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ATENEO, CATANIA, UNIVERSITARI MEDICINA: UNA VITA DA PRECARIO
Pubblicato il 04 Dicembre 2014
di Marco Pitrella
“Costruiamo il futuro. Se non per tutti, per chi?” E l’UDU (Unione degli universitari) di Catania, ieri nella sede di Via Crociferi della CGIL ha organizzato una tavola rotonda per tutti quelli studenti di medicina che fra ricorsi e ammissioni con riserva vivono, ormai da mesi, in uno stato di perenne precarietà.
A Catania sono 250. “La risposta alla mancanza di strutture non può essere la vessazione agli studenti,”- ha affermato perentorio Giuseppe Campisi, coordinatore dell’UDU – che il Magnifico Rettore la smetta di dire che gli studenti saranno accolti. Sino ad ora abbiamo assistito, dopo la sentenza del Tar che ha ammesso i ricorrenti con riserva, ad un ritardo di 20 giorni nella immatricolazione e, come se non bastasse, ci sono state segnalate delle prevaricazioni da parte dei docenti e un registro diversificato per questi studenti, quasi a volerli segnalare.” Infine ha concluso: “chiediamo al Rettore Pignataro di sciogliere la riserva di questi studenti – riserva legata all’attesa della sentenza di merito del Tar, sulla loro definitiva ammissione – e certificare il loro ingresso nella facoltà di medicina in modo da non creare studenti di serie A e di serie B.”
La selezione nazionale per accedere alla facoltà di medicina. Il concorso nazionale per la scuola di specializzazioni – l’inversione dei test, di qualche settimana fa – ha dato luogo a ricorsi. Qualcosa non va. Sul punto è intervenuto Michele Bonetti, legale FP-CGIL.
Il numero chiuso ha un senso…?
“Ci viene posta la domanda se ha un senso il numero chiuso, perché si rileva un problema di strutture. Io ritengo, personalmente, che il numero chiuso della facoltà di medicina abbia comunque creato un precariato. La vicenda delle scuole delle specializzazioni mediche dimostra questo. Gli specializzandi di oggi, sono la generazione di studenti che si sono immatricolati nel 2005, 2006, 2007, 2008 ed erano circa 8.000 posti a numero programmato. Oggi il numero chiuso delle specializzazioni vede 6.000 scontenti rimasti fuori che non si possono specializzare.
Dati…?
“I dati della Crui (conferenza dei Rettori dell’ Università italiane) confermati dal Ministero, dimostrano che negli anni antecedenti al 1999 – prima dell’istituzione del numero chiuso – le immatricolazioni oscillavano tra le 100.000 e le 140.000 unità. Ad oggi le aule non si sono ristrette, ma diversamente si sono ristretti i finanziamenti.”
In che senso…?
“Più che numero chiuso andrebbe chiamato con il suo vero nome: requisiti minimi. I requisiti di congruità. Sono nati con la riforma Gelmini e qualora vi siano dei rapporti di congruità fra aule, studenti e docenze vi può essere l’erogazione del finanziamento ministeriale. Se non si rispettano i criteri non si ottiene il finanziamento. Questo ha determinato che le università meno virtuose per rispettare questi parametri hanno deciso di limitare i posti.
I tagli all’università e il meccanismo dei requisiti minimi hanno creato questa miscela esplosiva che ha portato al numero chiuso nelle facoltà.”
Le borse di studio, infatti, vanno sempre più a ridursi…
“Inizialmente il concorso prevedeva il finanziamento per 8.200 borse le ha ridotte a 5.000, il Ministero del Tesoro le ha ridotte. Le irregolarità concorsuali, a nostro avviso, possono diventare l’occasione per allargare le borse di studio facendo in modo che ci sia un accesso generalizzato, anche in soprannumero a prescindere dalla copertura economica.
Per esempio le sentenze, se favorevoli ai ricorrenti, possono avere l’efficacia di cambiare i capitoli di bilancio. Abbiamo assistito, per esempio, al contenzioso dei medici che si sono specializzati dal 1982 in poi fino all’innesto a seguito delle direttive comunitarie di una legge che ha previsto la borsa di studio obbligatoria. Tutti questi medici hanno richiesto il rimborso per gli anni di specializzazione e sono stati risarciti nonostante non vi fossero questi fondi, questo si è verificato in virtù delle pronunce giudiziali che fanno si che cambino i capitoli di bilancio del Ministero del Tesoro.”
Il contratto degli specializzandi prevede un rapporto di lavoro di 36 ore settimanali, ma nella realtà si lavora di più… i giovani medici diventano così manodopera a basso costo.
“E’ un abuso. Dovrebbe essere un contratto a prestazione mista, deve essere principale l’aspetto di natura formativa. E’ sicuramente un abuso rispetto ai quali le associazioni di categoria e di natura sindacale si deve occupare affinché il contratto deve essere rispettato.”
L’ultimo test per accedere alle scuole di specializzazione ha prodotto i danni che sappiamo…
“Il danno è stato fatto. E’sicuramente un danno erariale. Riteniamo sia ingiusto sul piano etico e giuridico scaricare tutta le responsabilità sul Cineca, che altro non è che una struttura controllata dal Ministero dell’Istruzione. E’ chiara, invece, la responsabilità ministeriale e aggiungo che in sede di prova il ministero ha avuto tempestivamente notizia di questa inversione dei compiti. Il Ministero ha deciso che lo show doveva andare avanti e di non interrompere la prova. Riteniamo che un annullamento ingiustificato vada a ledere tutti.”
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