di iena giudiziaria
Il clan Brunetto, affiliato alla famiglia catanese dei Santapaola-Ercolano, aveva messo nel “mirino” alcuni imprenditori di aziende vitivinicole della zona di Castiglione di Sicilia, Giarre e Fiumefreddo. Estorsioni, quindi, ma anche gestione dello spaccio di droga: questo, in estrema sintesi, il contesto generale dell’operazione “Santabarbara”, illustrata oggi in conferenza stampa da investigatori e inquirenti della Procura della Repubblica di Catania.
Le aziende produttrici erano costrette a “subire” i furti dei macchinari agricoli e a vedere distrutte le vigne e gli uliveti se non pagavano il corrispettivo tra i mille e i dodici mila euro l’anno e la “guardiania” con l’assunzione del personale da 500 euro al mese.
La collaborazione da parte delle imprese taglieggiate – così come sottolineato in conferenza stampa dal Procuratore della Repubblica di Catania, Giovanni Salvi, con accanto il sostituto procuratore Jole Boscarino e il comandante provinciale dei carabinieri Alessandro Casarsa – è stata parziale e indagini sono ancora in corso.
Sono 14 le persone in carcere, una ai domiciliari, oltre ad una misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria.
Sono accusati -a vario titolo- di associazione a delinquere di stampo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito delle sostanze stupefacenti e estorsione.
A gestire il clan Brunetto, dopo la morte nel 2013 di Paolo Brunetto erano, secondo gli investigatori, Pietro Carmelo Oliveri, nel territorio di Giarre e Fiumefreddo e Vincenzo Lo Monaco, a Castiglione di Sicilia.
Oltre alle estorsioni, il gruppo criminale si occupava del traffico di sostanze stupefacenti tra Giarre, Castiglione di Sicilia e nelle zone limitrofe.
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