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Anci, Bianco e un’altra offesa alla città di Catania

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“Mi candido a sindaco, me lo avete chiesto in tanti”, annunciava sui social Enzo Bianco il 7 marzo scorso. Poi, la sentenza definitiva e inappellabile della Corte dei Conti decretava la fine del sogno per l’ex ministro, già sindaco della città di Catania che, grazie ai giudici contabili, ha un principale responsabile del dissesto in cui versa. Ed è proprio lui: Enzo Bianco. E allora cosa fa? Presenta una lista a lui riconducibile “Con Bianco per Catania” a sostegno di Maurizio Caserta, candidando sua figlia Giulia che di cognome non fa Pulvirenti ma anche lei, appunto, Bianco. 

A fronte dei risultati elettorali della lista “Con Bianco per Catania” (3.160 voti di lista pari al 2,56%) e di Giulia Bianco (375 voti), ci sarebbe da chiedersi chi siano stati i “tanti cittadini” ad avere chiesto la candidatura di Enzo Bianco a sindaco della città se consideriamo che gli aventi diritto al voto sono 261.109… Ma andarli a cercare uno per uno sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. 

Alle sonore bocciature della magistratura contabile e delle elezioni comunali non è seguito l’auspicato ritiro a vita privata come atto dovuto nei confronti della città e dei cittadini. Al contrario, intervistato da Carmen Greco per il giornale “La Sicilia”, Bianco dichiarava: «Io ho ripreso subito a lavorare, già da ieri a Roma”. In tanti – forse più di coloro i quali lo invitavano a candidarsi a sindaco – ci siamo chiesti che cosa avesse fatto in capitale, chi avesse incontrato, in rappresentanza di cosa e per conto di chi. E il misfatto è presto svelato. 

Con la sentenza di condanna a Enzo Bianco non è stata disposta solo l’incandidabilità. Enzo Bianco non può ricoprire per dieci anni l’incarico di “rappresentante di enti locali presso altri enti, istituzioni e organismi pubblici e privati”. In qualità di consigliere comunale, come da Statuto, Bianco ricopriva l’incarico di Presidente del Consiglio Nazionale all’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), incarico prestigioso che ha difeso fino a quando ha potuto, anche ignorando il TUEL e la sentenza della Corte dei Conti, tant’è che sul sito ufficiale dell’ANCI risulta ancora in carica. Una volta insediato il Consiglio Comunale in arrivo e archiviata per lui anche questa fallimentare esperienza a Palazzo degli Elefanti, per effetto delle norme statutarie, Enzo Bianco decadrà dal ruolo di Presidente del Consiglio Nazionale ANCI. Uscito dalla porta, rientra sin da ora dalla finestra con un incarico nuovo cucito su misura per non lasciarlo scontento: coordinatore degli Organi Statuari dell’ANCI. Ecco cos’è andato a fare a Roma subito dopo le elezioni: non una passeggiata ai Fori Imperiali e neppure un incontro del terzo tipo con Caligola, nipote di Nerone. Enzo Bianco ha presenziato alla conferenza di presentazione della banca dati e dei risultati di gestione dell’intesa tra l’ANCI e il consorzio CORIPET che si occupa di avviare a riciclo le bottiglie di plastica in Pet. “Munnizza”, praticamente, settore in cui certi affari politici (in quota PD) e imprenditoriali siciliani sono stati passati al setaccio delle Procure e dai Tribunali dell’Isola, compresi alcuni stretti collaboratori dell’ultima sindacatura di Enzo Bianco. In quanto associazione privata l’ANCI presieduta dal Sindaco di Bari Antonio Decaro (PD) è libera di conferire gli incarichi che desidera ai condannati per dissesto e imputati per il buco di bilancio in sede penale (ma ricordiamo quanto è scritto in sentenza cioè “…il divieto di ricoprire, per un periodo di (dieci) anni, la carica di assessore comunale, provinciale o regionale né ALCUNA CARICA IN ENTI VIGILATI O PARTECIPATI DA ENTI PUBBLICI…”), ma quale beneficio ne trae la Città di Catania a restare associata all’ANCI? La presenza di Enzo Bianco all’ANCI è un affronto alla Corte dei Conti, ai cittadini che democraticamente hanno espresso da chi essere rappresentati e, soprattutto, dà adito alle mistificazioni che i cittadini maltollerano.

E allora lanciamo l’appello al Sindaco Enrico Trantino, farsi portavoce di un aut-aut: o Enzo Bianco o la Città di Catania. L’ANCI non può pretendere che la nostra città paghi per restare associata a un organismo privato partecipato da enti locali che tra le sue figure continua a ospitare il condannato che ha portato Catania al baratro. Ne va della nostra dignità.

Per approfondimento: 

La Viperetta di Catania.

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Iene Sicule

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