Alle urne, alle urne ! di Iena Ridens


Pubblicato il 28 Ottobre 2011

di Iena Ridens

Che la prossima primavera potrebbe diventare una gigantesca replica di quanto successo nel 2008 diventa sempre più probabile. Anzi: certo. Nessuno osa più scommettere sulla tenuta del governo, e dentro lo stesso Pdl si lavora per le elezioni a marzo (sarebbero persino stati prenotati gli spazi pubblicitari per la cartellonistica elettorale).

Le elezioni politiche si trascineranno dietro quelle regionali, insieme ad alcune importanti amministrazioni comunali. Se nel capoluogo andrà finalmente a scadenza la sconclusionata esperienza di Diego Cammarata (fatto vissuto dai palermitani come una liberazione), a Catania si tornerà a votare, a prescindere dai calcoli politici legati alle scelte del sindaco Stancanelli. La sentenza della Consulta, secondo i più, andrebbe letta come configurante una causa di ineleggibilità, per cui al sindaco proveniente da Regalbuto non resterebbe altro da fare che dimettersi, pena essere dichiarato decaduto (senza contare che è molto difficile che Berlusconi, fedele al motto andreottiano “Meglio tirare a campare che tirare le cuoia” avalli una decisione di tipo diverso, che porterebbe al subentro del finiano Nino Strano, senza contare che esistono almeno altri dieci casi come quelli del sindaco etneo, ed a tutti verrà chiesto di restare al Senato).

Partendo dalle Regione, è quasi scontato che Lombardo si ricandiderà. Ovviamente ha detto il contrario, ma questo è un altro conto. Bisognerà vedere con chi. Il Pd sta cercando da tempo di costringerlo ad un accordo complessivo, anche in vista delle politiche, ma Raffaele prende tempo. La mozione di sfiducia presentata dal Pdl potrebbe significare definitiva rottura dei ponti, ma con Raffaele è sempre meglio non dare niente di scontato (anche perché a Berlusconi i voti di Raffaele in Sicilia potrebbero tornare più che utili per evitare una disfatta alle politiche…). Lui resta saldamente ancorato al Terzo Polo, ma a volte non si presenta ai vertici. Insomma: fa il Lombardo. Tutte le porte lasciate aperte, soprattutto quelle che appaiono chiuse a doppia mandata.

E se Miccichè da mesi sbandiera la sua discesa in campo (ma Forza del Sud ogni tanto schiaccia l’occhio al governatore e i due hanno pure ripreso a parlare, dopo mesi di gelo), e se la sinistra, senza un Pd che rimarrà tramortito dalla sirena lombardiana, in Sicilia può proporre poco più che una candidatura di bandiera, il guaio grosso è in casa Pdl. Nessun nome, tra gli esponenti regionali, sembra avere chances serie contro il governatore in carica, al di là delle ambizioni personali del presidente dell’Ars Cascio. Da mesi l’establishment del partito fa pressione sul siracusano ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, ma lei nicchia, preferendo rimanere a Roma. Dove, stando alle indiscrezioni pubblicate dal sito Dagospia, la sua stella verso Berlusconi sembra essere tramontata, complici i troppi scontri con altri componenti del governo (Tremonti, Romani, da ultimo la vicenda del piano casa del Lazio, che ha fatto infuriare la governatrice Polverini). Per cui, alla fine, la poltrona di Palazzo d’Orleans potrebbe essere un “sacrificio” inevitabile, per restare a fare politica ad alti livelli.

Per il comune di Palermo, c’è poco da dire: Rita Borsellino (se Leoluca Orlando farà un passo indietro, rinunciando a correre alle primarie) passerà come un ciclone sui resti di un centrodestra disastrato da dieci anni di non governo dell’ex amico di Miccichè. Questo spiega il perché del passo indietro di Francesco Cascio, rispetto ad una sua ipotetica candidatura avallata da Alfano e Schifani e da sondaggi che lo davano come unico argine verso il centrosinistra (prima che Rita sciogliesse la riserva).

A Catania, una volta dimesso, le possibilità che Stancanelli venga ricandidato sono prossime allo zero. Sulla scena si affacciano giovani di belle speranze e di peso tutto da verificare: Berretta a sinistra, Pogliese a destra. Accanto a loro, i protagonisti di stagioni felici di una città che fu, Enzo Bianco e Nello Musumeci, convinti chissà perché che una ricetta vecchia di ormai quasi vent’anni sia ancora buona per ricostruire una città amministrata negli ultimi anni come i commissari liquidatori amministrano le aziende in concordato fallimentare.Insomma, come diceva il Celeste Mao: grande è la confusione sotto il cielo, la situazione è eccellente.


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