Arriva il “Corsaro Nero”! Sicilia: zona rossa, minchiata (g)rossa

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Dal diario della pandemia o pande-mia in questo caso. Giochiamo con le parole. Proviamo qualche ossimoro. Decidiamo di voler essere alternativi quindi autoironici se non, addirittura, autocritici.
Lunedì 18 gennaio 2021 – che se non ci fosse il computer a correggere il mio scritto digiterei 2020 – tanti sono i giorni fumosi o sfumati in qualche modo andati sprecati l’anno passato per motivi totalmente al di fuori del mio e del nostro controllo.
Circa 340 giorni dopo il primo, conclamato, italico allarme. Undici mesi dopo la scioccante visione dei mezzi militari che trasportavano bare tra Bergamo e dintorni o di altre, di poco successive immagini: quelle degli escavatori operativi per la realizzazione di fosse comuni nello Stato di New York riprendo a scrivere.
Si ricomincia in opposizione ad un “senso della fine e del disastro” che non ho provocato io, né la stragrande maggioranza delle persone che conosco. In senso di una caduta invereconda, fatta delle puttanate altrui che non posso accettare o commentare mellifluamente mentre bevo una tazza di tea. Si scrive da una postazione di computer insistente in Sicilia, a Catania, dal centralissimo corso Italia che, in questo periodo della mia vita, mi posso permettere con piacevole senso di rivalsa rispetto a situazioni dolorosamente spiacevoli.
È così che riprendo a scrivere in parte malvolentieri, d’altra parte perché è inevitabilmente un atto di responsabilità sociale, di sfogo, di indagine, di confronto e, lo auspico, di conforto. Scrivo; dopo aver
contato parecchi amici morti, di Covid o meno ha relativamente importanza.
Sono un comunicatore che ha imparato a vivere senza televisione ed a tenere spenta quella che ha in studio.
Trump-Biden, Conte-Musumeci, Conte-Renzi, processo a Salvini, la comandante Racchietta e Greta Torcpall con la sua mamma affarista in giro per il mondo a fare proclami parlando all’ONU come davanti a Papa Francesco di ovvietà alla portata di tutti gli uomini e donne di buona volontà ma con un favore di stampa mondiale quanto meno sospetto.
Noi, questi dominatori. Questi fantasmi, più precisamente. Morti che camminano ma con l’inaccettabile presunzione dell’onnipotenza, con la devastazione della lotta per la fama e il potere.
Noi sopravviventi. Mentre altri animali, forse più degni di noi di calcare questo proscenio di vita, si estinguono senza troppo clamore. C’è un non so che di ingiustificabilmente osceno.
Ed è a questa oppressione, più che alla volgare e minimamente edulcorata repressione, che dobbiamo reagire. Per non rischiare quel po’ di umanità che ci rimane, per non fare evaporare la personale e collettiva “salute mentale”.
“Certo che mi vaccino…secondo te non dovrei fidarmi di quello che mi consiglia lo Stato?”. Già lo Stato, quello che alla mia età studiavamo e consideravamo come il papà più grande e presente, una figura super partes, quasi tangibile, tanto impregnata dai valori simili a quelle del
“Pater Familias” per antonomasia.
Ideologismi. Sofismi. Edulcorazioni. Ci si voleva credere. Ma sapevamo essere buone pratiche per rinviare o reprimere l’anarchia, respingere i sanguinosi estremismi e allontanare altre forme tendenzialmente pericolose di dissenso.
Quindi alcuni pensarono che fosse più facile allevare e fare crescere degli idioti funzionali che potessero anche spingersi a sognare la rivalsa, quella ignoranza al potere che fa il gioco, sempre nei vari momenti della Storia, di chi il potere lo gestisce dietro le quinte. Non ho mai provato invidia, fortunatamente. Ma, certo, considero che ci sia qualcosa di ammirevole, oltre alla cecità stolta, in tutti coloro i quali, pur subendo sganassoni a dritta e manca, difendono quel genitore (1 o 2 se vi pare, ma a me queste menate danno solo il valore della meschineria di chi ci perde tempo e solo per metterci gli uni contro gli altri) che non è più padre o madre ma resta pericoloso e pericolante aguzzino. Un/Uno “sconfitto” quasi fosse fuoriuscito quale personaggio da ciclo verghiano o, più semplicemente, un vigliacco senza onore.
