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Berlusconi consentirà a Stancanelli di dimettersi facendo subentrare Nino Strano passato con Fli?
Pubblicato il 21 Ottobre 2011
Raffaele Stancanelli si è affrettato a far sapere ai catanesi che, una volta che sarà costretto a scegliere, opterà per la carica di primo cittadino di Catania e lascerà libero lo scranno occupato al Senato: ma si sarà già confrontato con il neo segretario del PDL Angelino Alfano e con il premier Silvio Berlusconi? Perché a subentrargli al Senato dovrebbe essere l’ex assessore regionale Nino Strano che però, a suo tempo, ha abbandonato il Popolo della Libertà insieme a Gianfranco Fini. Stancanelli così facendo farebbe guadagnare due seggi a chi ostacola il Governo, un seggio a togliere alla maggioranza e uno a mettere alla minoranza.Alfano e Berlusconi consentiranno a Raffaele Stancanelli di dimettersi da Palazzo Madama lasciando il seggio all’opposizione?Lo stesso problema si porrà per il senatore Pino Firrarello, qualora il Comune di Bronte avesse nel frattempo superato la soglia dei 20mila abitanti (secondo gli ultimi dati in nostro possesso recentemente erano 19.437). Se il senatore del Pdl dovesse quindi essere costretto ad optare per la sua amata Bronte, a seguire ci sarebbe sempre Nino Strano.E se decidessero di dimettersi dal Senato sia Stancanelli che Firrarello? Ecco che allora sarebbe il turno di Filippo Drago, attualmente sindaco di Aci Castello, comune al 2010 con 18.031 abitanti e quindi sotto la soglia dei 20mila. Numeri alla mano, Drago sì che potrebbe ricoprire entrambi i ruoli, senatore e sindaco. Dopo di lui nella lista del Pdl al Senato per la Sicilia Orientale ci sarebbero Giovanni La Via, incompatibile perché europarlamentare, Maniscalco Nunzio Giuseppe e Fabio Fatuzzo, attualmente presidente dell’acquedotto Acoset di Catania.Raffaele Stancanelli ha chiaramente preannunciato che opterà per la carica di sindaco. “Voglio essere messo in condizione di scegliere e io ritengo che sia giusto che rimanga a fare il sindaco di Catania, sono stato eletto per questo”, ha affermato poco fa. “Voglio però fare una cosa corretta: non voglio dimettermi da un incarico e poi decadere dall’altro. La sentenza che non conosco e che leggerò stasera esprime un principio che mi dicono additivo, cioè una nuova norma che prevede l’incompatibilità. Il Tribunale di Catania dovrà adesso prendere atto della sentenza della Consulta e valuterà le condizioni di diritto, se si applicano, e come, nella mia fattispecie, e dopo prenderà una decisione”.Uno Stancanelli pensieroso ha sottolineato: “Voglio essere io a scegliere. Non vorrei che succedesse che io faccio una scelta ora, che non è giuridicamente corretta, per cui mi dimetto da una cosa e poi decado dall’altra, voglio capire come si mettono le cose”.Curiosità. L’elezione di Stancanelli era stata già impugnata davanti al Tribunale amministrativo regionale del capoluogo etneo. Lo aveva fatto Nello Musumeci (La destra-Alleanza siciliana), attuale sottosegretario al Lavoro, che presentato ricorso avverso l’esito delle Amministrative del 2008 nelle quali anch’egli correva per la carica di primo cittadino. Ebbene, Musumeci aveva sollevato anche un’altra questione costituzionale: la presenza nella stessa scheda dei candidati a sindaco e al consiglio comunale, che per gli elettori non facilita il voto disgiunto.
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