Per affrontare la crisi agrumicola serve finanziare la programmazione per una nuova fase produttiva, che dia valore alla qualità, alla competitività nei mercati al consumo e un adeguato sostegno alle politiche di filiera, salvaguardando i redditi e l’occupazione. Una crisi che nella concorrenza sleale di prezzi e qualità di prodotto, e nel contrasto alle fitopatie introdotte da piante infette, gioca la sua partita più dolente.
Un appello che le organizzazioni di categoria Cia, Confagricoltura e Copagri hanno rilanciato anche da Catania, dove si è svolto il focus nazionale alla presenza, tra gli altri, del sottosegretario alle Politiche Agricole Giuseppe Castiglione. “E’ un problema nazionale – ha dichiarato – e come tale deve essere una priorità nell’agenda del Governo”. I numeri del settore, del resto, confermano l’emergenza di far fronte comune per tutelare un settore che rappresenta una delle voci più significative dell’economia nazionale e del Meridione, in particolare.
La produzione di agrumi in Italia per la campagna lo scorso anno è stata di circa 27milioni 500 mila di quintali con un aumento del 40% circa rispetto alla campagna 2014/2015. Mentre per la campagna attuale si presume che la produzione si attesti ad un meno 50%.
In una campagna di normale produzione si stima che 19 milioni sono di arance, 4,5 milioni di limoni, 3 di clementine e 1 milione di mandarini. La superficie investita ad agrumi si attesta su circa 165 mila ettari del 2010.
L’agrumicoltura della Sicilia, dove si concentra il 57% delle produzioni nazionali di agrumi, con oltre 10 milioni quintali di arance, 4 milioni di limoni, 600 mila di mandarini e 500 mila quintali di clementine all’anno, contribuisce alla ricchezza prodotta delle coltivazioni agricole per quasi un quarto, producendo 2 terzi del raccolto nazionale.
Dati che pongono la nostra Regione in una posizione centrale nei tavoli di confronto nazionale ed europei. “Puntiamo ad un piano nazionale sugli agrumi – ha aggiunto il sottosegretario Castiglione – c’è una strategia, ci sono investimenti e una maggiore aggregazione dell’offerta da realizzare partiremo dal vivaismo per la ricerca di nuove varietà e per una difesa fitosanitaria con un piano di riconversione parietale e reimpianti moderni e innovativi”.
“Le fitopatie vanno fermate intanto regolando le importazioni di materiale e adottando i criteri di prevenzione e che sono già scritti ma che non vengono rispettati – ha esordito il presidente nazionale Cia Dino Scanavino – dal punto di vista commerciale occorre un piano agrumicolo che incentivi un’aggregazione virtuosa sul territorio e forzi le industrie italiane a privilegiare l’utilizzo degli agrumi italiani, mettendo in chiaro un sistema di import: la nostra controparte è l’industria non gli agricoltori”. “Vogliamo intraprendere un confronto con gli organismi interprofessionali e la grande distribuzione – ha proseguito Castiglione – Ci impegniamo su questo fronte per avere un’attività migliore rispetto al passato, puntiamo sulla qualità, diversificazione delle produzioni, maggiore capacità di penetrare i mercati, sui contratti di filiera multiregionale che nel settore agrumicolo potranno essere molto importanti”.
“Gli agricoltori hanno bisogno di strumenti finanziari per essere più competitivi, per resistere alle fitopatie – ha detto Mario Guidi, presidente nazionale Confagricoltura – e poi serve una politica italiana vada in Europa e la presidi per avere pari dignità e pari opportunità”. All’incontro è intervenuto anche Franco Verrascina, presidente nazionale Copagri.
“Siamo stati i primi a sollecitare un piano agrumicolo e mi auguro che si riapra celermente il tavolo della discussione e che si avvii un percorso fruttuoso, serve fare aggregazione e anche le aziende devono fare la propria parte – ha commentato la presidente della Commissione Ue all’Ars Concetta Raia –quanto alle risorse del Psr è possibile sfruttare tutte quelle misure che riguardano la ricerca e l’innovazione del prodotto perché il comparto possa competere sul fronte della qualità”. “Tutelare gli interessi dell’agricoltura mediterranea in Europa è un compito difficile che spesso si scontra con i forti interessi dei grandi importatori del Nord Europa.
La posizione del Parlamento europeo però – ha sottolineato Michela Giuffrida, membro della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento europeo – è sempre stata chiara. C’è moltissima attenzione per gli aspetti fitosanitari e per bloccare le importazioni di prodotti che arrivano da Paesi terzi che sappiamo essere ad alto rischio”. Erano presenti anche presidenti provinciali Giuseppe Di Silvestro, Cia, Giovanni Selvaggi Confagricoltura, Angelo Oliveri Copagri, Antonino Gozzo, Copagri Siracusa, Gerardo Diana, FNP Agrumi Confagricoltura. Hanno partecipato, tra gli altri, l’eurodeputato Salvo Pogliese, e i deputati nazionali Luisa Albanella, Giovanni Burtone e Angela Foti, e deputati regionali.
Nel corso del dibattito, moderato dal direttore Carlo Alberto Tregua, è stata illustrata la relazione Ismea “La filiera agrumicola italiana nel contesto competitivo globale” di Mario Schiano Lo Moriello.
“Ci sono le risorse del PSR– ha concluso Castiglione – ma ci sono anche quelle nazionali perché come fatto nel settore olivicolo e cerealicolo ritengo sia arrivato il momento di investire anche su quello agrumicolo”.
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