Sotto il vulcano la destra al potere sembra sfoggiare quella metodica e quella ortodossia con cui la stessa destra ha sempre criticato il mondo moderato quando questi al potere.
Ovvero quella spasmodica ricerca di personaggi che, anche se privi di specifiche competenze, mettono innanzi alla decisione del potente di turno il proprio bagaglio elettorale.
Questa destra di potere dimostra quindi di non essere né diversa né distinta né distante dalle prassi amministrative e politiche che hanno caratterizzato la gran parte dei leader politici.
Ed infatti questa parossistica ricerca di personalità dalle sconosciute professionalità – ma dalle certe preferenze elettorali – è l’ulteriore riprova di quanto forte sia, nell’esercizio del potere, l’occasione per abiurare alle proprie identità ed alle proprie idee, per allargare e ingrassare il consenso dei propri gruppi politici.
Quanti voti abbia ancora Daniele Capuana nessuno può saperlo, quale sarà il suo contributo in termini di competenza e conoscenza nell’ambito delle attività della ex provincia catanese avremo presto modo di giudicarlo.
Tuttavia, e fin da subito, possiamo osservare questa nuova destra, che i rampolli ormai adulti del Fronte della Gioventù, stanno pian piano trasformando in una piccola riserva democratico-cristiana.
Ed infatti, oltre al Capuana, non possiamo non ricordare come persino l’attuale deputato regionale, Gaetano Galvagno, non abbia mai avuto alcuna formazione di destra né abbia mai militato in movimenti giovanili e politici di destra, se non negli ultimi due mesi antecedenti le elezioni regionali del 2017. Sarà facile ricordare come i suoi stessi manifesti elettorali, bellissimi su tutta la provincia di Catania, si limitavano a indicare oltre al suo volto, un nome e un cognome ed un motto “la Sicilia che”, senza però alcuna indicazione né di partito né di simbolo di lista.
Magari stava puntando sull’effetto sorpresa nella sua scelta di Fratelli d’Italia e quindi della lista di Nello Musumeci Presidente? Oppure, quando ancora andò in stampa con i suoi manifesti, non aveva ancora ben capito in quale lista avrebbe meglio potuto concorrere per poter vincere?
Ed ancora, in pole position nella scuderia pogliese, tutti parlano della prossima ri-ricandidatura del dott. Dario Daidone, il quale esordì nel 2008 al consiglio comunale di Catania con la lista di Forza Italia, candidandosi successivamente alle regionali nel PDL, quota Forza Italia, per poi ricandidarsi ancora nella lista di Forza Italia: il che farebbe pensare che anche il votatissimo Daidone non abbia avuto una formazione né una militanza di destra.
Ciò lascia pensare, intuire e pronosticare che, al netto delle vicende giudiziarie che interessano Salvo Pugliese, la destra catanese è destinata a diventare una grande serra nella quale ultimamente fioriscono meglio gli uomini e le personalità che di destra non sono, forse democristiani, forse liberali, forse autonomisti ma che certamente di destra non sono.
Ecco quindi perché Daniele Capuana ci azzecca. Eccome se ci azzecca!
Egli è l’ulteriore uomo non di destra che, da lei chiamato, viene contattato per ricoprire incarichi amministrativi in cambio della sua dote elettorale.
Questa è oggi la destra: un buon coacervo di potere da cui far emergere una classe dirigente che di destra non era e, se mi consentite, domani non lo sarà più.
Euplio.