Se Sindrome deve essere è di Stoccolma. Non c’entra la Sindrome di Stendhal. Tanto più che ci hanno chiuso i musei come i cinema, luoghi pericolosissimi e di comprovata diffusione del contagio!
Pressapochismi e fanatismi, estremismi e impeti di virulenta e crassa ignoranza si sono sprecati in questo lasso di tempo in radio, sul piccolo schermo, via internet.
Da scrivente, per intenderci, sono critico, molto critico, ma non posso definirmi “no vax”, “negazionista” o sciocchezze di questo tenore sempre più spesso in voga nei salotti bisunti d’Italia o sulla bocca dei nuovi terroristi, dei falsi sapienti, delle gonfiate, male con la pompa del botulino e degli ignoranti che l’hanno svangata e ancora hanno diritto di parola, anzi di pontificare… Peggio: degli esperti tronfi e impertinenti membri di “task-force” che già dal termine per il loro austero gruppo di eletti coniato implorano la pietà di chi legge, ascolta,
semplicemente pensa o, senza potersi opporre, paga di tasca propria. Quanti sono questi irrinunciabili geni a supporto della nostra politica nazionale?
Trovo il Giuseppe Conte bis il peggior Governo italiano del dopoguerra, dati alla mano e idiosincrasie e non sense con marcate contraddizioni palesi a portata anche dei più stupidi o facinorosi.
Se mi avessero detto che avrei dovuto vedere una ministra, siciliana, esaltare i “banchi con le rotelle” quale imprescindibile manufatto per la salvaguardia dei nostri ragazzi a scuola avrei riso più cheabbastanza visto anche che per il “ricambio dell’aria” la stessa membra del Governo impone alle classi – di chi ancora in classe ci va senza essere costretto alla Didattica A Distanza – di tenere le finestre aperteanche d’inverno. Questo in prima battuta, poi avrei fatto in modo di predispormi alla adeguata, e feroce ma costruttiva, critica dell’assente logica della rettrice del Dicastero.
Se mi avessero informato che l’esperto nazionale, il coordinatore dell’unita di crisi contro il Covid-19 avesse cominciato a sciorinarenumeri come quelli accumulati a un video gioco o, per i più “vintage”,
di quelli che freneticamente variano mentre giochi a colpi d’anca e dita frementi e fuori controllo a flipper sarei rimasto incredulo, quindi basito nell’apprendere che lo stesso, coi suoi collaboratori si sbaglia, anche vistosamente e con evidente danno non soltanto economico, per l’invio delle siringhe da utilizzare per chi volesse aderire a farsi fare il vaccino.
E il giorno dopo? E la settimana dopo? Sono sempre lì. Neppure si sforzano a scusarsi, semplicemente incedono. Che dire poi della “Renault” degli smandrappati che dalla Francia arrivò, su invito sia chiaro, fino giù in Sicilia nonostante un Continente, un “mondo intiero” fosse sotto il ferreo “lockdown” o, ferocemente evocativo, “coprifuoco”? I ragazzi arrivarono in Terra di Trinacria superando controlli e verifiche lungo tutto lo Stivale, non scocciati ma dispiaciuti e increduli per il clamore suscitato da quel “Viaggio di Capitan Fracassa” e da coloro i quali, per estrema opposizione e altrettanto feroce critica sempre dal basso della posizione di chi ignora comunque potesse andare un fantomatico tampone (al tempo complicatissimo da recuperare e utilizzare) già davano al gruppetto degli “untori”.
