Il giorno dopo lo “strappo” di Angelo Villari, a cercare uno che si dichiari “villariano”, alla Cgil di Catania, non lo si trova nemmeno col telescopio spaziale James Webb: “Ti do una notizia, – dice a Iene Sicule una fonte molto ma molto qualificata -, hai presente il documento diffuso ieri da Carmelo De Caudo? Lo hanno condiviso tutti i segretari di categoria, nessuno escluso”. Un documento, quello firmato dal numero uno di via Crociferi, critico con la scelta dell’ex segretario del Pd (e della Cgil) di passare armi e bagagli con Cateno De Luca. E dunque, chiediamo alla fonte qualificatissima, quella assunta ieri contro Villari, è la posizione ufficiale della Camera del Lavoro? “Esattamente”, ribatte. Questo significa che non ci sono più “villariani” in Cgil? Che Villari, come ha dichiarato stamattina a Iene Sicule, a margine della conferenza stampa di presentazione della lista “Sicilia Vera”, organizzata in centro, non frequenta più il sindacato? “Non ho detto questo…”, precisa ancora la fonte, ripetiamo, qualificatissima.
E’, metaforicamente parlando, l’ “Otto settembre” della Cgil di Catania, la fine del “Trentennio villariano”, con tanto di ordine del giorno del “Gran Consiglio”, sempre metaforicamente parlando, con Villari che ripara frettolosamente nella “Repubblica di Cateno”, e con gli “sbandati” in rotta, in confusione. Ci parla, sempre la fonte qualificatissima, di un clima di “disperazione” o quasi ieri in via Crociferi. Di “anatemi”, di conversioni e di “crisi mistiche”, di “crisi di nervi”, “soprattutto di alcune donne legatissime a Villari”, ci informa la fonte. Chi? Sarebbe stata Giuseppina Rotella. “Non se ne riescono a fare una ragione, si sono sentite tradite, hanno provato a cercare Villari telefonicamente per chiedergli spiegazioni ma niente”.
Ma non tutti, in ambito sindacale, sembrano sorpresi dello strappo di Villari: “Sorpresa? Ma per nulla”, ci dice un “compagno” non allineato. “Questo è il “villarismo”. L’esercizio del potere per il potere, un mix di trasformismo, di nepotismo, inteso nella sua accezione più ampia, di “bullismo” politico, di conformismo, di intolleranza verso la pluralità del pensiero, una cultura politica, diciamo così, che ancora resiste in qualche settore dell’organizzazione, seppur in modo più contenuto, grazie alle favorevoli condizioni di contesto generale dell’organizzazione.” E il comunicato di De Caudo? “Assolutamente condivisibile. Ma, in linea generale, adesso, occorre che le parole, soprattutto quando condivise, producano gli effetti virtuosi in esse implicitamente enunciati”.
E tuttavia, l’elaborazione del “lutto”, tra le “prefiche” del “villarismo”, dalle parti di via Crociferi, non sarà facile. Perché su un punto concordano pressoché tutte le nostre fonti: “Un ‘villariano’ è per sempre”.
iena Marco Benanti
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