Sappiamo bene che i programmi elettorali sono della stessa materia dei sogni: vacue amenità che nessuno legge, nemmanco ascolta, con la consapevolezza della loro consistenza friabile alla stregua di un grissino. E pertanto a Catania, in vista delle elezioni comunali prossime venture, neanche si fa finta di stilare un abbozzo di programma: si assiste meramente ad uno spettacolo grottesco e paradossale allestito senza timore di arrossire dinanzi alle macerie di una città incenerita da incuria, malgoverno ed inciviltà preponderanti. Assodato che di idee nuove non ne fa capolino neppure una – e neppure per sbaglio – la pletora di candidati fa bella mostra di sé provando a prendersi sul serio (incredibile a dirsi!) ed ad accaparrarsi se non il consenso convinto degli stanchi – e sempre meno- elettori, almeno lo straccio di una ics sulla scheda elettorale.
Il favorito Enrico Trantino- avvocato così così, assessore così così ma figlio di cotanto padre – preso per i capelli dopo i rifiuti di chi giammai avrebbe lasciato una comoda poltrona a Montecitorio per amministrare una città inamministrabile, campeggia da qualche ora sorridente sui meme di internet con l’abusato “Noi Catania”: qualche buontempone proverà a spacciare per vocazione quella che è solo l’ultima spiaggia di una destra dilaniata da guerre intestine. Il professore Caserta, seconda scelta di una sinistra- sinistra che in città conta come il due di briscola, con il suo zainetto firmato con cui trotterella nel centro cittadino, ambisce al salto da corso Italia dove insegna all’università a palazzo degli Elefanti. Speranze di vittoria? Quante ne ha La Russa si essere applaudito dall’Anpi per il 25 aprile. Valeria Sudano, figlia d’arte ma anche nipote d’arte e fidanzata d’arte, per giorni ha imperato sui 6X3 con il suo bel faccino da trentenne – anche se va per i 50 – ma che baratterà il suo ritiro dalla corsa di primo cittadino con un sottosegretariato è più che un’ipotesi. I suoi comunicatori hanno proprio centrato lo slogan: “Catania Vale“. Eccome se vale A completare il quadro Zappalà, consigliere comunale eterno cui toccherà qualche briciolina di consenso della microarea terzopolista, il factotum catanese di Cateno De Luca di cui nessuno ricorda il nome ed il duo Lipera- Corona spinto mediaticamente da Umberto Teghini e con l’appoggio del generale Pappalardo… e niente fa già ridere così. Che ogni commento sia superfluo è persino pleonastico aggiungerlo
Ci appelliamo pertanto ai giovani elettori delle generazione Z che assistono a questa sorta di circo per dargli un piccolo consiglio da boomer: abbandonate questa presunta nuova classe dirigente insulsa ed autoreferenziale. Non date loro neppure un’oncia di confidenza, lasciateli soli a dividersi le spoglie di ciò che resta in questa periferia dell’impero. E cercate, come già state in larga parte facendo, di levare le tende prima possibile. È noto a tutti che alle pendici dell’Etna non serve merito, curriculum, studi universitari, specializzazioni, expertise, skills più o meno approfondite per garantirsi un’esistenza dignitosa. In città per stare trai garantiti basta il cognome giusto, i giusti numeri di telefono nella rubrica ed il tempismo per sapersi sedere sui divani dei salotti della Catania da bere. Questa è terra di abusivi che imperano, malavitosi che spadroneggiano, neo melodici che fanno da colonna sonora ad un precipizio rovinoso ed inesorabile tra abbandoni scolastici da quinto mondo, periferie assimilabili a slums indiani, degrado disperante, servizi assenti, economia drogata da una mafia silenziosa ma pervasiva come mai prima Temi che gli augusti candidati, che non ci sembrano i più adatti a modificare lo status, quo, non fanno neppure finta di trattare
Pensate voi come siamo messi
Saluti disincantati.
di Luca Allegra con il concorso esterno di Marco Benanti.
Ps: ma quando Giorgia Meloni vi parla di “merito” voi non vi sentite presi per il culo? mbenanti.
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