Catania

ARIDATECE MARIO CIANCIO: NELLA “CITTA’ DEGLI AMICI” UNA SCELTA DI VITA

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di iena senza amici

CLAP! CLAP! CLAP!

Finisce una “settimana bestiale” sotto l’Etna: inopinatamente, c’è l’emergenza “sabbia dell’Etna”. In una città sotto un vulcano. Imprevedibile.

C’è anche l’ emergenza rifiuti”: accade soltanto da alcuni decenni. Gigetto Renna Arcivescovo dice che bisogna fare bene la differenziata. Le stesse parole o quasi del sindaco.

Nel 1972 (!) un noto inviato di un giornale nazionale scriveva:

Vedi foto tratto da “Democrazia Cristiana e potere nel Mezzogiorno” del sociologo Mario Caciagli, 1977.

Per fortuna dei catanesi (che si meritano questo e altro) ai vertici di Comune e Aeroporto ci sono due “figli del Leonardo da Vinci” (che per fortuna ha chiuso). Una garanzia. E’ andato tutto bene -dicono- e andrà tutto bene.

Sperando che almeno quest’anno non manchi la luce, vedasi fatti del luglio 2023 per centraline saltate. Cose che capitano: clap! Clap! Clap!

Capitano anche gli incendi, come quello del luglio del 2023 all’aeroporto di Fontanarossa. E’ diventato un esempio di buona amministrazione, di sollecita risposta agli utenti. Mai perdere la fiducia nell’anima catanese e -come dettaglio- nella sua giustizia. E’ andato tutto bene, tutto in regola: clap! Clap! Clap!

Clap! Clap! Clap alla “città perbene” che si autopromuove e si applaude da sola.

E’ accaduto per il ballo al Castello Ursino, con le “vecchie glorie” della borghesia catanese a cercare di aiutare l’amico “Enrico ‘U Ballerinu” nel suo ennesimo tentativo di coprire il flop della pedonalizzazione.

Gli amici servono, contano, fanno congrega. Come gli Avv. che difendono -d’ufficio, perchè certe cose si fanno gratis, con il cuore- il loro collega sindaco-penalista- sceriffo-ballerino. Clap! Clap! Clap!

Quando uno del “giro bene” cade o soltanto “scivola” nella vita succede di tutto o meglio succede quello che succede sempre: solidarietà destra a manca, passando per il centro più o meno storico. Come per il Prof. Corrado Tamburino, finito in una brutta storia da cui gli auguriamo -col cuore- di uscire e presto. E bene. E non con le “leccate mediatiche”: basta forse solo un bravo avvocato.

Nel frattempo, nelle carceri, l’umanità senza una lira e senza amici della “Catania bene” langue. Di loro non fotte niente a nessuno: “hanno sbagliato famiglia”-direbbero i filosofi morali catanesi, “sono figli del sottoproletariato e vittime della giustizia di classe” direbbero -se esistessero a Catania- i marxisti.

La “Famiglia” ti pensa e ti tutela: come la “Sacra Famiglia Ciancio”, un simbolo non solo della borghesia fondiaria siciliana sedicente liberale, ma di una città di subordinati, di gente che fa della ginnastica dell’obbedienza e della convenienza “religione di vita”. Quando uno della “Famiglia” ottiene qualcosa, scatta subito l’autopromozione, a nome di tutti: si dicono bravi fra di loro. Si applaudono tra di loro, componenti, neo e veteroadepti, parvenu, aspiranti all’ingresso nella “buona società. O magari semplicemente gente che deve campare. E sa che è meglio farsi vedere con la lingua sciolta.

Invece, un tempo quando quel giornale era diretto da Lui le cose andavano meglio: bastavano le “stelline” (una, due, tre…) sotto il “fondo” di prima pagina. Per capire dove doveva tirare il vento. Senza mostrare targhe, medaglie o bandiere, o meglio mostrando la “bandiera” di sempre: quella dell’Interesse Privato sulla città. Perchè, a Catania, se togli l’interesse privato resta niente, nemmeno uno sputo in libertà. Peccato, avere perso la direzione di Mario Ciancio Sanfilippo: dovrebbe tornare. Magari con Antonio Tajani a firmare editoriali a nome dei “liberali italiani”. Perchè i simili stanno sempre con i simili.

Clap! Clap! Clap!

Lo sanno bene al Comune di Catania, dove la “la destra della legalità”, una versione sbiadita e ignorante della peggiore Diccì (con un sindaco che guida una giunta inesistente e magari qualcuno potrebbe chiedersi se è un caso pure questo…) sta guidando un processo di privatizzazione della città che non guarda in faccia a niente (a parte la sosta vietata e il sacchetto dei rifiuti fuori orario): supermercato dopo supermercato, lavoro dopo lavoro, porto su porto. La chiamano “destra sociale”: i catanesi sanno come pochi essere involontariamente satirici. Hanno fatto diventare “servizi generali di prima necessità” (perchè, come sapete, vendere e comprare formaggini equivale ad avere una scuola funzionante che dovevano nascere in quel posto) i supermercati e nessuno -tranne i soliti quattro gatti- ha reagito, magari solo per ridere: clap! Clap! Clap!

Ah dimenticavamo: al Comune di Catania vanno per la maggiore il prof. Paolo La Greca, persona seria e competente, e anche per questo forse serio e competente “frontman” di Trantino e non solo alla consolle del Castello Ursino, il “dirigente Maradona” Biagio Bisignani e il capo del gabinetto del sindaco e capo del personale Giuseppe Ferraro, uomo capace e capace, a cui tanto deve il Comune, leggasi settore tassa di soggiorno. Clap! Clap! Clap!

Catania è tornata ad essere una città dove ci si applaude, dove si sorride, o meglio di ride dell’oggi. Del doman non c’è certezza, a parte l’invasione dell’interesse privato. A proposito: a quando un Dj di Quartiere? Se ne sente davvero il bisogno.

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Benanti

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