Denuncia pubblica dell’esponente del Pdl che parla di impieghi di “persone in primo grado parenti di malavitosi notissimi” e “di malavitosi che lavorano in queste aziende….”
Di Iena Marco Benanti
Ma dov’è il nesso fra mafia e politica? La magistratura catanese lo cerca, magari con il lanternino. Ma poi è così difficile trovarlo? Oggi, alle “Ciminiere”, durante il congresso provinciale del Pdl, Basilio Catanoso, deputato e coordinatore provinciale Pdl, ha fatto la seguente dichiarazione, nel corso del suo intervento (nella foto), durante il dibattito prima del voto per le cariche di coordinatore comunale e provinciale. Ecco le parole di Basilio Catanoso:
“…Abbiamo il dovere di dire basta, non solo perché siamo alternativi a questo tipo di gente, ma perché bisogna chiederci quali sono i meccanismi per le assunzioni nelle aziende municipalizzate o nelle aziende che lavorano con il pubblico perché queste sono regolate da rigorosi e rispettosi principi di legalità, legati alle graduatorie e alle liste di disoccupazione e verificate da autorità competenti, questo possiamo farlo solo noi; si deve interrompere il meccanismo che, invece, tuttora funziona con un allegro utilizzo di queste aziende private che lavorano col pubblico e quindi finte private o del tutto pubbliche o partecipate dal pubblico, figuriamoci che a Catania –ed è giusto che lo si dica e che lo si sappia- ci sono alcune di queste aziende -parlo di aziende pubbliche- che hanno dentro persone in primo grado parenti di malavitosi notissimi, ci sono dei malavitosi che lavorano in queste aziende, spesso non sospesi, anche se in carcere e la magistratura si chiede dove sta il nesso tra mafia e politica?
Basta soltanto chiedere a coloro i quali le governano adesso o le hanno governate e hanno assunto questa gente, chi glieli ha indicati. E’ facilissimo. Quindi, ho dato una ricetta che non è molto difficile e mi prendo la responsabilità (poi mi prenderò dopo il merito) di andare in Procura a portare un elenco di queste aziende che dentro hanno queste cose. Se non diciamo questo, noi non facciamo il nostro dovere, noi non rispettiamo la gente che ci ha votato, quella gente, tanta povera gente avrebbe il diritto più di altri, per esempio, ad entrare perché –non lo so- perché nella lista disoccupazione è prima di un altro…”
Ma a piazza Verga, al Palazzo di Giustizia, se ne saranno mai accorti?
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