Il 27 giugno 1924 è una data passata alla storia prima della nascita della dittatura fascista. Quel giorno l’opposizione si ritirò nella sala del l’Aventino della Camera dei Deputati e annunciò che non avrebbe partecipato più ai lavori parlamentari sino a quando non si fosse arrivati ad un chiarimento sul delitto Matteotti e di conseguenza non fossere ristabilite le libertà democratiche. Tutto iniziò quando alle 15,30 di quel 30 maggio del 1924 alla Camera, Giacomo Matteotti prese la parola per un intervento denuncia e tutti ebbero consapevolezza che il discorso del leader socialista unitario sarebbe stato un atto di accusa durissimo contro Mussolini e il regime che stava nascendo.
In quell’intervento l’on. Matteotti denunciò i brogli elettorali che furono organizzati dai gerarchi e il clima di violenza in cui si era svolta la consultazione elettorale, Pare certo storicamente anche che Matteotti avesse le prove della corruzione da parte di una compagnia petrolifera americana dei gerarchi fascisti e, persino, del fratello del Duce e che le avrebbe esibito in aula in un momento successivo portandole con sé in una borsa che aveva al momento del rapimento.
Nonostante le urla, gli insulti e il chiasso dei parlamentari vicini a Mussolini, il giovane dirigente socialista portò a termine il suo intervento senza paura e senza tenere quelle intimidazioni.Intanto di fatto era stato abolito il sistema parlamentare e il Gran Consiglio trasformato da organo di partito in strumento decisionale dello stato, la milizia fascista in una forza politica “istituzionalizzata”.
Matteotti avrebbe detto quasi sottovoce al termine dell’intervento: «Io il mio discorso l’ho fatto. Ora tocca a voi preparare il discorso funebre per me». Il 10 giugno infatti fu rapito e assassinato.
Un discorso duro e appassionato, che aprì una crisi davvero grave nel paese e che avrebbe potuto portare anticipatamente alla fine del fascismo. Dopo il delitto Matteotti si attese non solo un chiarimento del governo Mussolini in merito al grave fatto ma anche l’intervento del re con una legittima rimozione di Mussolini. Niente di tutto questo avvenne e la strada che si scelse fu quella di abbandonare il parlamento e lasciare campo libero a Mussolini che si assunse persino in aula la responsabilità morale dell’assassinio del deputato socialista. Dopo due anni tutti i deputati aventiniani furono dichiarati decaduti.
Ancora oggi si discute animatamente se le cose le cose sarebbero andate diversamente se, invece, della rinuncia alla via parlamentare con l’Aventino, si sarebbe potuta dare una risposta più orgogliosa e potente con un opposizione presente in auta. Comunque sia cominciò la dittatura, con le leggi liberticide, la soppressione della libertà di stampa, la soppressione del pluralismo politico, la repressione degli oppositori del regime. L’Aventino, comunque, ancora oggi rappresenta una pagina amara della nostra storia politica.
Rosario Sorace.