Antimafia, Catania: la Dia confisca beni per 200 milioni di euro

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Arriva comunicato dalla Dia…

“dalle prime ore del mattino è in corso, nei territori delle province di Catania, Siracusa ed Enna, da parte della D.I.A. di Catania e Messina, l’esecuzione del Provvedimento di confisca definitiva dei beni, per un valore di oltre 200 milioni di euro, emesso dalla Corte di Cassazione, nei confronti dell’imprenditore SCINARDO Mario Giuseppe, originario di Capizzi (ME).A seguito degli accertamenti eseguiti, il cui esito è stato supportato da perizia disposta dal Tribunale di Catania, è stato confermato, anche in sede di giudizio di merito, l’assunto accusatorio, secondo il quale è stata registrata, nell’arco di circa 15 anni, un’anomala escalation patrimoniale ed imprenditoriale, ingiustificata dai redditi dichiarati dallo SCINARDO e dal suo nucleo familiare.Difatti, il proposto, da semplice allevatore di bestiame, è riuscito, per il periodo esaminato, ad accumulare un rilevante patrimonio immobiliare, imponendosi repentinamente, a livello imprenditoriale, nel settore del movimento terra, dell’edilizia e delle energie alternative.Il patrimonio definitivamente confiscato, valutato in circa 200 milioni di euro, risulta costituito da:- nr. 11 imprese, comprensive dei patrimoni aziendali, operanti nel settore dell’edilizia, della produzione del calcestruzzo, dell’agriturismo e delle energie alternative;- nr. 229 immobili, dislocati nelle provincie di Catania, Siracusa ed Enna;- nr. 90 mezzi, tra camion, escavatori, trattori, mezzi agricoli ed autovetture di grossa cilindrata;- nr.11 capannoni agricoli;- nr. 61 silos;- svariati capi di bestiame;- nr. 60 rapporti finanziari.La definitiva acquisizione dell’intero patrimonio aziendale ed immobiliare da parte dello Stato scaturisce da un’articolata e complessa attività d’indagine eseguita, nel 2008, dalla Direzione Investigativa Antimafia, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Catania.Sulla base delle attività svolte dalla D.I.A., lo SCINARDO:- è ritenuto essere uomo di fiducia del capo di Cosa Nostra mistrettese, RAMPULLA Sebastiano (deceduto nel 2010), fratello del più noto RAMPULLA Pietro, soggetto quest’ultimo condannato per avere, quale artificiere, confezionato e fatto esplodere l’ordigno della strage di Capaci;- è stato indagato nell’operazione antimafia “Icaro”, che ha disarticolato i clan di Mistretta, Capizzi e Tortorici;- è stato tratto in arresto e successivamente rinviato a giudizio, anche se in seguito assolto, nell’operazione denominata “Montagna”, in quanto facente parte del gruppo mafioso di Mistretta riconducibile a “Cosa Nostra”, operante sul versante tirrenico della provincia di Messina, nella zona compresa tra Mistretta, Capizzi, Caronia, Tortorici, San Fratello, Acquedolci e comuni limitrofi;- è stato tratto in arresto nell’ambito dell’operazione denominata “Iblis”, in quanto partecipe a “Cosa Nostra” catanese;- ha gestito – di fatto – l’agriturismo, ubicato nel Casale Belmontino, agro del Comune di Aidone, intestato alla moglie, ove è stato tenuto, tra l’altro, un summit mafioso tra RAMPULLA Sebastiano, IUDICELLO Pietro, RAMPULLA Vito, BISOGNANO Carmelo e BARBAGIOVANNI Carmelo;- ha avuto numerose frequentazioni con pregiudicati del luogo ed in particolare con il mafioso PIRRELLO Salvatore, nonché con elementi di vertice della famiglia RAMPULLA;- è stato indicato quale persona facente parte di quel circuito mafioso di allevatori che ha contribuito a garantire il supporto logistico all’allora latitante (attuale collaboratore di giustizia) DI FAZIO Umberto;- è stato socio in affari con il noto NICASTRI Vito – quest’ultimo già colpito da provvedimento di confisca dei beni, eseguito dalla D.I.A., per un valore di oltre 1 miliardo di euro – nella costruzione del parco eolico di Vizzini (CT).”

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Redazione Iene Siciliane

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