da Domenico Stimolo
Il 21 marzo a cura di Libera si svolgerà in Italia la “XXI GIORNATA DELLA MEMORIA E DELL’IMPEGNO IN RICORDO DELLE VITTIME INNOCENTI DELLE MAFIE”.
La manifestazione principale si terrà a Messina.
Si legge tra l’altro nell’appello dell’Associazione: “…Come ogni anno, nel primo giorno di primavera, simbolo di rinascita, la rete di Libera, gli enti locali, le realtà del terzo settore, le scuole e tanti cittadini, assieme alle centinaia di familiari delle vittime, si ritroveranno in tanti luoghi, per ricordare nome per nome tutti gli innocenti morti per mano delle mafie….” .
E’ questa di LIBERA, ormai da tanti anni consolidata, la principale iniziativa di Memoria sulle vittime della mafie che si sviluppa a livello nazionale, dipanandosi in moltissime località dal sud al nord.
Tantissimi sono stati sempre stati i giovani presenti. Atto rigenerativo sul piano sostanziale ed emotivo, di impegno civile e rispetto delle norme democratiche fondative della nostra Repubblica che nel suo percorso è stata attraversata da periodi molto travagliati gestite da forze “oscure”.
E’ come se anno dopo anno, simbolicamente, si svolgesse il compito del “cambio generazionale del testimone”, a sostegno dei cittadini che denunziano le azioni di ignobile vessazione e delle lotte di contrasto che quotidianamente vengono realizzate nei vari livelli sociali contro le organizzazioni criminali organizzate che agiscono raccordate ai gruppi affaristici –politici –mafiosi che, in particolare nelle aree del sud, hanno storicamente arrecato un danno enorme alle vivibilità complessiva e alle condizioni sociali ed economiche.
Da parte di queste articolate cerchie un’enorme mole di risorse pubbliche è stata scientificamente drenata, di fatto rubata al “bene comune” delle popolazioni siciliane e del meridione in genere, tra l’altro in molti casi inficiando in maniera vitale, con innumerevoli casi di corruzione e di malversazione sulle spesi correnti, la normale gestione amministrativa delle strutture istituzionali locali, con la gigantesca speculazione nella costruzione delle nuove are urbane specie nelle grandi città che hanno compromesso la vivibilità di parte grande dei residenti.
In questa maniera si è sempre più consolidata l’illegalità, il sottosviluppo e la disgregazione sociale generalizzata, il clientelismo e il qualunquismo, incrementando in maniera enorme disoccupazione ed emigrazione, con il conseguente perverso arricchimento di nuclei che hanno sempre gestito in maniera più o meno occulta la depredazione sociale delle strutture comuni.
Non è certo frutto di un destino “ cinico e baro” la condizione generalizzata di degrado e del grande negativo differenziale economico-sociale-ambientale che caratterizza la Sicilia e tutte le regioni del sud.
Ogni 21 marzo è come se un “filo”, invisibile all’occhio ma molto presente nei cuori e nelle menti, raccordasse le mani dei manifestanti con quelli degli assassinati.
Le vite innocenti falciate dal piombo e dalle bombe delle mafie in tante Regioni – con epicentro la Sicilia, dove si è sviluppata una vera e propria nuova Resistenza –, pur con svolgimenti non sempre omogenei, come ben noto appartengono a gran parte delle segmentazioni sociali: giornalisti, magistrati, rappresentanti delle strutture di polizia, della politica e società civile, del mondo del lavoro.
Gli esempi e i nominativi da riportare sarebbero innumerevoli. Sono tutti veri e propri eroi civili, fulgido esempio di splendida generosità democratica che si riverbera a tutta la società civile ed in particolare alle nuove generazioni. Martiri laici, diventati faro di riferimento per la memoria civile, nella riflessione e nella crescita delle coscienze.
Poi ci sono anche gli altri, “ i non innocenti”, appartenenti ai livelli delle varie manovalanze, che in maniera connivente o riflessa sono state anch’essi vittime uccisi in gran numero ( a migliaia), a pistolettate o a pallettoni, nelle tante guerre del potere mafioso succedutosi nel corso degli ultimi settanta anni. In tanti casi “poveri figli” della tragedia sociale e della disoccupazione, cresciuti nell’ignoranza più torva e nella disconoscenza dei canoni della legalità democratica. Diventati quindi facile preda delle strumentalizzazione del subdolo inganno derivante dalle “regole omertose e di rispetto” prescritte dall’imperioso comando mafioso vigente in gran parte delle aree territoriali, caratterizzate da decomposizione ( sofferenza) sociale, dispersione scolastica, sgretolamento familiare. Non è certo un caso che le zone ( tante) di maggiore pressione mafiosa si sono sempre contraddistinte per gli alti tassi di illegalità minorile. Molti sono riusciti dignitosamente a salvarsi, altri si sono irrimediabilmente persi tra gli scellerati e velenosi tentacoli della piovra che per tanto tempo hanno avvinghiato ( ancora continuano) come unico potere, citta, paesi e campagne. Con gli effetti devastanti di una vera e propria enorme “guerra civile”.
