AMBIENTE E RIFIUTI, MISTERBIANCO: ALLA RIUNIONE PER CHIUDERE TIRITI’, L’EX ASSESSORE MARINO ATTACCA IL GOVERNO CROCETTA. E CADE UNA SPECCHIERA: SARA’ STATA LA MAFIA?


Pubblicato il 29 Novembre 2014

Redazione Ienesicule

Riunione affollata e partecipata per chiedere la chiusura della discarica di Tiritì, a Misterbianco. Nella sede dell’assessorato ai trasporti del Comune, con una bella ciminiera ad accogliere gli intervenuti. Spenta, come la speranza nel futuro di questa regione.

Il programma è interessante. Parlano in sequenza il prof. di Palermo, l’assessore all’ecologia del Comune di Messina, che ora sversa i suoi rifiuti in quella discarica, i sindaci dei comuni di Misterbianco e di Motta S.Anastasia, l’ex assessore all’ecologia, magistrato e dimissionato da chi l’ha voluto, il Governatore Crocetta.

La storia della discarica viene descritta dagli organizzatori, che si presentano in inglese, con un zero waste che fa pensare subito al Presidente Renzi, e invece significa solo zero rifiuti.

La storia è quella che si incrocia con la cronaca giudiziaria. Tiritì è stata a lungo considerata moderna e perfettamente realizzata in base alle norme vigenti.

Poi, all’improvviso, un’inchiesta giudiziaria ha chiarito che quella discarica è nata grazie a una serie di falsi, probabilmente. Le sentenze ovviamente vedranno la luce un giorno.

E resta quindi una discarica chiusa perché non dovrebbe esistere, ma che con l’emergenza dei rifiuti di Messina, porta la stessa discarica chiusa a lucrare sugli sversamenti di un’intera provincia. Milioni di euro al giorno per una discarica che non esiste.

Secondo l’ex assessore all’ambiente i mali della gestione dei rifiuti derivano da incompetenza giuridica anche di questo governo. Più volte tira in ballo il suo ex direttore Gullo. Gli imputa che appena due giorni prima degli arresti continuava a dire delle società che lavorano sulla discarica di Tiritì, che erano perfettamente efficienti e legali, così come la discarica.

Non le manda a dire l’assessore che spiega come più volte abbia coinvolto le Procure, durante la sua esperienza politica. Ricorda anche come sia stato arrestato, processato e prosciolto anche l’ex sindaco di Siculiana, coinvolto dall’inchiesta relativa alla discarica che sorge laggiù. E dice chiaramente che è una vittima dell’antimafia, “perché ci sono persone che sono vittime dell’antimafia”.

Parla del ruolo di Confindustria nella questione rifiuti. Dice più volte che Confindustria fa parte della maggioranza di governo e lo influenza pesantemente anche in tema di rifiuti, considerato che avrebbe sempre remato contro le iniziative dell’assessore.

E’ in realtà l’ultimo degli interventi programmati, ma è il discorso pieno di nomi e soprattutto cognomi, quindi chiaro.

Prima di lui l’assessore all’ambiente di Messina aveva spiegato come le precedenti amministrazioni avevano sul tema rifiuti una strategia che non era rifiuti zero, ma zero e basta.

Poi arriva la disfida dei comuni. Misterbianco contro Motta S. Anastasia. Il sindaco del piccolo comune degli sbandieratori ha disertato. Non ha partecipato alla manifestazione perché a suo tempo querelato da Nino Di Guardo, focoso e politico di lungo corso che non ha accettato di essere chiamato in vario modo dal collega mottese nel momento in cui lo accusava di essere fintamente contrario all’esistenza della discarica.

In sala, sottovoce, molti cittadini del sindaco assente mormorano che la sua amministrazione ha molti parenti in servizio effettivo nelle imprese che movimentano la munnizza. Voci di corridoio? Chissà. L’assessore al personale che rappresenta l’amministrazione che ha nella discarica una delle poche attività produttive presenti, smentirebbe l’accusa di collateralismo aziendale. Chiede misteriosamente che siano puniti i responsabili senza nome dello scandalo della discarica legalmente inesistente, ma in funzione.

Ma Nino Di Guardo azzera la bonomia assessoriale spiegando che se fosse vero quel che dice l’assessore, il sindaco mottese dovrebbe, di qui a qualche giorno, votare contro la discarica a Palermo, in sede di conferenza dei servizi. Ma a Misterbianco ci sono dubbi che questo possa accadere. L’accusa è che l’amministrazione che ospita la discarica giuridicamente e geograficamente, dica no per lucrare sul si.

La popolazione sembra combattiva. Nino Di Guardo da sindaco rivendica il suo attivismo sul tema e la sua speranza che la discarica chiuda subito. Da uomo di governo, spera di poterlo ottenere grazie alla bonifica e quindi alla messa in sicurezza immediata della collina di rifiuti che il governo regionale vorrebbe far alzare ancora, ma che in sala nessuno accetta.

Sono tanti gli interventi successivi. Quasi tutti vertono sulla necessità di colpire i colpevoli. Richiedono giustizia e colpevoli. Nessuno ricorda che processi su pene fino a cinque anni non vedranno mai la fine. Ma le vibranti parole non tengono conto di altro che della speranza che Stato, regioni e comuni risolvano le grandi questioni ambientali dell’area. Come? Non importa. Si parla più volte di trattare i rifiuti, non di dove debbano finire.

Si decide di continuare la lotta. E continuerà. A conclusione del convegno dove più volte il Presidente Crocetta è stato messo dalla parte dei “cattivi” e degli uomini e donne arrestati, una bella specchiera dorata si stacca e va in mille pezzi. Sette anni di sventure. Il primo prezzo che chi critica l’antimafia organizzata regionale al potere deve pagare.

Non si può criticare l’antimafia crocettiana e confindustriale. Si rompono pure gli specchi.

 

 


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