Basta col silenzio: siamo tutti Attardi!

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di iena Porthos

Certo ci sono le precisazioni, i distinguo, le rettifiche.

Ma resta che la lettera dell’Avv. Sebastiano Attardi ha gettato un bel masso nello stagno della giustizia catanese, abituata al silenzio o, al massimo, alle chiacchiere nei bar.

Facciamole, allora, queste precisazioni: con il doveroso avvertimento che a qualcuno non piaceranno.

Scrive Attardi: Alla sua generale disorganizzazione (parla del tribunale di Catania) un “valido aiuto” è stato dato, e viene ancora dato, dalla maggior parte di quella pletora di cancellieri, segretari e personale di cancelleria. Costoro – che durante la pandemia si sono subito rifugiati a casa per paura (ma con stipendio assicurato!), senza far niente con la scusa del lavoro da remoto – rientrati ora in ufficio si permettono il lusso di fare attendere i legali e gli utenti, dietro le loro porte, come se quest’ultimi fossero in attesa davanti alla mensa della Caritas.

Distinguo: quel che scrive Attardi è vero per alcuni cancellieri e segretari, che vedono la pandemia come un pretesto per riposare. Non è vero per altri, che operano con abnegazione e impegno. La circostanza è confermata dalla nota di Capodicasa, pubblicata sempre qui (parla di “alcuni casi di inefficienza”).

Spetta ai dirigenti delle singole cancellerie, e come ruolo apicale al presidente del tribunale, verificare chi lavora e chi no, e prendere gli opportuni provvedimenti. Spetta al presidente del tribunale assicurare che il lavoro degli avvocati sia svolto con dignità.

Dicono i cancellieri: “non siamo tutti uguali”; bene, fuori i nomi dei lavativi. Altrimenti, chi tace è complice.

Scrive Attardi: Nella cancelleria civile del rilascio copie del Tribunale, per ottenere il rilascio di una semplice copia di sentenza, fanno trascorrere oltre quindici giorni.

Questo è un fatto vero, una situazione indegna di un Paese civile. Non basta dire “c’è carenza di personale”: servono rimedi, e subito. A chi toccano? ai suddetti dirigenti, e al presidente del tribunale. Sono pagati profumatamente per risolvere questi problemi.

Salto qualche passaggio per arrivare all’ufficio notifiche. Scrive Attardi: in base a regolamenti interni illegittimi (non previsti dal codice di procedura civile) ed è questo il punto centrale. Da troppi anni accade che un impiegato dell’ufficio decida quale atto è urgente e quale no, mentre questa decisione compete agli avvocati, che pagano i diritti di urgenza in base alla loro valutazione.

Conclude Attardi: Se qualcuno ne ha motivo, mi smentisca pure.

No, non si può smentire l’evidenza. Si può solo puntualizzare che ci sono lavativi accanto ad operosi lavoratori, ma che è indispensabile intervenire per evitare che i primi, indisturbati, finiscano per bacare i secondi.

 

 

 

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