Gianina Ciancio (M5s):
“Di un mondo al contrario e di sciacalli
Succede che nel 2020, a Catania, il sindaco venga condannato in primo grado per peculato, con l’accusa di aver utilizzato soldi pubblici per fini personali e che venga dichiarato interdetto in perpetuo dai pubblici uffici.
Succede che lo stesso sindaco, a seguito della condanna, riceva la solidarietà di partiti ed esponenti politici, di istituzioni, di liberi professionisti e di una parte della “società per bene”.
Succede che la città si divide in garantisti e non. La circostanza che un comune in dissesto (per non parlare della città metropolitana) venga amministrato da un vicario, da un tappabuchi, e da una compagine di anime senza guida, è un problema secondario.
Succede che in questa città delle meraviglie, l’opposizione, che chiede l’atto più naturale e consequenziale, le dimissioni, rispetto ad una simile situazione di incertezza, venga tacciata di sciacallaggio.
Succede che la legge Severino, che prevede la decadenza in caso di condanne per reati contro la pubblica amministrazione, approvata nel lontano 2012, per alcuni diventi improvvisamente incostituzionale.
Succede che la scelta di non dimettersi diventa “un atto d’amore” per Catania, un sacrificio, un gesto di magnanima abnegazione, perchè lui “non è Schettino”.
Peccato che la nave si sia già incagliata da tempo, nell’immobilismo di una classe dirigente poco lungimirante, nell’inconcludente dibattito degli intellettuali, nella rassegnazione dei cittadini, nelle complicità della massoneria, nell’insopportabile senso di impunità, nell’incapacità di fare rete tra realtà sane e propositive. Tutti scogli tra i quali giacciono, come vittime invisibili, le straordinarie potenzialità di questa città.
Alla fine della vicenda, chi – secondo i giudici – ha gestito in maniera scorretta 75.389,08 euro di soldi pubblici, di cui 1.200 euro per la «sostituzione di varie serrature e varie maniglie per porte» in uno studio professionale di famiglia o ancora 280 euro per la retta scolastica del figlio (tra le spese contestate queste sono quelle che ritengo davvero ingiustificabili), è una povera vittima.
Io che ho rinunciato a 289.466,73 €, reinvestendoli in progetti nel territorio, faccio parte di coloro etichettati come sciacalli dal non-sindaco.
A questo punto lascerei da parte le similitudini faunistiche, molto amate in politica, per riportare il dibattito sul presente e sul futuro.
Preferisco stare dalla parte di chi, tifoserie a parte, chiede a gran voce un po’ di normalità, in un mondo che sembra girare al contrario. E parlo da cittadina prima ancora che da esponente di una forza politica.
Sia Catania che l’intera città metropolitana, non possono aspettare 18 mesi, senza nessuna certezza sul domani.
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Luca Sammartino (Italia Viva):
A differenza di tanti che oggi parlano di sciacallaggio, non ho mai usato le vicende giudiziarie di nessuno per fare politica, non ho mai augurato che si occupassero di loro altri palazzi, né ho gioito o fatto comunicati ergendomi ad entità superiore sui tantissimi avvenimenti che hanno attraversato Catania.
Mi ritengo un garantista (non solo con i miei amici) e credo fermamente nella giustizia. I processi si fanno in tribunale e non sui giornali. Penso che la legge “Severino” sia un obbrobrio giuridico perché in contrasto con i principi costituzionali che sanciscono che si è innocenti fino al terzo grado di giudizio. Premesso questo, non posso dunque, pur sperando che la suddetta norma prima o poi venga abrogata, assecondare il clima surreale che si sta generando da quando il Sindaco di Catania è stato condannato.
La vicenda di Salvo Pogliese, a differenza della maggior parte degli episodi giudiziari, non è solo un fatto personale – del quale mi dispiace sinceramente per lui e per la sua famiglia ed umanamente ne comprendo il dolore, certamente si tutelerà nelle successive fasi di giudizio – ma anzi questo è uno dei rari casi che necessariamente deve essere affrontato anche politicamente.
Tutti coloro che, in questi giorni, hanno solidarizzato con lui chiedendogli di andare avanti, non stanno rendendo un atto d’amore per Catania. La nostra città, la nona d’Italia e Città metropolitana, non può essere guidata dal vicesindaco Roberto Bonaccorsi, ex primo cittadino di Giarre.
Bonaccorsi si è dimesso dopo i primi anni di mandato poiché non più sostenuto dalla maggioranza che lo aveva eletto. Ha predisposto due piani di rientro, uno per Catania e l’altro per Giarre, ed entrambi i Comuni sono in dissesto. Forse una domanda dobbiamo farcela tutti, ma questo è un altro discorso che va affrontato separatamente.
Come catanese penso che oggi il vero problema è che Catania non può essere commissariata per 18 mesi da un vicesindaco scelto da un accordo a tavolino tra gli alleati di Pogliese. I partiti del centro destra, che ricordo hanno votato quasi tutti in Parlamento la legge “Severino” conoscevano bene i rischi, ora non possono lasciare la nostra città in dissesto e allo sbando solo per calcoli e convenienze che nulla hanno a che fare con la storia personale del Sindaco e con la città.
Il nostro Comune viveva una grande crisi e adesso stiamo anche attraversando il periodo più difficile dal dopoguerra nel nostro Paese. Infatti, l’emergenza Covid ha determinato ulteriori problemi di ordine economico e sociale che necessitano di una guida forte ed autorevole. Non è possibile che tali problemi siano affrontati in una camera di compensazione tra le forze alleate. I nostri quartieri hanno bisogno di essere ascoltati e supportati e non potrà certamente avere questa sensibilità chi non li conosce. I cittadini, i commercianti, il terzo settore, le imprese e tutto lo strato sociale catanese hanno bisogno di essere incoraggiati in questo momento difficile.
Dunque, serve una guida forte, serve un Sindaco e non un surrogato. In questi anni di Sindacatura Pogliese nessuno può dire che abbiamo fatto un’opposizione strumentale ma anzi, ci siamo sempre stati per il bene della Città.
Adesso Sindaco Pogliese Le chiedo io di esserci per Catania, liberandola da giochini di Palazzo che possono solo ulteriormente inginocchiarla. Sono certo che Lei ama la sua città e mi auguro che comprenda che così non possiamo risollevarci ma soltanto sprofondare.
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