Nel grande mondo delle “contraddizioni” siciliane, tra le tante persone, specialmente giovani, ribellatosi “dall’interno” allo strapotere mafioso spiccano: Rita Atria di Partanna, testimone di giustizia, a seguito dell’assassinio del padre mafioso iniziò a dichiarare al giudice Paolo Borsellino, ripudiata dalla madre, morta suicida a diciassette anni in una casa protetta a Roma dopo l’assassinio del giudice; Peppino Impastato di Cinisi, giornalista e militante nei movimenti della sinistra, appartenente ad una famiglia di origine mafiosa, che in maniera indomita spezzò i legami denunziando pubblicamente e in maniera eclatante le nefandezze criminali dei clan, ucciso dalla mafia a trent’anni. E, poi, Giuseppe Di Matteo morto a soli quindici anni, tenuto prigioniero per 779 giorni, strangolato e sciolto nell’acido a Palermo per il colpire il padre mafioso, collaboratore di giustizia sulla strage di Capaci che ammazzò il giudice Falcone, la moglie e i componenti della scorta.
Da diversi anni, come conseguenza degli atti di difesa proposti dallo Stato e dalla crescita delle coscienze civili nella cittadinanza, la diabolica morsa ha perso pezzi del suo nefasto potere. Non ci sono stati più fatti di eclatante dirompente violenza, ma ancora esiste, forte e sempre opprimente. La cupola e i gestori degli “affari sporchi” non vogliono abbassare la testa.
In questa occasione mi sembra opportuno riportare al comune ricordo i sindacalisti siciliani e i dirigenti politici che a decine pagarono con la vita l’azione coraggiosa di guida per il riscatto delle masse isolane, in particolare contadini, braccianti, lavoratori nelle miniere di zolfo, che da sempre erano stato facile preda dall’ingordigia delle classi sociali dominanti. Latifondisti di immense aree lasciate anche incolte e grandi proprietari terrieri avevano come diretto alleato le organizzazioni della mafia, vero e proprio braccio armato nella pratica dell’intimidazione, violenza ed uccisione.
In uno scenario di orrendo sfruttamento rimasto immutato per secoli, dopo le grandi lotte di liberazione iniziate nell’ultimo decennio dell’800 – stroncate violentemente dallo Stato – poi riprese dopo la prima guerra mondiale e poi represse dal fascismo, le rivendicazioni dell’enorme moltitudine dei “pane e cipolla” ripresero forti nel corso del 1945, dopo la fine della guerra.
Chiedevano pane, terre da coltivare, salario adeguato, libertà di costruire finalmente con dignità la vita delle loro famiglie per affrancarsi dalle miserissime condizioni di vita ancora di stampo medioevale.
Una lunga scia di sangue che in maniera quasi esclusiva riguardò l’area occidentale dell’isola venne disseminata tra paesi e campagne. Furono vilmente ammazzati ( sempre alle spalle) uomini indomiti che con la propria incessante attività sindacale quotidiana, tesa a costruire partecipazione attiva, “ fare lega”, tra i lavoratori della terra che non avevano esperienza di autorganizzazione e di rivendicazione ( una conoscenza di lotta dei primi anni del 900 che conservavano solo i più anziani). Le lotte furono grandi, veramente di popolo. Le terre incolte venivano occupare da una marea umana, uomini, donne e bambini; le iniziative di massa incessanti per anni, almeno fino al varo delle riforme agrarie. Enormi le repressioni dello Stato, tanti i lutti e le sofferenze, gli incarcerati.
