Antimafia&Giornalismo, “Meridionews” e S.Agata: la Procura chiede l’archiviazione…del quarto d’ora di celebrità!

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di marco pitrella

Si tratta di una notizia che riveste oggettivamente un interesse per l’opinione pubblica, essendo un avvenimento pertinente la vita collettiva quanto meno della collettività catanese; la notizia era quindi necessaria alla formazione della pubblica opinione.

Infine dalla valutazione dell’insieme dell’articolo, sia in relazione al testo letterale sia considerando il complesso dell’informazione rappresentata dal testo, dal titolo, dalle immagini, risulta che la notizia sia stata riportata nella sua obiettiva consistenza e verità con un linguaggio corretto che non trasmoda in apprezzamenti che rivelino l’intento di aggredire l’altrui reputazione o con volontà denigratoria. Del resto, non appaiono utilizzabili toni sproporzionatamente scandalizzati o sdegnati, non vi sono insinuazioni, o drammatizzazione della notizia, sembrando piuttosto , l’esposizione effettuata con stile giornalistico e non eccedente lo scopo informativo da conseguire.

Questa la conclusione delle motivazioni con cui il Pubblico Ministero, Fabio Regolo, ha richiesto l’archiviazione della querela contro gli autoridell’articolo che, pubblicato il 7 febbraio sulla testata on-line Meridionews, titolava: “Sant’Agata, Candelora ferma in Via Torre del Vescovo annacata di fronte alla casa del presunto boss Salvo”.

Una foto che ritrae il cereo vicino l’abitazione del supposto esponente mafioso detenuto agli arresti domiciliari, sarebbe la prova dellafamigghierata collusione”.

“La sosta veniva posta in essere per interventi di manutenzione alle corde”, precisavano quelli che di passar per fedeli di un boss piuttosto che di Sant’Agata non né hanno alcuna voglia e querela hanno sporto e torto non hanno.

Inoltre, dalla relazione di servizio dei vigili urbani addetti al coordinamento della processione, si apprende che questi, notato il cereo dirigersi proprio verso la via “successivamente incriminata”, chiesero spiegazioni: “l’intervento richiede anche uno spazio di manovra, fu la risposta data dai portatori in merito alla destinazione.    

Risulta alquanto difficile, allora, che un’immagine fotografica possa dimostrare “servilismo” (l’annacata, appunto) verso possibili malavitosi… in merito non c’è un video, non c’è unpizzinoe né tantomeno le confessioni di un pentito. Ma ogni scozzola di pane fa muddica – si saranno detti a Meridionews – e la “notiziola” dall’odor di “connivenza” è perfetta per alzare col “botto” l’indice di gradimento sull’onta lunga del pensiero unico.  

Non (mi) convince nemmeno che “le candelorecome riporta l’articolo –, secondoquanto stabilito dall’accordo fra Comune e Curia, non avrebbero mai dovutosepararsi accompagnando sempre il fercolo eproseguendo ancora nel testo –, costantemente informata della posizione dei cerei votivi avrebbe dovuto essere la Questura etnea”. Tra le righe si presume, perciò, che lo spostamento del solo Cereo degli Ortofrutticoli – ne furono comunque informati i vigili urbani – fosse propedeutico a tributare il suddetto boss… sembra l’incipitd’accusa(in)fondato su ipotetiche intenzioni dove il fatto non sussiste.

Del resto, lo stesso PM, nella richiesta d’archiviazione, ha scritto che l’annacata fu effettuata “forse per provare le corde o forse per altro, ma non si potrà mai sapere per come riferito dalle varie persone sentite”.

Un ragionevole dubbio, quindi.

Nei fedeli, invece, la certezza che non v’è stato alcuninchino – o annacata – dietro le “furriate” utili a verificare la tenuta delle corde durante la fermata.  

Dunque, “Candelora degli ortofrutticoli si separa dal fercolo di Sant’Agata per problemi di manutenzione delle funi, senza alcuna comunicazione alla Questura”… questo e solo questo sarebbe il giusto titolo di un trafiletto; il resto è chiacchiera & dalle chiacchiere non si ricavano notizie. Il cronista, se non vuol passar per “personaggio in cerca d’autore”, della “soffiata” non fa uno scoop. 

Scrivendo per una testata libera non ho “supportato”, a suo tempo, doveri d’istinto solidaristico  verso alcuno degli autori del “pezzo”; ma di tendere la mano ai devoti, “protagonisti” loro malgrado della “storiella”, sì.

Se, poi, alle trame senza storia la “giuria popolare” s’affeziona ecco ilbest-seller”. La querela a Meridionews divenne l’ennesimo scandalo da innalzare sull’altare da fera o luni. Nella più ovvia delle previsioni, il “diritto di difesa” (quello esercitato dai devoti) fu roba buona per far “accapponare” la tappezzeria del salotto (radical) chic… intervennero i “soliti noti” a baluardo della (solita) libertà di stampa. Tutti convinti – quelli bravi a confondere velleità con indignazione – a darsostegno ai cronisti dalla querela“imbavagliati”.  

Quando della ragione la convinzione è nemica dalfuori luogosi parte e alluogo comunes’arriva. Nessun mal costume che diventa sicilianismoinfestòla sostadel cereo votivo & né alcun devoto si vestì da picciotto vuotandoil saccoper indossare una coppola.  

In fondo, essendo Catania il puttuso dove “certe cose si sanno”, ilsospetto” – da lectio “manettara”non può diventare quell’ anticamera dellaverità che nel solco della “vox populi vox dei” non ammette “remissione di peccato”.

La vicenda avrà illieto fine”, dei tarallucci & del vino, nel vabbe su carusi? Piero Lipera, legale dei devoti, ha fatto sapere che si opporrà alla richiesta del PM.

Chissà se i primi a dispiacersi dell’eventuale archiviazione saranno i due giornalisti – curnutu cu ci cridi! – che non vedranno realizzato l’ideale di giustizia. Pazienza… vorrà dire si consoleranno col quarto d’ora di popolarità avuto e che non fu, loro malgrado, dalle festività Agatine celebrato.

 

  

 

 

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Redazione Iene Siciliane

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