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Anniversario omicidio mafioso di Pippo Fava: memoria contro la manipolazione politica
Pubblicato il 04 Gennaio 2020
di iena al servizio della Reazione marco benanti
“Fava era già negli anni Sessanta uno dei figli di quel socialismo meridionale, romantico e anti-ideologico, che nella storia d’Italia, non a caso, ha avuto un ruolo rilevante, e che al Sud è tutto fatto di galantuomini. I pilastri della sua poetica -a rileggerlo oggi- erano l’individuo, la legalità, il senso per la forza delle storie vere. Era un socialista anti-marxista e proprio per questo era molto criticato dalla sinistra ideologizzata del tempo. Si diceva, per esempio, che nel suo teatro Fava anteponesse l’individuo alla società.
Era vero, ed è forse la cosa che rendeva vividi e attuali i suoi drammi, i suoi romanzi, i suoi personaggi. Socialista, quindi, ma libertario e anti-dogmatico. E io mi ricordo bene che la sinistra dei salotti, nella Catania degli anni Settanta, lo considerava demodè, melenso e terribilmente piccolo borghese. Era un mondo che conoscevo bene, quello dei suoi critici, perchè all’epoca era anche il mio mondo. La cosa curiosa è che molto di loro sono quelli che poi lo hanno santificato. E che non lo hanno letto, nemmeno oggi.” parole di Francesco Merlo ( pag 185-186) tratte da “Il Siciliano” di Massimo Gamba, Sperling & Kupfer, 2010.
Domani, quella parte di sinistra che agisce come il “Comitato Centrale della Verità” riproporrà il solito clichè, i soliti rituali dietro il “compagno Fava”. Che non è mai esistito.
Noi lo ricordiamo con le sue parole, tratte da un’intervista rilasciata in occasione della nascita del “Giornale del Sud”, all’inizio degli anni Ottanta: “noi siamo dei laici, cioè noi siamo in quella grande area democratica nella quale confluiscono tutte le vere, le autentiche, le più sincere forze della nazione. Non siamo per nessuno e non siamo contro nessuno, semmai siamo contro il Potere inteso nel senso più bieco della parola, siamo per la libertà dell’uomo”.
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