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Anatomia di una minchiata
Pubblicato il 29 Marzo 2024
Nella fiera della doppia morale trionfa la minchiata.
di Giovanni Coppola.
Un fatto è sorretto da una verità e circondato da una moltitudine di opinioni. Cos’è la verità? É un opinione che a differenza delle altre ha un fondamento. E il fondamento le viene dato dall’analisi e dalla evidenza. Sul caso del sindaco di Bari e del governatore della regione Puglia, sia l’analisi che l’evidenza portano ad un unico risultato: la minchiata.In questa faccenda la minchiata la fa da padrona, sia in termine strutturali che in termini verbali, quest’ultimi nel goffo tentativo di giustificare l’ingiustificabile. Ma procediamo con ordine: il guaio e le recriminazioni non vertono sulla fotografia fatta con parenti incensurati del mafioso, perché a chiunque, da destra a sinistra, passando per il centro, è capitato di concedere con leggerezza la disponibilità alla foto ricordo al primo che la richiedesse, tanto che questa della fotografia va catalogata nella categoria minchiata bipartisan; il guaio verte su quella confessione fatta sul palco( reiterata più volte, tanto da inserirla nella categoria minchiata repetita iuvant) fatta dal governatore Emiliano, con accanto De Caro “ «Un giorno – ha detto dal palco Emiliano – sento bussare alla porta, Decaro entra, bianco come un cencio, e mi dice che era stato a piazza San Pietro e uno gli aveva ha messo una pistola dietro la schiena perché lui stava facendo i sopralluoghi per la Ztl.Lo presi, in due andammo a casa della sorella di Antonio Capriati, che era il boss di quel quartiere, e andai a dirle che questo ingegnere è assessore mio e deve lavorare perché c’è il pericolo che qui i bambini possano essere investiti dalle macchine. Quindi, se ha bisogno di bere, se ha bisogno di assistenza, te lo affido» .Andiamo a fare l’analisi logica.Innanzitutto non c’è stato un incontro casuale( a tal proposito segnalo la minchiata giustificatrice di Travaglio sulla casualità), ma una volonta che ha determinato un movimento: andare dalla sorella del boss. Il movimento invece di essere destinato ad una caserma dei carabinieri o della polizia, ha avuto come destinazione la famiglia del mafioso( cataloghiamo ciò nella minchiata moto a luogo).
L’organizzazione criminale si fonda principalmente su tre aspetti: controllo del territorio, protezione, intimidazione. E in questa vicenda i tre punti ci sono tutti. L’intimidazione fatta a De Caro, la protezione chiesta da Emiliano sotto forma di assistenza, e il conseguenziale riconoscimento esplicito della famiglia mafiosa come unica forza delegata al controllo del territorio. La mafia crea insicurezza per poi piazzare il suo prodotto: la protezione. Affidare significa rimettere alla protezione di qualcuno, significa legittimare la forza, il potere, le capacità di quel qualcuno.Colui che chiede la protezione riconosce il potere della mafia, che diviene incontrastato, legittimato dalla richiesta e riconosciuto superiore a quello dello Stato, quello legale tanto per intenderci. É una questione di rapporti di forza, che un rappresentante delle istituzioni, anzi due rappresentanti delle istituzioni, hanno fatto pendere dalla parte della mafia. Se le istituzioni sono delegate a trasmettere l’idea della legalità attraverso atti e comportamenti, dopo questo fatto qualsiasi cittadino non può essere indagato se deliberatamente va a chiedere protezione alle famiglie mafiose. . Credo che questo basti per considerare chiara la vicenda e iscriverla a pieni voti nella categoria della minchiata superstar. A margine, mi preme sottolineare come accanto a questa brutta vicenda gravitano come tanti satelliti impazziti le giustificazioni della sinistra, che come al solito non perde occasione per offrirci il meglio della doppia morale con salto e avvitamento multiplo e del miserabile paraculismo militante.
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