Angelo Villari querela Debora Borgese per un articolo di satira. Lei: “Ho pensato di essere su ‘Scherzi a parte’ “


Pubblicato il 02 Luglio 2020

iena dei giornalacci marco benanti 

intervista alla giornalista Debora Borgese (nella foto da giovane).

Debora Borgese chi ti ha querelato? Per quale ragione?

«Il segretario provinciale del Partito Democratico, Angelo Villari. Ha contestato un articolo di satira politica in cui ipotizzavo o auguravo la sua candidatura a Papa. Papa Angelo. La querela è per diffamazione a mezzo stampa».

Cosa è avvenuto stamane in occasione della identificazione?

«Intanto, per chi svolge il lavoro del giornalista, questi inviti sono spesso a scatola chiusa. Nel senso che non sappiamo se si tratta di convocazione per sommarie informazioni, e quindi perché persone informate sui fatti, o per identificazione. Quindi, ho chiesto al gentilissimo brigadiere quale articolo contestava esattamente Angelo Villari, ma giusto per avvisare il mio legale. Approssimativamente mi ha riferito esclusivamente il passaggio dell’articolo che lo ha turbato».

Cosa hai pensato quando hai capito il motivo della querela?

«Cosa dovevo pensare? Che ero su “Scherzi a parte”, ovviamente!» 

Nella tua personale “hit parade” delle querele dove metti questa?

«Per la sua estrosità sicuramente al primo posto. Ha superato davvero tutti gli altri gentiluomini che, in una società dove il maschilismo continua a imperare, mi hanno considerata loro pari sesso». 

Cosa vorresti dire a Villari?

«A Villari vorrei dire che già contribuisce ampiamente a ingolfare la giustizia con le richieste di rinvio a giudizio, le eventuali interdizioni ed eventuali richieste risarcitorie, poi si mette a fare pure le querele temerarie… Ma ti pare?»

E Papa Bergoglio non si è offeso?

«Nella mia vita ho incontrato due volte Papa Bergoglio e mi è parso un uomo carismatico, di grande spirito e aperto al dialogo. Ma sarà mia premura contattare la Santa Sede per accertarmi che non abbia interpretato la mia battuta come un modo per dargli del Villari!»

Come vedi il funzionamento generale delle querele per diffamazione? Va cambiato qualcosa?

«L’ho già detto e lo ripeto. Quando un ‘potente’ denuncia per diffamazione un giornalista, lo fa solo per tappargli la bocca e paralizzargli i polpastrelli. Le querele per diffamazione ingolfano esclusivamente i Tribunali che molto spesso si ritrovano ad archiviare perché il fatto non sussiste. Poi, ci sarebbero le archiviazioni per l’ex art. 131 bis del codice penale, ovvero per la diffamazione considerata di lieve entità.

Nel momento stesso in cui si dispone l’archiviazione per diffamazione a mezzo stampa, andrebbero addebitate le spese sostenute dai tribunali a chi presenta questo genere di denuncia ai giornalisti, oltre a pagargli le spese legali e a concordare un risarcimento danni a chi viene ingiustamente accusato piuttosto che rivolgersi al tribunale civile. Con l’archiviazione per l’ex art. 131 bis, l’indagato con un po’ di sale in zucca presenta opposizione all’archiviazione perché altrimenti rischia di dovere pagare risarcimento a chi sporge querela. Ma, piuttosto, aiutiamo la giustizia a risolvere importantissime operazioni come quella ‘Malupassu’».

Altra domanda: ma dopo la querela sei riuscita più a dormire o hai perso il sonno?

«Ma quale… Piuttosto mi è venuto il sonno! Io sono un po’ narcolettica di mio».

Hai pensato di andare in Terra Santa per scontare il peccato di svolgere attività giornalistica?

“Più che in Terra Santa, andrei a Santa Teresa per riposarmi qualche ora dall’attività giornalistica”

Ha coniato l’espressione “querele democratiche”. Cosa volevi dire?

«Che una donna come me che lavora, dal segretario del Partito Democratico ed ex sindacalista, si aspetterebbe che difendesse i miei diritti, che si occupasse di legalità, di lavoro, contrasto al precariato, difesa dei diritti costituzionali come quello alla libertà d’espressione (articolo 21)… e non che denunci i giornalisti».

 

 


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