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Archi della Marina, l’intervento dell’Associazione Catania nel Cuore

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Ogni estate è accompagnata da sorprese, talvolta esplosive legate a fenomeni naturali; la siccità, le alluvioni, le eruzioni che ci colpiscono all’improvviso. Questo fine estate, tra avvenimenti di medio calibro, possiamo annoverare l’improvvisa esplosione del sindaco Trantino. Perché esplosione vera e propria è la proposta di abbattere gli “archi della marina”. Prima di affrontare in maniera seria un problema serio, quello collegato agli “archi”, sarebbe bello, con reale preoccupazione, mettere in evidenza un problema invece non serio ma drammatico, per certi versi addirittura distruttivo: la situazione generale di Catania.
Infatti, pur riconoscendo la teorica fondatezza del dibattito sugli “archi”, bisogna rendersi conto che si tratta di una questione che forse potrà essere affrontata tra qualche… decennio, cioè quando sarà pronta la galleria che consentirà alla Ferrovia di attraversare Catania “da sotto” senza devastare nulla in superficie: strade, piazze, palazzi, mare e conseguenti visuali. Una proposta che sarebbe interessante se la Città non avesse problemi imminenti che necessitano interventi più che immediati. Normale quindi pensare che si sia trattato di una boutade gettata lì per caso oppure di un tentativo di “distrazione di massa” cercando di sollevare un dibattito su un problema lontano del tempo per sviare l’attenzione dalla grave, gravissima situazione attuale. In entrambi i casi la figura è barbina. Il gioco è facilmente scoperto. Se Trantino vuole recuperare il mare si impegni a fare riaprire il Porto, si impegni a realizzare viale Alcide De Gasperi, liberando e pedonalizzando l’attuale Lungomare, si impegni a rendere fruibile tutto l’anno la Plaia.
Per chiarire un po’ la questione. Gli “archi della marina” hanno da sempre rappresentato a Catania una struttura architettonica d’indubbio valore.

A parte la loro funzione quale sede ferroviaria, l’opera ha sempre suscitato animati dibattiti, scontando ora perplessità, ora opportunità, ma sempre costituendo un punto di riferimento. Oggetto di fervide discussioni e d’opposte valutazioni, gli “archi” rappresentano senza dubbio un elemento espressivo del nostro patrimonio storico paesaggistico e delle abitudini di vita dei catanesi. Ad esempio, “andare sotto gli archi” significa essere senza casa, più in generale essere in difficoltà o trovare un aiuto nelle situazioni difficili. Come adesso in molti ormai sapranno, gli “archi” vennero realizzati poco dopo la metà dell’Ottocento (1864-1869), quando il Ministero dei Lavori Pubblici decise il percorso della linea ferroviaria che pure adesso attraversa Catania. Anche allora non mancarono le polemiche da parte di chi avrebbe preferito che tale linea passasse a monte della Città. Eppure chi propose gli “archi” quali essi adesso sono, erano personalità di notevole levatura sociale e professionale. Ecco alcuni passaggi del Progetto per la traversata di Catania proposto dalla commissione incaricata dal Municipio.

“…E’ da notarsi che il proposto tracciato interseca solo lo estremo del caseggiato della Città: fabbriche tutte di un solo piano e di poca importanza andando a riuscire sopra nudo suolo vulcanico… D’altronde riesce di molta utilità al tragitto delle piccole barche l’ampiezza degli intervalli fra sostegni non che l’elevazione… Il progetto che abbiamo avuto l’onore di sommettere… invece di deturpare la Città traversandola ai due terzi, nei siti più popolosi e folti di fabbricati notabili…”. Catania, 4 marzo 1865. La Commissione: Lorenzo Maddem, Mario Di Stefano, Carmelo Sciuto-Patti (Lorenzo Maddem, Mario Di Stefano, Carmelo Sciuto Patti, Progetto per la traversata di Catania, proposto dalla Commissione incaricata dal Municipio, «Giornale dell’ingegnere-architetto ed agronomo», 13 (1865) p. 364-368).

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Iene Sicule

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