Antimafia di comodo e di Potere: durissima lettera dell’associazione “Libero Grassi”. Che denuncia tante “deviazioni” sul tema antiracket

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Ecco quanto è riportato oggi sul quotidiano catanese:

pag 28, “La Sicilia” 12 luglio 2015

Intervento

 

“Racket e antimafia di facciata si torni allo spirito degli anni ‘90”

Tra i vari modi ideati dai disonesti per coprire i propri traffici illeciti si è diffusa negli ultimi anni la convinzione che denunciare l’estorsione subita può essere conveniente. Il caso dei fratelli Virga oppure il caso Helg non sono fenomeni isolati perché esiste un variegato quanto perverso mondo dell’antimafia che ogni giorno ci mostra uno dei suoi lati oscuri. Reati o magagne che vengono scoperti grazie all’impegno della Magistratura e delle Forze dell’Ordine.

La gravità sta nel fatto di aver consentito il proliferare di tali fenomeni nella generale convinzione che era sufficiente l’aver pubblicamente denunciato la mafia per avere un lasciapassare nel mondo dell’antimafia e trasformarsi addirittura in paladino della legalità.

Questa semplificazione non ha mai funzionato ed oggi ne piangiamo le innumerevoli conseguenze. I danni all’immagine ed alla credibilità dell’intero movimento antimafia sono irreparabili. Del resto è poco credibile quell’associazione che prende le distanze a posteriori, quando i reali intenti dei malfattori sono già stati scoperti, perché dimostra la superficialità con la quale vengono accettate le richieste di iscrizione senza aver fatto i dovuti controlli preliminari.

Tra l’altro le stesse associazioni che sono nate come funghi possono essere portatrici di altre intenzioni come per l’appunto quella di ripulire la reputazione di loschi figuri che usano le associazioni per dissertare di mafia ai convegni con lo scopo di invitare ingenui ma rappresentativi personaggi oppure elargire enormi quantitativi di attestati a esponenti delle Istituzioni. Si tratta di soggetti che, indossando l’abito buono dell’antimafia, consolidano relazioni altrimenti impossibili e fanno fulgide carriere a suon di chiacchiere senza mai aver mai mosso un dito contro quegli imprenditori che si accordano con la mafia.

Altre associazioni per esempio pensano di allungare le mani sui finanziamenti pubblici. I soldi fanno comodo a tutti ma contemporaneamente distraggono l’attenzione dei soci dal criticare quei Governi i quali da un lato emanano leggi inefficaci contro il malaffare e dall’altro depotenziano le Forze dell’Ordine e la Magistratura.

Gli effetti sono evidenti tant’è che con il proliferare delle associazioni sono diminuite le denunce. Ciò accade perché l’interesse degli iscritti non è più quello di convincere l’imprenditore onesto a denunciare. Di converso si è disposti ad accompagnare chiunque a sporgere una denuncia e cioè a garantire per persone inaffidabili. E soprattutto il commerciante non si fida più delle associazioni né delle persone che per svolgere questo compito si fanno mantenere.

La Magistratura, ultimo baluardo contro la deriva del mondo dell’antimafia, ha anche capito che dietro le innumerevoli richieste di costituzioni di parte civile, si nascondono intenti ben diversi da quelli che hanno ispirato il movimento negli anni ’90.

Negli anni ’90 bisognava aggiornare le liste dei soci in Prefettura, la quale, per mantere l’iscrizione all’opposito Albo Prefettizio, aveva il compito di controllare oltre alle attività delle poche associazioni anche tutti gli iscritti. L’Asaec dovette escludere un imprenditore che era fallito e successivamente un altro che aveva commesso un piccolo illecito economico. Allora non era sufficiente essere onesti ma bisognava essere anche eticamente irreprensibili. Se non si provvede seriamente a ripristinare i valori fondanti dell’antimafia dei primi anni ’90 che sono la serietà la credibilità la coerenza la gratuità e naturalmente l’ onestà di ogni attivista assisteremo ad un clamoroso caso di autodistruzione di un’idea che avrebbe dovuto riscattare l’onore dei siciliani.

Ass. Asaec “Libero Grassi” “.

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Redazione Iene Siciliane

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