere mai sollecitato specifici interventi per reagire al crash dell’aeroporto, un’imbarazzante approssimazione, come se la tutela degli utenti non li riguardasse. Eppure, la qualità dei servizi e delle attività costituisce specifica policy aziendale. Si legge, infatti, nella Relazione sul governo societario per l’esercizio 2022 che SAC svolge prevalentemente le seguenti attività:

  • organizza l’attività aeroportuale al fine di garantire l’efficiente utilizzazione delle risorse per la fornitura di attività e di servizi di livello adeguato…
  • assicura agli utenti la presenza in aeroporto dei necessari servizi di assistenza a terra…
  • redige la Carta dei Servizi in conformità alle direttive emanate dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e dall’ENAC e garantisce il rispetto dei previsti livelli di qualità dei sevizi offerti all’utenza…

Tra gli indicatori di qualità presi in considerazione dalla Carta dei Servizi redatta da Enac nel 2020 per l’aeroporto di Catania, sono considerati la “percezione sul livello di comfort complessivo dell’aerostazione”, quella “sull’efficienza degli impianti di climatizzazione”, “sull’efficacia dei punti di informazione operativi”, “sull’efficacia e accessibilità dei servizi di informazione al pubblico (monitor, annunci, segnaletica interna)”; in sintesi, tutti quegli aspetti andati in frantumi nei venti giorni di chiusura del Terminal A, senza che il management SAC si sia mai preoccupato di adottare misure di contenimento o compensazione…”

Sono arrivate poi parole ancora più chiare:

“…Più grave ancora sarebbe minimizzare, come se nulla fosse accaduto, in un insipiente moto di irresponsabilità. I gravissimi danni sono l’effetto dell’incapacità a gestire gli eventi da parte di chi aveva il dovere di prevenire l’aggravamento della crisi, di correggerne gli effetti ed eliminarne le cause.

Né pare, ancora, responsabile lamentare una deriva mediatica quando le disfunzioni, le inefficienze e l’insipienza sono state documentate in diretta con foto e video il cui contenuto è inconfutabile.

Il recupero di credibilità si ottiene anche dalla capacità di sapere fare un passo indietro quando emerge la inattitudine manageriale degli organi decisori; che – si ribadisce – hanno mostrato totale passività rispetto ai gravi disagi patiti dagli utenti, che indeboliscono la reputazione di un territorio per effetto della moltitudine di recensioni negative. Parrebbe che qualcuno, alle sollecitazioni che giungevano dal sottoscritto attraverso terzi, abbia risposto “il Sindaco pensi ai rifiuti”. E ha ragione. Ma la vera differenza è che io, senza risorse, assieme all’Amministrazione ci stiamo preoccupando di migliorare i servizi, arrivando a rovistare con le mie mani i rifiuti per identificare i colpevoli dei conferimenti irregolari; se naturalmente disponessi di 9 milioni di euro in bilancio, avrei già risolto il problema. Ma, almeno, agisco e reagisco. Dal 16 luglio al 6 agosto i passeggeri sono stati abbandonati al loro destino, nonostante i ripetuti appelli – anche formali – di istituzioni, associazioni di categoria, sindacati e migliaia di cittadini. Unica risposta, il silenzio (oltre all’ordine ai responsabili Belfor di non dare informazioni a nessuno, incluso il Sindaco)…”

Il finale è stato questo:

“…Su quanto esposto chiedo che il Collegio Sindacale ai sensi dell’art. 2408 c.c. recepisca questa relazione – che deposito perché venga posta agli atti della società – quale denunzia di fatti censurabili e ne riferisca in assemblea senza ritardi e presenti le sue conclusioni e formuli proposte. E ciò anche con riferimento agli obblighi propri su di esso incombenti di vigilare sull’osservanza della legge e dello statuto; infatti la mancata adozione di assetti organizzativi adeguati costituisce sicuramente violazione di legge e segnatamente dell’art. 2086 c.c. (peraltro i fatti denunziati avranno sicuro sicuro riverbero sull’equilibrio economico – finanziario prospettico della società nonché sul valore della partecipazione azionaria da ciascun ente posseduta).

Da ultimo chiedo a nome della città di Catania e della Città Metropolitana, che l’intero CdA rassegni le dimissioni; anticipando che, nel caso in cui ciò non avvenisse, sarei costretto a intraprendere iniziative giudiziarie attraverso cui sollecitare una verifica, oltre che sugli inadempimenti rassegnati, anche sul rispetto della normativa antincendio e di sicurezza e in ordine a tutte le criticità amministrative e organizzative della società.”

iena marco benanti.


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