Artigianato: Cna Sicilia, mancanza di una legge quadro, ritardi e differenze interpretative delle norme


Pubblicato il 04 Marzo 2024

Palermo, 04 marzo 2024 – Mancanza di una legge quadro sull’artigianato, ritardi nei tempi di recepimento delle norme nazionali, differenze interpretative delle norme di settore tra istituzioni o enti territoriali della stessa Regione. Sono questi i punti salienti che emergono dall’Osservatorio sulla burocrazia, giunto alla sua quinta edizione, presentato stamani dalla Cna Sicilia a Palermo, presso la Sala Piersanti Mattarella di Palazzo dei Normanni.

“Serve una legge quadro – spiegano Piero Giglione e Nello Battiato, rispettivamente segretario e presidente della Cna Sicilia – sull’artigianato che faccia ordine sulla giungla di norme dentro la quale oggi le imprese artigiane sono costrette a districarsi. Chiediamo inoltre alla Regione Siciliana tempi più rapidi per il recepimento, sul piano della formazione professionale, delle norme di settore esitate dalla Conferenza Stato-Regioni. Le imprese siciliane non possono attendere anni”.

“E’ necessario – dichiara Francesco Cuccia, della Cna Sicilia – che le norme siano applicate allo stesso modo dagli enti territoriali in tutte le province. Basti pensare, ad esempio, che nel settore dell’autoriparazione il titolo formativo abilitante all’esercizio della professione viene riconosciuto da alcune Camere di commercio e da altre no”.

“Un capitolo a parte – dice Marco Capozi, responsabile del Dipartimento relazioni istituzionali e affari legislativi Cna nazionale – merita il tema della somministrazione dei prodotti delle aziende artigiane agroalimentari. Questa viene consentita nelle province di Agrigento, Ragusa e Siracusa, mentre negli altri capoluoghi di provincia è subordinata all’acquisizione di un’ulteriore licenza. Inoltre non si capisce per quale motivo la burocrazia abbia deciso che queste aziende non possano somministrare i propri prodotti con posate in acciaio e piatti in ceramica, ma soltanto usa e getta”.

“Anche sulla vendita di bevande alla spina – continua Capozi – c’è disomogeneità. Solo nelle province di Catania, Palermo e Ragusa le aziende agroalimentari artigiane possono venderle, previa acquisizione della licenza commerciale di esercizio di vicinato. Nelle altre province è assolutamente vietato. Così come è consentito alle aziende agroalimentari artigiane siciliane installare dei dehors nelle province di Caltanissetta, Messina, Ragusa e Siracusa, mentre nelle altre questa possibilità è subordinata all’acquisizione di licenze di natura commerciale”.

“Lo Statuto speciale – ha detto Giuseppe Verde, prof dell’Università di Palermo – non sempre ha rappresentato un’opportunità ma uno scudo difensivo per la Sicilia. E’ necessario che le norme nazionali e regionali siano armoniche. Su questo aspetto dò la mia disponibilità a trovare una soluzione”.


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