Dopotutto ancora oggi si viaggia e si sale sugli aerei, treni e bus per viaggiare ma, attenzione, “è vietato camminare per strada”. Anche le Crociere ripartono! Ma molti devono tenere le proprie attività chiuse e, per precauzione: “Tutti a casa!”. È inutile: siamo un popolo che necessita la dittatura di qualcuno, sia come sia. Che vuole dire democrazia? Quant’è brutta e pericolosa, peraltro, l’oligarchia.
Ma questi sono sogni o incubi dei tempi andati, adesso comandano i capitali, gli enormi flussi di denaro come i bit-coin che del denaro sono lo specchio virtuale per cui ulteriormente effimero e invasivo.
L’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Ma và… E arriviamo alla Sicilia dei paradossi. La Regione a Statuto Originale, più che Speciale, ove il Governatore Nello Musumeci va oltre le precauzioni ed i limiti del ministro alla Salute Speranza o del capo di Governo (se riesce a superare questa settimana non lo sappiamo) Giuseppe Conte nell’imporre uno stop alla mobilità che dovrebbe adempiere a sostanziale supporto alla salute dei cittadini.
Quei cittadini pressappochisti, sciocchi, che prima restano a casa, bravi bravi, che mettono su FB la loro fotina incorniciata nella più laconica e supina, passiva e imbelle delle dichiarazioni la indotta “IO
RESTO A CASA”.
E tutti muti anche quando, esperti, e-sperti, semplicemente “spetti” o minchioni, ci avrebbero voluto con la mascherina su naso e bocca anche tra moglie e marito. Queste teste d’uovo che suggerivano per imomenti d’intimità, le adeguate distanze favorendo quella posizione che non agevola certo lo stare occhi negli occhi tra gli amanti. Chiusi nel recinto, quindi parzialmente liberati e indotti a raccogliere punti e sconti usando la carta di credito questi polli che poi escono a fare shopping natalizio, che si danno alla “pazza gioia” per le strade dei capoluoghi così come dei piccoli centri.
Omissis su quelli in bicicletta, in giro col cane, ri-nati fumatori o tendenti al tabagismo, demenzialmente su quel mezzo da deficienti sulle rotelline (pur sempre senza casco in troppi perché siamo“sbrex”).
Si omette che queste “chiusure” a entra e esci, deleterie e criminogene per gli effetti ferali inferti al commercio e ai mestieri, alle professioni come alle arti, le hanno calate dall’alto in imposizione verticistica tranne, poi, dare dei “cretini” sempre agli altri, alla massa, al popolo.
Su milioni di persone in Italia ce ne saranno tanti incoscienti, ignoranti, baldanzosi presuntuosi o strafottenti (per felice o infelice intuizione e in mancanza di prova matematica, scientifica) ma mi piace scriverla diversamente e pensare, alla siciliana, che se c’è un problema
“…il pesce fete sempre dalla testa”. Parecchi, troppi, Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri che sarebbe utile, per quanto lungo, rileggersi in rigorosa sequenza cronologica siamo ancora qua: c’è il virus, la pandemia permane, i ricoverati ci sono e i morti pure.
Tutti gli altri argomenti, peraltro ugualmente seri riguardanti la nostra salute, il rispetto, i diritti alla salute e alle cure adeguate e in tempi brevi o perlomeno ragionevoli – basta pensare a quante malattie mortali con incidenze percentuali ben più alte sulla popolazione permangono ma si ritrovano in secondo piano o ancor più in là spostate – è come se non esistessero.
Ciò sopra scritto è la mia personale “premessa” o “introduzione” (ma non state guardinghi su questo termine, non rischiate nulla a leggere qualcosa di minimamente differente).
Nel secondo capitolo di questa incursione sulla Zona Rossa in Sicilia, sul Covid-19 pandemia distruttiva in Italia e nel mondo e sui fatti ma anche sugli “effetti collaterali” nell’ambito locale della ristorazione, dei viaggi, della sanità, delle professioni, dell’arte, della politica e tanto altro farò parlare, riportandoli per iscritto, uomini e donne che ancora sopravvivono e che un’idea, sulla propria pelle, se la sono fatta.
Buona lettura e a domani.
Il Corsaro Nero.

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Benanti

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