Angelo Attaguile(NcS) interroga il ministro dell’Istruzione: «dei 64mila posti messi a concorso solo 4.109 assegnati in Sicilia»


Pubblicato il 22 Aprile 2016

di iena politica

«A febbraio 2016 il sottosegretario Faraone con entusiasmo annunciava la partenza di questo nuovo concorso che in Sicilia avrebbe assegnato soltanto 4.109 posti dei quasi 64 mila previsti dal ministero dell’istruzione per il prossimo triennio: uno striminzito 6,4 per cento del totale».

Così il parlamentare nazionale Angelo Attaguile, segretario di ‘Noi con Salvini’, commenta la sua interrogazione rivolta al ministro dell’Istruzione proprio in questi giorni durante i quali i docenti precari sono impegnati nelle prove del nuovo concorso della scuola.

«L’entusiasmo del sottosegretario Faraone –aggiunge l’on. Angelo Attaguile- ed i posti riservati alla Sicilia sono una beffa per gli insegnati che, vittime della “riforma Gelmini” prima e della legge n. 107 dopo, sono stati costretti a lasciare la Sicilia e le loro famiglie, per potere svolgere il proprio lavoro, diritto ottenuto dopo avere vinto un concorso. La legge n. 107 del 2015 –chiosa Angelo Attaguile- è una legge che toglie ogni dignità! Allontana dagli affetti e costringe gli insegnanti a vivere una vita di ristrettezze, poiché con lo stipendio erogato i lavoratori fuori sede sono costretti a pagare i canoni di locazione, le utenze doppie ma anche i viaggi per ricongiungersi alle famiglie almeno durante le festività. Ma gli insegnanti vincitori di concorso non hanno diritto di svolgere il proprio lavoro nella loro terra?».

Il deputato Angelo Attaguile, nella sua interrogazione rivolta al ministro dell’Istruzione manifesta anche un timore: «La paura delle migliaia di precari siciliani che attendono da anni questo concorso è che alla fine della maratona estiva per espletare le prove, non si trovino i posti previsti dal bando. In Sicilia è già accaduto con il concorso 2012».

Attaguile chiede quindi al ministro di riferire se è al corrente della situazione esposta nella interrogazione e «se intende intervenire per tutelare i diritti dei lavoratori che, essendo vincitori di concorso, avrebbero tutto il diritto di insegnare nella propria terra, ma, a seguito delle nuove prove concorsuali, rischiano di essere scavalcati dai nuovi vincitori».


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