Antimafia&Memoria: 21 marzo, XXI giornata in ricordo delle vittime innocenti delle Mafie. I sindacalisti siciliani uccisi


Pubblicato il 21 Marzo 2016

da Domenico Stimolo

Il 21 marzo a cura di Libera  si svolgerà in Italia la “XXI GIORNATA DELLA MEMORIA E DELL’IMPEGNO IN RICORDO DELLE VITTIME INNOCENTI DELLE MAFIE”.

La manifestazione principale si terrà a Messina.

Si legge tra l’altro nell’appello dell’Associazione:  “…Come ogni anno, nel primo giorno di primavera, simbolo di rinascita, la rete di Libera, gli enti locali, le realtà del terzo settore, le scuole e tanti cittadini, assieme alle centinaia di familiari delle vittime, si ritroveranno in tanti luoghi, per ricordare nome per nome tutti gli innocenti  morti per mano delle mafie….” .

E’ questa di LIBERA, ormai da tanti anni consolidata, la principale iniziativa di Memoria sulle vittime della mafie che si sviluppa a livello nazionale, dipanandosi in moltissime località dal sud al nord.

Tantissimi sono stati sempre stati i giovani presenti. Atto rigenerativo sul piano sostanziale ed emotivo, di impegno civile e rispetto delle norme democratiche fondative della nostra Repubblica che  nel suo percorso è stata attraversata da periodi molto travagliati gestite da forze “oscure”.

E’ come se anno dopo anno, simbolicamente, si svolgesse il compito del “cambio generazionale del testimone”, a sostegno dei cittadini che denunziano le azioni di ignobile vessazione e delle lotte di contrasto che quotidianamente vengono realizzate nei vari livelli sociali contro le organizzazioni criminali organizzate che agiscono raccordate ai gruppi affaristici –politici –mafiosi che, in particolare nelle aree del sud, hanno storicamente arrecato un danno enorme alle vivibilità complessiva e  alle condizioni sociali ed economiche.

Da parte di queste articolate cerchie un’enorme mole di risorse pubbliche è stata scientificamente drenata, di fatto rubata al “bene comune” delle popolazioni siciliane e del meridione in genere, tra l’altro in molti casi inficiando in maniera vitale, con innumerevoli casi di corruzione e di malversazione sulle spesi correnti, la normale gestione amministrativa delle strutture istituzionali locali, con la gigantesca speculazione nella costruzione delle nuove are urbane specie nelle grandi città che hanno compromesso la vivibilità di parte grande dei residenti.

In questa maniera si è sempre più consolidata l’illegalità, il sottosviluppo e la disgregazione sociale generalizzata, il clientelismo e il qualunquismo, incrementando in maniera enorme disoccupazione ed emigrazione,  con il conseguente perverso arricchimento di nuclei che hanno sempre gestito in maniera più o meno occulta  la depredazione sociale delle strutture comuni.

Non è certo frutto di un destino “ cinico e baro” la condizione generalizzata di degrado e del grande negativo differenziale economico-sociale-ambientale che caratterizza la Sicilia e tutte le regioni del sud.

Ogni 21 marzo è come se un “filo”,  invisibile all’occhio ma molto presente nei cuori e nelle menti, raccordasse le mani dei manifestanti con quelli degli assassinati.

Le vite innocenti falciate dal piombo e dalle bombe delle mafie in tante Regioni – con epicentro la Sicilia, dove si è sviluppata una vera e propria nuova Resistenza –, pur con svolgimenti non sempre omogenei, come ben noto appartengono a gran parte delle segmentazioni sociali: giornalisti, magistrati, rappresentanti delle strutture di polizia, della politica e società civile, del mondo del lavoro.

Gli esempi e i nominativi da riportare sarebbero  innumerevoli. Sono tutti veri e propri eroi civili, fulgido esempio di splendida generosità democratica che si riverbera  a tutta la società civile ed in particolare alle  nuove generazioni. Martiri laici, diventati faro di riferimento per la memoria civile, nella riflessione e nella crescita delle coscienze.

