Assassini al volante: da una sentenza un principio storico per la Sicilia


Pubblicato il 28 Ottobre 2011

Incontro a Palazzo di Giustizia di Catania sul tema degli incidenti stradali e della responsabilità. Il caso terribile della giovane Sonia Sicari e del suo carnefice Diego Pappalardo. Le parole dei genitori di Sonia. La mamma: “dalla famiglia di Pappalardo mai nemmeno una telefonata…”L’Afla, l’Associazione Forense Liberi Avvocati” di Catania, con il Presidente l’avv. Mario Savio Grasso ha organizzato, nella sala delle adunanze di Palazzo di Giustizia, un momento di incontro sul tema dei profili di responsabilità in caso di sinistri autostradali.”Decesso da sinistro stradale, guida in stato di ubriachezza: colpa cosciente o dolo eventuale?” questo il tema trattato, alla stregua di sentenze e indirizzi giurisprudenziali, dal dott. Andrea Bonomo, sostituto della Procura della Repubblica di Catania e dall’avv. Valentina Alì. Insieme a loro, a moderare, l’avv. Mario Savio Grasso che ha sottolineato il tema della responsabilità quando ci si mette al volante.Una questione di grande impatto sociale ed umano, che ha conosciuto fatti terribili, come la morte di Sonia Sicari, appena ventunenne, deceduta il 24 gennaio del 2009 in un incidente stradale provocato dal giovane della “Catania bene” Diego Pappalardo, che, alla guida della sua Mercedes, ubriaco e sotto l’effetto di stupefacenti, andando a folle velocità e dopo avere anche forzato un posto di blocco dei carabinieri, si scontrò con una Ford Fiesta provocando la morte di Sonia e il ferimento di cinque giovani. Il Gup Laura Benanti, con il rito abbreviato, lo ha condannato a dieci anni e quattro mesi di reclusione: con una sentenza “storica” per Catania e la Sicilia è stato riconosciuto l’omicidio volontario. Nessuno potrà restituire Sonia ai suoi cari ma indubbiamente la sentenza è stato un momento fondamentale per richiamare tutti alle proprie responsabilità, come ha sottolineato più volte l’avv. Mario Savio Grasso, legale della famiglia Sicari. Non a caso, dalla politica, in particolare da “La Destra” è stata lanciata l’iniziativa popolare di una raccolta di firme per una legge che stabilisca il reato di “omicidio stradale”, mettendo così fine allo scempio di uccisioni sanzionate con pene risibili. Nel caso di Pappalardo, dopo la sentenza il ragazzo gira tranquillamente per Catania e la sua famiglia non ha pagato finora un euro alla famiglia Sicari.In sala, durante l’incontro organizzato dall’Afla, erano presenti anche i genitori di Sonia, la mamma Anna Nicotra e il papà Salvatore (nella foto). Abbiamo rivolto alla mamma qualche domanda.D. Basta la giustizia, un tribunale per chiudere questa vicenda?R. “La vicenda non sarà mai chiusa almeno per quanto ci riguarda che sì la giustizia, sì il tribunale, sì la condanna, nella speranza che sia una condanna vera, certa, però per noi la faccenda chiamiamola così non si chiude così, perché noi il dolore ce lo porteremo per tutta la vita, noi siamo quelli condannati, noi siamo in galera”.D. Dove può arrivare la giustizia e invece cosa si dovrebbe fare di più oltre la giustizia?R. “Di più oltre alla giustizia ci vorrebbe un’educazione a stradale per questi ragazzi, a cominciare dalle scuole, ma fatta veramente non così tanto per fare una lezione di educazione civica, far capire ai ragazzi quali sono le conseguenze del bere e mettersi in auto, del drogarsi e del mettersi in auto e portare delle testimonianze in questo senso, cioè far vedere ai ragazzi, magari a quelli più grandicelli, magari nei licei, cosa succede quando succedono gli incidenti stradali, perché non è solo lì, non è quei giorni, la morte, il funerale, l’ospedale, il coma, è il resto, è quello che c’è dopo”.D. Cambia la vita…R. “Totalmente, la vita cambia totalmente, si cerca di andare avanti, un giorno alla volta, però c’è sempre quel vuoto, quella mancanza, quella stanza vuota, quel letto vuoto, quel posto a tavolo vuoto e questo non è facile”.D. Qual è la cosa che le ha dato più fastidio di quello che ha visto, nei comportamenti, dall’altra parte?R. “Dopo?”D. Durante e dopo?R. “Lei dice per il ragazzo, la famiglia…non c’è stato nessun tipo di comportamento verso di noi, hanno fatto la ‘gentilezza’, il giorno dei funerali di mia figlia, un articolo sul giornale dove il padre elogiava il figlio dicendo che era un bravo ragazzo, dicendo tutte cose belle, che ci sta, un padre può anche dirle, però non mi paragonare il dolore dei due papà, perché tuo figlio c’è l’hai a casa, la mia no e se mia figlia non è casa è grazie a tuo figlio, grazie ai valori che tu dici di avergli insegnato, perché lui ha dichiarato che suo figlio portava avanti i valori che aveva visto in casa; beh se a casa loro i valori sono quelli, è tutto dire no?”D. Come si sono rapportate queste persone?R. “No, non abbiamo nessun rapporto, non hanno mai avuto neanche la decenza, neanche di chiedere scusa, assolutamente e questa è una rabbia che rimarrà dentro di noi tantissimo, perché penso non avremmo perdonato perché non si può perdonare però magari sa si sarebbe visto un gesto…”D. Niente?R. “Niente assolutamente niente, noi non sappiamo neanche che faccia abbiano se non perchè il padre appare ogni tanto appare sul giornale”D. Una telefonata? Un telegramma?R. “Niente, assolutamente niente, nessun contatto. Non si sono mai presentati neanche tramite l’avvocato.”D. Questa sentenza che valore ha avuto?R. “Questa sentenza per noi è un primo passo, perché certamente non finirà qui e io mi auguro che la sentenza vada avanti nelle varie fasi del processo, quantomeno che venga confermata questa”D. La vostra vita adesso….R. “La nostra vita adesso va avanti piano piano, un giorno alla volta, cercando di sperare nella giustizia, niente, andiamo a trovare nostra figlia lì in quel posticino lì”Iena Marco Benanti


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