La Direzione Investigativa Antimafia di Catania ha sequestrato un patrimonio di circa dieci milioni di euro, costituito da società, terreni, immobili, autoveicoli nonché disponibilità bancarie a Gaetano Liuzzo Scorpo, 46 enne di Tortorici, in provincia di Messina, noto imprenditore a capo di alcune aziende operanti nel settore del noleggio di apparecchiature elettroniche.Il sequestro scaturisce da un provvedimento emesso dal Tribunale di Siracusa che ha accolto la proposta avanzata dal Direttore della D.I.A. e dalla D.D.A. di Catania.
“Il sequestro antimafia –è scritto in un comunicato della Dia- si inserisce nell’ambito dell’operazione “Nemesi” condotta dalla Polizia di Stato di Siracusa che, nel luglio 2008, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip presso il Tribunale di Catania, ha disarticolato il clan mafioso Trigila-Aparo assicurando alla giustizia oltre 60 affiliati, alcuni dei quali posti ai vertici dell’organizzazione criminale, con l’accusa di “associazione per delinquere di stampo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, estorsione aggravata ed illecita concorrenza con violenza aggravate da finalità e metodo mafiosi”.Le indagini hanno evidenziato, fra l’altro, le strette relazioni Gaetano Liuzzo Scorpo con esponenti di vertice del clan Trigila, facente parte della più ampia aggregazione tra clan denominata Aparo-Nardo-Trigila, filiazione nel territorio siracusano della famiglia catanese “Cosa Nostra” di Benedetto Santapaola, nella gestione, in forma monopolistica, del mercato del noleggio di apparecchiature elettroniche di intrattenimento e di azzardo (c.d. videopoker) nelle province di Siracusa e Ragusa.Anche alcuni collaboranti di giustizia, hanno riferito che il clan aveva investito nelle società riconducibili al Liuzzo Scorpo oltre 1 milione di euro per l’acquisto di apparecchiature elettroniche”.Proseguono gli investigatori della Dia: “a conferma delle dichiarazioni rese dai collaboranti, le indagini tecniche hanno permesso di accertare il rapporto tra esponenti del clan Trigila e Gaetano Liuzzo Scorpo in termini di reciproca collaborazione per cui il Liuzzo versava mensilmente, nelle casse del clan, la somma di 20.000,00 euro ricevendone in cambio protezione e la repressione della concorrenza nello specifico settore di interesse al fine di mantenere il monopolio nell’area di radicamento del sodalizio mafioso.L’imprenditore ha dunque rivestito nei rapporti con l’associazione criminale, della quale non faceva organicamente parte, quel ruolo di contiguità compiacente che si concretizzava nello svolgimento di una attività imprenditoriale per conto e nell’interesse del clan mafioso.L’esito delle indagini trovava ulteriore riscontro dagli accertamenti patrimoniali eseguiti dalla D.I.A. di Catania che hanno evidenziato un valore di beni ritenuti riconducibili a Gaetano Liuzzo Scorpo sproporzionato rispetto al reddito dichiarato.Le indagini espletate dalla D.I.A. hanno ripercorso, cronologicamente, i principali momenti che hanno consentito all’imprenditore di costituire, intestandola alla madre, dapprima la società “media game S.r.l.”, con attività di commercializzazione e noleggio di videogiochi, per finire con il costituire una vera e propria holding di famiglia specializzata nel noleggio di apparecchiature elettroniche di intrattenimento e di azzardo, con la costituzione di altre due società intestate a familiari e a soggetti compiacenti.”Gli accertamenti svolti dalla D.I.A. “hanno evidenziato, in particolare, uno straordinario ed eccezionale aumento del fatturato, con la costituzione di nuove imprese, tra il 2000 ed il 2008, la collocazione nella Sicilia Orientale di un migliaio di apparecchiature elettroniche per il gioco d’azzardo con introiti per giocate di circa 120 milioni di euro, proprio nel periodo che coincide con gli stretti rapporti del Liuzzo Scorpo con elementi di spicco del clan mafioso “Trigila” e dai quali si fanno discendere gli improvvisi successi imprenditoriali.Con l’odierno provvedimento venivano sequestrati dalla Direzione Investigativa Antimafia, coadiuvata da personale della Polizia di Stato delle Questure di Siracusa e Ragusa, dai reparti territoriali dell’Arma dei carabinieri, dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Siracusa nonché dai funzionari dell’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, circa 1000 apparecchiature elettroniche.Le investigazioni di carattere patrimoniale hanno evidenziato palesi profili sperequativi tra i redditi dichiarati ed il patrimonio posseduto, tali da fondare la presunzione, condivisa dal Tribunale di Siracusa, di un’illecita acquisizione patrimoniale derivante dalle attività illecite poste in essere dal clan mafioso ‘Trigila’.”
iena antimafiosa
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