di Monica ColaianniLa politica di delocalizzazione delle imprese italiane diventa sempre più frequente. Ne è un esempio lampante dei nostri giorni l’ Almaviva Contact della sede di Misterbianco (CT) che in questo caso sta subendo insieme a 597 lavoratori questo dramma.L’azienda in questione è una grande azienda in outsourcer che ha come commessa più importante il committente Vodafone. Dal primo marzo quest’ultima ha deciso unilateralmente di ridurre drasticamente le chiamate al 40%. In questo modo l’Almaviva Contact si trova in una situazione difficile perchè si creerebbe un esubero da subito di 200 operatori full time e se Vodafone non dovesse proseguire il cammino nel sito di Misterbianco, sarebbero 597 i lavoratori in mobilità. Ciò potrebbe portare nei prossimi mesi alla chiusura del sito, per quanto la stessa Almaviva possa avere altre commesse.”Noi della UGL Telecomunicazioni – ci dice a la Coordinatrice Rsu Ugl Almaviva, Maria Francesca Formica – attendiamo fiduciosi l’esito dell’incontro di domani 18 marzo tra Vodafone, Almaviva e parti sociali. Ci auguriamo in un passo indietro da parte di Vodafone e di una presa di coscienza del grave impatto occupazionale che si verrebbe a creare se si dovesse continuare in questa direzione.”.Ed ancora, spiega la sindacalista: “Già dal 2010 parlavamo di delocalizzazione, di quanto grave sia la scelta di Grandi e piccoli gruppi industriali che trasferiscono la loro produzione dal territorio nazionale in altri paesi, principalmente verso l’Est Europa, dove il costo del lavoro è più basso, rispetto alla paga di un lavoratore italiano. Siamo partiti con il presentare reclamo al Garante nei confronti di Wind, Vodafone, Telecom Italia e ciò ha prodotto effetti positivi perchè a livello politico ha portato all’introduzione dell’articolo 24-bis “Misure a sostegno della tutela dei dati personali, della sicurezza nazionale, della concorrenza e dell’occupazione nelle attività svolte da call center del decreto legge 83/2012 in tema di “Misure urgenti per la crescita del Paese” più noto come “Cresci-Italia”, che sancisce a beneficio dell’utente un vero e proprio diritto di scegliere un call center i cui operatori sono collocati sul territorio nazionale.Inoltre oggi il problema occupazione si chiama Vodafone-Almaviva ma domani potrebbero esserci anche altri call-center in outsoucing a subire i dannosi effetti di questa politica delocalizzante da parte dei committenti più importanti quali Wind, H3g, Sky, e così via.”. A questo si aggiunge anche un altro problema denunciato da lungo tempo dalla UGL Telecomunicazioni che è quello delle gare al ribasso ovvero la consuetudine dei committenti di assegnare appalti ai call center in outsourcing a prezzi di molto inferiore al costo medio del lavoro come previsto dal ccnl di categoria. Come spiega ancora la sindacalista “Al più presto ci attiveremo per realizzare delle manifestazioni a sostegno di questa Nostra nuova iniziativa.”
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