I sindacalisti assassinati, nella stragrande maggioranza contadini e braccianti, sono ancora vivi nel cuore e nelle menti.Rappresentano un mondo epico, oggi ormai scomparso nel nostro Paese, di impavida e dignitosa guida dei lavoratori e delle lavoratrici impegnati nella “ madre terra” che in quella fase storica nelle condizioni sociali ed economiche erano “ gli ultimi degli ultimi”.
in ordine cronologico
– L’esposizione nominativa comprende i contadini uccisi a Portella della Ginestra dalla banda – Giuliano
Nunzio Passafiume Trabia ( Palermo) 07/06/1945
sindacalista della Cgil
Agostino D’Alessandro Ficarazzi ( Palermo) 11/09/1945
segretario della Camera del Lavoro del paese, in lotta contro la mafia per l’acqua
Giuseppe Scalia Cattolica Eraclea ( Agrigento) 25/11/1945
sindacalista socialista ucciso davanti alla Camera del Lavoro, tra i fondatori della Cooperativa La Proletaria
Giuseppe Puntarello Ventimiglia di Sicilia ( Palermo) 04/12/1945
dirigente della Camera del Lavoro
Gaetano Guarino Favara ( Agrigento) 16/05/1946
sindaco socialista del paese, fondatore di una cooperativa agricola
Marina Spinelli Favara 16/05/1946
Pino Camilleri Naro ( Agrigento) 28/06/1946
sindaco socialista del paese. Nei due anni precedenti aveva organizzato le lotte dei contadini
Giovanni Castiglione Alia ( Palermo) 22/09/1946
contadino, ucciso assieme a Girolamo Scaccia, a seguito di un attacco con bombe a mano e colpi di mitraglia alla Camera del Lavoro durante una riunione; inoltre rimasero ferite tredici persone
Girolamo Scaccia Alia ( Palermo) 22/09/1946
contadino
Giuseppe Biondo Santa Ninfa ( Trapani) 22/10/1946
mezzadro
Andrea Raja Casteldaccia ( Palermo) 23/11/1946
Segretario della Camera del Lavoro del paese
Giovanni Severino Joppolo Giancaxio ( Agrigento) 25/11/1946
segretario della Camera del Lavoro del paese
Filippo Forno (Farina) Comitini ( Agrigento) 29/11/1946
bracciante, sindacalista. Per parecchi anni erroneamente fu riportato come “ Farina”.
Nicolò Azoti Baucina ( Palermo) 21/12/1946
Segretario della Camera del Lavoro del paese, in prima fila nell’organizzazione dei braccianti
Accursio Miraglia Sciacca ( Agrigento) 04/01/1947
Segretario della Camera del Lavoro del paese, fondatore della Cooperativa “ La Madre Terra”
Pietro Macchiarella Ficarazzi ( Palermo) 17/01/1947
in prima fila nelle lotte contadine, militante del PCI
Leonardo Salvia Partinico ( Palermo) 13/02/1947
militante nelle lotte contadine
Nunzio Sansone Villabate ( Palermo) 13/02/1947
militante nelle lotte contadine
Margherita Cresceri , Giuseppe Di Maggio, Vito Allotta, Giovanni Grifò, Castrenze Intravaia, Vincenza La Fata, Filippo Di Salvo, Serafino Lascari, Giovanni Megna, Giorgio Cusenza, Francesco Vicari
Portella della Ginestra ( Pa) 01/05/1947
Oltre trenta i feriti rimasti sul terreno sotti i colpi delle mitraglie. La strage dei contadini nel raduno di Portella nel giorno della festa dei lavoratori. Si festeggiava anche la vittoria elettorale della lista del “ Blocco del Popolo” che raggruppava i partiti della sinistra. Il mitico luogo del “ sasso di Barbato, dove alla fine dell’ottocento interveniva Nicola Barbato, dirigente del movimento di riscatto dei contadini e medico. Figura di primo piano ( tra i fondatori) dei Fasci Siciliani dei Lavoratori.
Michelangelo Salvia Partinico ( Pa) 09/05/1947
dirigente della Camera del Lavoro
Giuseppe Casarubea Partinico ( Pa) 22/06/1947
militante sindacale, ucciso assieme a Vincenzo Lo Jacono, nell’attacco alla sede della Camera del Lavoro del paese, con lancio di bombe a mano e colpi di mitra. Padre dello storico Giuseppe Casarrubea recentemente scomparso
Vincenzo Lo Jacono Partinico ( Palermo) 22/06/1947
militante sindacale
Giuseppe Maniaci Terrasini ( Palermo) 25/10/1947
vicesegretario della Confederterra – Federazione Nazionale tra i lavoratori della Terra (Cgil). Sostituiva la Federterra soppressa durante il fascismo.
