Antimafia, Catania: fatta luce sulla morte di “Mariu ‘u lintinisi”


Pubblicato il 22 Maggio 2013

Comunicazione dalla squadra mobile:

“Nella mattinata odierna, giusta delega della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, personale di questa Squadra Mobile ha dato esecuzione ad ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa in data 17 maggio 2013 dal G.I.P. del Tribunale di Catania, a carico di:

? FICHERA Antonino (cl.1945), pregiudicato,? CAMPISI Roberto Giuseppe (cl. 1970) pregiudicato, già detenuto per altra causa,

ritenuti responsabili di omicidio e porto illegale di armi da fuoco, con l’aggravante di cui all’art.7 Legge 203/91.La misura cautelare accoglie gli esiti di attività di indagine delegata dalla D.D.A. di Catania alla Sezione Criminalità Organizzata volta a riscontrare le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia D’AQUINO Gaetano in ordine all’omicidio di MAUCERI Mario (cl.1965), inteso “Mariu ‘u lintinisi”, attinto mortalmente da colpi d’arma da fuoco la sera del 13 settembre 2009 in contrada Agnone Bagni di Augusta (SR).MAUCERI Mario, già affiliato all’organizzazione Santapaola – Ercolano e successivamente, all’epoca del delitto, transitato al clan Sciuto -Tigna- era stato tratto in arresto da questa Squadra Mobile nel marzo del 2001 nell’ambito dell’operazione “Ottanta Palmi” unitamente ad altri esponenti della citata cosca tra cui i noti AMATO Salvatore e SANTAPAOLA Grazia.Le prime indagini condotte dall’Arma dei Carabinieri non avevano consentito di raccogliere elementi utili all’individuazione degli autori del reato. Tuttavia, da una perquisizione domiciliare effettuata nell’abitazione della vittima veniva rinvenuta una lettera inviatagli da FINOCCHIARO Francesco, inteso “Iattaredda”, esponente della cosca Cappello all’epoca detenuto, che consigliava al cugino MAUCERI Mario – i due sono legati da vicoli di parentela, ndr – di “fare attenzione” invitandolo a non uscire di casa.L’importanza del documento risultava di palmare evidenza: la vittima aveva fondati motivi di temere per la propria incolumità!Detto timore era confermato da elementi acquisiti sulla base di attività tecniche svolte a carico di MAUCERI in altro procedimento penale relativo all’omicidio in pregiudizio di SPALLETTA Giacomo (avvenuto il 14 novembre 2008), soggetto di rango apicale dell’organizzazione Sciuto – Tigna.Nel riferire dell’omicidio di FICHERA Sebastiano (cl.1971), esponente della cosca Sciuto – Tigna assassinato la sera del 26 agosto 2008, D’AQUINO parlava di “Mario ‘u lintinisi” come di un soggetto che aveva avuto un ruolo attivo nel delitto, avendo accompagnato la vittima all’appuntamento con coloro che lo avrebbero ucciso, con la scusa di discutere del furto di un escavatore.Proprio tale situazione trovava conferma dai servizi di intercettazione svolti dalla Squadra Mobile innanzi la tomba di FICHERA Sebastiano, in particolare da una conversazione tra le sorelle della vittima.Le indagini successive all’omicidio del predetto FICHERA Sebastiano fecero emergere che la sua morte era stata decisa dai vertici del clan Sciuto – Tigna, nelle persone di SCIUTO Biagio e SPALLETTA Giacomo, poiché FICHERA Sebastiano investiva denaro nel traffico di stupefacenti in proprio o con appartenenti ad altre consorterie mafiose, senza rendere partecipe o finanziare il clan al quale apparteneva.L’omicidio di FICHERA Sebastiano determinò come reazione due vendette: una ufficiale da parte dell’organizzazione Cappello – Bonaccorsi, su spinta della frangia dei Carateddi, che colpì SPALLETTA Giacomo ed un’altra di carattere familiare e personale, ordita dal padre della vittima, che colpì MAUCERI Mario.Le indagini sfociate nella nota operazione “Revenge” fornivano rilevanti elementi di oggettivo riscontro alle dichiarazioni di D’AQUINO attestando che FICHERA Antonino e CAMPISI Roberto Giuseppe, organico della cosca dei Cursoti Milanesi, erano animati da sentimenti di vendetta nei confronti di MAUCERI Mario, avendo questi avuto un ruolo attivo nell’assassinio di FICHERA Sebastiano, figlio di Antonino ed intimo amico di CAMPISI.Tra tutti giova rammentare una conversazione ambientale registrata in data 3 settembre 2009 dalla Squadra Mobile (S.C.O.) all’interno dell’autovettura di D’AQUINO nel corso della quale FICHERA Antonino affermava testuali “mi stai fannu a chiddu”, immediatamente interrotto dal c.d.g.Ai predetti FICHERA Antonino e CAMPISI Roberto Giuseppe è stata contestata l’aggravante di avere commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di assoggettamento e di omertà derivanti dalla contiguità di essi ad ambienti di criminalità organizzata ed in particolare il clan mafioso Cappello per FICHERA e quello dei Cursoti milanesi per CAMPISI.Espletate le formalità di rito, FICHERA Antonino è stato associato presso la casa circondariale di Bicocca a disposizione dell’A.G., al Campisi Roberto Giuseppe l’oc.c. è stata notificata presso il carcere di Agrigento ove si trovava già detenuto per altra causa”.


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