Poi ci sono anche gli altri, “ i non innocenti”, appartenenti ai livelli delle varie manovalanze, che in maniera connivente o riflessa sono state anch’essi vittime uccisi in gran numero ( a migliaia), a pistolettate o a pallettoni, nelle tante guerre del potere mafioso succedutosi nel corso degli ultimi settanta anni. In tanti casi  “poveri figli” della tragedia sociale e della disoccupazione, cresciuti nell’ignoranza più torva e nella disconoscenza dei canoni della legalità democratica. Diventati quindi facile preda delle strumentalizzazione del subdolo inganno  derivante dalle “regole omertose e di rispetto” prescritte dall’imperioso comando mafioso vigente in gran parte delle aree territoriali, caratterizzate da decomposizione ( sofferenza) sociale, dispersione scolastica, sgretolamento familiare. Non è certo un caso che le zone ( tante) di maggiore pressione mafiosa si sono sempre contraddistinte per gli alti tassi di illegalità minorile. Molti sono riusciti dignitosamente a salvarsi, altri si sono irrimediabilmente persi  tra  gli scellerati e velenosi tentacoli della piovra che per tanto tempo hanno avvinghiato ( ancora continuano) come unico potere, citta, paesi e campagne.  Con gli effetti devastanti di una vera e propria enorme “guerra civile”.  

 

Nel grande mondo delle “contraddizioni” siciliane, tra le tante persone, specialmente giovani,  ribellatosi “dall’interno” allo strapotere mafioso spiccano: Rita Atria di Partanna, testimone di giustizia, a seguito dell’assassinio del padre mafioso iniziò a dichiarare al giudice Paolo Borsellino, ripudiata dalla madre, morta suicida a diciassette anni in una casa protetta a Roma dopo l’assassinio del giudice; Peppino Impastato di Cinisi, giornalista e militante  nei movimenti della sinistra, appartenente ad una famiglia di origine mafiosa, che in maniera indomita spezzò i legami denunziando pubblicamente e in maniera eclatante le nefandezze criminali dei clan, ucciso dalla mafia a trent’anni. E, poi, Giuseppe Di Matteo  morto a soli quindici anni, tenuto prigioniero per 779 giorni, strangolato e sciolto nell’acido a Palermo per il colpire il padre mafioso,  collaboratore di giustizia sulla strage di Capaci che ammazzò il giudice Falcone, la moglie e i componenti della scorta.  

Da diversi anni, come conseguenza degli atti di difesa proposti dallo Stato e dalla crescita delle coscienze civili nella cittadinanza, la diabolica morsa ha perso pezzi del suo nefasto potere. Non ci sono stati più fatti di eclatante dirompente violenza, ma ancora esiste, forte e sempre opprimente. La cupola e i gestori degli “affari sporchi” non vogliono abbassare la testa.

In questa occasione mi sembra opportuno riportare al comune ricordo i sindacalisti siciliani e i dirigenti politici che a decine pagarono con la vita l’azione coraggiosa di guida per il riscatto delle masse isolane, in particolare contadini, braccianti, lavoratori nelle miniere di zolfo, che da sempre erano stato facile preda dall’ingordigia delle classi sociali dominanti. Latifondisti di immense aree lasciate anche incolte e grandi proprietari terrieri avevano come diretto alleato le organizzazioni della mafia, vero e proprio braccio armato nella pratica dell’intimidazione, violenza ed uccisione.

In uno scenario di orrendo sfruttamento rimasto immutato per secoli, dopo le grandi lotte di liberazione iniziate nell’ultimo decennio dell’800 – stroncate violentemente dallo Stato – poi riprese dopo la prima guerra mondiale e poi represse dal fascismo, le rivendicazioni dell’enorme moltitudine dei “pane e cipolla” ripresero forti nel corso del 1945, dopo la fine della guerra.

Chiedevano pane, terre da coltivare, salario adeguato, libertà di costruire finalmente con dignità la vita delle loro famiglie per affrancarsi dalle miserissime condizioni di vita ancora di stampo medioevale.    

Una lunga scia di sangue che in maniera quasi esclusiva riguardò l’area occidentale dell’isola venne disseminata tra paesi e campagne.  Furono vilmente ammazzati ( sempre alle spalle) uomini indomiti che con la propria incessante attività sindacale quotidiana, tesa a costruire partecipazione attiva, “ fare lega”, tra i lavoratori della terra che non avevano esperienza di autorganizzazione e di rivendicazione ( una conoscenza di lotta  dei primi anni del 900 che conservavano solo i più anziani). Le  lotte furono grandi, veramente di popolo. Le terre incolte venivano occupare da una marea umana, uomini, donne e bambini; le iniziative di massa incessanti per anni, almeno fino al varo delle riforme agrarie. Enormi le repressioni dello Stato, tanti i  lutti e le sofferenze, gli incarcerati.