Calogero Caiola San Giuseppe Jato ( Pa) 03/11/1947
doveva testimoniare sulla strage di Portella della Ginestra
Vito Pipitone Marsala ( Trapani) 08/11/1947
segretario della Confederterra
Giuseppe Maniaci Terrasini ( Palermo) 25/11/1947
segretario della Confederterra del paese
Vincenzo Campo Gibellina ( Trapani) 22/02/1948
avvocato, segretario regionale della DC
Epifanio Li Puma Petralia Sottana ( Palermo) 02/03/1948
dirigente delle lotte contadine, socialista, padre di dieci figli
Placido Rizzotto Corleone ( Palermo) 10/03/1948
segretario della Camera del Lavoro del paese, socialiste, ex partigiano
Calogero Cangelosi Camporeale ( Palermo) 01/04/1948
segretario della Camera del Lavoro del paese, socialista
Tommaso Triolo Trapani 05/07/1948
notaio, fratello di un dirigente della DC
Leonardo Renda Alcamo ( Trapani) 08/07/1949
contadino, segretario DC nel paese, assessore comunale
Filippo Intili Caccamo ( Palermo) 07/08/1952
dirigente della Camera del Lavoro del paese, contadino
Gaetano Genco Montedoro ( Caltanissetta) 1952
Vito Montaperto Palma di Montechiaro ( Agrigento) 14/09/1953
avvocato, dirigente della DC
Salvatore Carnevale “ Turi” Sciara ( Palermo) 16/05/1955
fondatore della Camera del Lavoro del paese, bracciante
Giuseppe Spagnolo Cattolica Eraclea ( Agrigento) 13/08/1955
segretario della Camera del Lavoro, contadino
Pasquale Almerico Camporeale ( Palermo) 25/03/1957
sindaco DC del paese
Vincenzo Di Salvo Licata ( Agrigento) 18/03/1958
dirigente della Lega edile della Cgil
Paolo Bongiorno Lucca Sicula ( Agrigento) 27/09/1960
segretario della Camera del Lavoro del paese, bracciante
Giuseppe Marchesi Alcamo (Trapani) 18/02/1962
bigliettaio di un’azienda di trasporti, sindacalista
Giacinto Puleo Bagheria ( Palermo) 02/07/1962
bracciante
Carmelo Battaglia Tusa ( Messina) 24/03/1966
sindacalista, socialista, assessore comunale
****
In conclusione un pensiero di riguardo va al mitico poeta dialettale siciliano Ignazio Buttitta che nella lunga poesia “Lamentu ppi la morti di Turiddu Carnivali” – lamento per la morte di Turiddu Carnevale – con sublimi versi “ canto” le gesta eroiche del sindacalista ucciso a Sciara.
Riporto solo la parte iniziale
Ancilu era e nun avia ali
nun era santu e miraculi facìa,
‘n cielu acchianava
senza cordi e scali
e senza appidamenti nni scinnia;
era l’amuri lu so’ capitali
e ‘sta ricchizza
a tutti la spartìa:
Turiddu Carnivali nnuminatu
ca comu Cristu
nni muriu ammazzatu.
Di nicu lu patruzzu nun canuscìu,
appi la matri svinturata a latu
campagna a lu duluri e a lu pinìu
ed a lu pani nivuru scuttatu;
Cristu di ‘n cielu lu binidicìu
ci dissi: «Figghiu,
tu mori ammazzatu,
a Sciara li patruna,
armi addannati,
ammazzanu a cu voli libirtati».
In parecchi hanno cantato ( “ballata”) la poesia in memoria di Turiddu Carnevale. Invito ad ascoltare la versione di Matilde Politi – cantautrice italiana, interprete di musica tradizionale siciliana, palermitana: https://www.youtube.com/watch?v=CnAhTOHuS8c
“Esprimo soddisfazione per l’approvazione in VI commissione di un emendamento da me promosso che incrementa di…
Si terrà oggi giovedì 21 novembre alle ore 16,30 presso la sala Katane del Katane…
Fillea Cgil e Cgil di Catania Comunicato stampa La sesta vittima sul lavoro a Catania…
FILCTEM, UILTEC, UGL e CISAL di Catania Comunicato stampa Non cessano le preoccupazioni per il…
Al via il Taormina Food Expo 2024, dal 21 al 24 novembre, presso il Palazzo…
“Ci hanno nascosto Danilo Dolci”: è il titolo del libro scritto da Giuseppe Maurizio Piscopo e pubblicato…