I sindacalisti assassinati, nella stragrande maggioranza contadini e braccianti,  sono ancora vivi nel cuore e nelle menti.Rappresentano un mondo epico, oggi ormai scomparso nel nostro Paese, di  impavida e dignitosa guida dei lavoratori e delle lavoratrici impegnati nella “ madre terra” che in quella fase storica nelle condizioni sociali ed economiche  erano “ gli ultimi degli ultimi”.

in ordine cronologico   

–          L’esposizione nominativa  comprende i contadini uccisi a Portella della Ginestra dalla banda – Giuliano

 

Nunzio Passafiume                             Trabia ( Palermo)                                   07/06/1945

sindacalista della Cgil

 

Agostino D’Alessandro                       Ficarazzi ( Palermo)                             11/09/1945

segretario della Camera del Lavoro del paese, in lotta contro la mafia per l’acqua

 

Giuseppe Scalia                                   Cattolica Eraclea ( Agrigento)              25/11/1945

sindacalista socialista ucciso davanti alla Camera del Lavoro, tra i fondatori della Cooperativa La Proletaria

 

Giuseppe Puntarello                          Ventimiglia di Sicilia ( Palermo)            04/12/1945

dirigente della Camera del Lavoro

 

Gaetano Guarino                                Favara  ( Agrigento)                                16/05/1946

sindaco socialista del paese, fondatore di una cooperativa agricola

 

Marina Spinelli                                    Favara                                                       16/05/1946

  •          Dovuta ad imprecisione storica la donna riportata si chiamava Masina Perricone Spinelli uccisa a Burgio il 3 marzo 1946 durante un attentato contro il candidato sindaco del PCI, rimasto ferito. 

 

Pino Camilleri                                      Naro  ( Agrigento)                                   28/06/1946

sindaco socialista del paese. Nei due anni precedenti aveva organizzato le lotte dei contadini  

 

Giovanni Castiglione                          Alia  ( Palermo)                                        22/09/1946

contadino, ucciso assieme a Girolamo Scaccia, a seguito di un attacco con bombe a mano e colpi di mitraglia  alla Camera del Lavoro durante una riunione; inoltre rimasero ferite tredici persone  

 

Girolamo Scaccia                                 Alia ( Palermo)                                        22/09/1946

contadino

 

Giuseppe Biondo                                Santa Ninfa  ( Trapani)                            22/10/1946

mezzadro

 

Andrea Raja                                         Casteldaccia  ( Palermo)                         23/11/1946

Segretario della Camera del Lavoro del paese

 

Giovanni Severino                               Joppolo Giancaxio ( Agrigento)            25/11/1946

segretario della Camera del Lavoro del paese 

 

Filippo  Forno (Farina)                        Comitini  ( Agrigento)                              29/11/1946

bracciante, sindacalista. Per parecchi anni erroneamente fu riportato come “ Farina”.

 

Nicolò Azoti                                           Baucina  ( Palermo)                                21/12/1946

Segretario della Camera del Lavoro del paese, in prima fila nell’organizzazione dei braccianti

 

Accursio Miraglia                                 Sciacca  ( Agrigento)                                04/01/1947

Segretario della Camera del Lavoro del paese, fondatore della Cooperativa “ La Madre Terra”

 

Pietro Macchiarella                             Ficarazzi ( Palermo)                                 17/01/1947

in prima fila nelle lotte contadine, militante del PCI

 

Leonardo Salvia                                    Partinico  ( Palermo)                               13/02/1947

militante nelle lotte contadine

 

Nunzio Sansone                                    Villabate  ( Palermo)                               13/02/1947

militante nelle lotte contadine

 

Margherita Cresceri , Giuseppe Di Maggio,  Vito Allotta,  Giovanni Grifò,  Castrenze Intravaia,  Vincenza La Fata,  Filippo Di Salvo,  Serafino Lascari,  Giovanni Megna,  Giorgio Cusenza, Francesco Vicari

                          Portella della Ginestra ( Pa)                         01/05/1947

Oltre trenta i feriti rimasti sul terreno sotti i colpi delle mitraglie. La strage dei contadini nel raduno di Portella nel giorno della festa dei lavoratori. Si festeggiava anche la vittoria elettorale della lista del “ Blocco del Popolo” che raggruppava i partiti della sinistra. Il mitico luogo del “ sasso di Barbato, dove alla fine dell’ottocento interveniva Nicola Barbato, dirigente del movimento di riscatto dei contadini e medico. Figura di primo piano ( tra i fondatori) dei Fasci Siciliani dei Lavoratori.

Michelangelo Salvia                                 Partinico  ( Pa)                                           09/05/1947

dirigente della Camera del Lavoro

 

Giuseppe Casarubea                                Partinico  ( Pa)                                           22/06/1947

militante sindacale, ucciso assieme a Vincenzo Lo Jacono, nell’attacco alla sede della Camera del Lavoro del paese, con lancio di bombe a mano e colpi di mitra. Padre  dello storico Giuseppe Casarrubea recentemente scomparso

 

Vincenzo Lo Jacono                                  Partinico  ( Palermo)                                 22/06/1947

militante sindacale

 

 

Giuseppe Maniaci                                     Terrasini ( Palermo)                                  25/10/1947

vicesegretario della Confederterra – Federazione Nazionale tra i lavoratori della Terra (Cgil). Sostituiva la Federterra  soppressa durante il fascismo.

 

Calogero  Caiola                                        San Giuseppe Jato  ( Pa)                            03/11/1947

doveva testimoniare sulla strage di Portella della Ginestra

 

Vito Pipitone                                             Marsala  ( Trapani)                                      08/11/1947

segretario della  Confederterra 

 

Giuseppe Maniaci                                    Terrasini  ( Palermo)                                   25/11/1947

segretario della Confederterra del paese

 

Vincenzo Campo                                      Gibellina  ( Trapani)                                     22/02/1948

avvocato, segretario regionale della DC

 

Epifanio Li Puma                                      Petralia Sottana ( Palermo)                        02/03/1948

dirigente delle lotte contadine, socialista, padre di dieci figli

 

Placido Rizzotto                                       Corleone  ( Palermo)                                    10/03/1948

segretario della Camera del Lavoro del paese, socialiste, ex partigiano

 

Calogero Cangelosi                                 Camporeale ( Palermo)                                01/04/1948

segretario della Camera del Lavoro del paese, socialista

 

Tommaso  Triolo                                      Trapani                                                           05/07/1948

notaio, fratello di un dirigente della DC

 

Leonardo Renda                                      Alcamo  ( Trapani)                                        08/07/1949

contadino, segretario DC nel paese, assessore comunale  

 

Filippo Intili                                               Caccamo ( Palermo)                                   07/08/1952

dirigente della Camera del Lavoro del paese, contadino               

 

Gaetano Genco                                       Montedoro  ( Caltanissetta)                        1952

Vito Montaperto                                     Palma di Montechiaro ( Agrigento)           14/09/1953

avvocato, dirigente della DC

 

Salvatore Carnevale “ Turi”                 Sciara   ( Palermo)                                          16/05/1955

fondatore della Camera del Lavoro del paese, bracciante

 

Giuseppe Spagnolo                                Cattolica Eraclea  ( Agrigento)                     13/08/1955

segretario della Camera del Lavoro, contadino

 

Pasquale Almerico                                 Camporeale  ( Palermo)                                25/03/1957

sindaco DC del paese

 

Vincenzo Di Salvo                                   Licata  ( Agrigento)                                        18/03/1958

dirigente della Lega edile della Cgil

 

Paolo Bongiorno                                     Lucca Sicula  ( Agrigento)                             27/09/1960

segretario della Camera del Lavoro del paese, bracciante

 

Giuseppe Marchesi                                 Alcamo (Trapani)                                           18/02/1962

bigliettaio di un’azienda di trasporti, sindacalista

 

Giacinto Puleo                                         Bagheria ( Palermo)                                       02/07/1962

bracciante 

 

Carmelo Battaglia                                  Tusa  ( Messina)                                              24/03/1966

sindacalista, socialista, assessore comunale

 

****

 

In conclusione un pensiero di riguardo va al mitico poeta dialettale siciliano Ignazio Buttitta  che nella lunga poesia Lamentu ppi la morti di Turiddu Carnivali” – lamento per la morte di Turiddu Carnevalecon sublimi versi “ canto” le gesta eroiche del sindacalista ucciso a Sciara.  

Riporto solo la parte iniziale

Ancilu era e nun avia ali

nun era santu e miraculi facìa,

‘n cielu acchianava

senza cordi e scali

e senza appidamenti nni scinnia;

era l’amuri lu so’ capitali

e ‘sta ricchizza

a tutti la spartìa:

Turiddu Carnivali nnuminatu

ca comu Cristu

nni muriu ammazzatu.

 

Di nicu lu patruzzu nun canuscìu,

appi la matri svinturata a latu

campagna a lu duluri e a lu pinìu

ed a lu pani nivuru scuttatu;

Cristu di ‘n cielu lu binidicìu

ci dissi: «Figghiu,

tu mori ammazzatu,

a Sciara li patruna,

armi addannati,

ammazzanu a cu voli libirtati».

 

In parecchi hanno cantato ( “ballata”) la poesia in memoria di Turiddu Carnevale. Invito ad ascoltare la versione di Matilde Politi – cantautrice italiana, interprete di musica tradizionale siciliana, palermitana: https://www.youtube.com/watch?v=CnAhTOHuS8c

 

 


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