Biografilm: “Kubrick by Kubrick”, il grande maestro del cinema raccontato da Gregory Monro e Michel Ciment

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Gian Maria Tesei.

Si preannuncia di grande interesse la nuova edizione del Biografilm Festival – International Celebration of Lives, giunta alla sua sedicesima edizione, con un attesissimo e coinvolgente documentario (intitolato”Kubrick by Kubrick”) su uno dei più grandi registi di tutti i tempi, un autentico mito della cinematografia mondiale qual è Stanley Kubrick.

Il festival, sorto nel 2005, anche con il supporto di Fanatic About Festivals, ha il suo fulcro nella Manifattura delle arti, sito della cineteca di Bologna, ed è considerato tra le maggiori manifestazioni dell’area europea sulle pellicole di documentari e finzione, essendo festival dei biopic, ossia di quei prodotti filmici incentrati sulle biografie, avendo sempre inoltre dato un grande rilievo a tutta l’arte ed alla musica.

L’edizione di quest’anno si svolgerà, vista la situazione attuale segnata dal peso del Covid-19, on-line tra il 5 ed il 15 giugno, con la possibilità di godere delle creazioni cinematografiche proposte accedendo alla sala virtuale della kermesse tramite il sito www.mymovies.it.

Fondato e condotto artisticamente, fino alla scorsa edizione, dal giornalista e critico del cinema Andrea Romeo, quest’anno il festival sarà capitanato artisticamente da Leena Pasanen, già direttrice di uno dei più antichi festival del documentario del mondo, il DOK Leipzig (la cui prima edizione fu nel 1955), e di EDN (European Documentary Network) e produttrice associata della televisione nazionale finlandese, ossia YLE Fact.

La stessa Pasanen, dopo avere sottolineato la crescita evidente e progressiva del cinema del documentario nostrano, relativamente al documentario su Kubrick, ha espresso la sua soddisfazione nell’averlo selezionato vista la qualità del prodotto che, grazie alle interviste di Michel Ciment, grandissimo director statunitense e l’insieme del materiale d’archivio, è sicuramente di alto livello.

E la possibilità di udire la voce del regista di “Eyes wide shut”, cosa che il grande maestro ha accordato poche volte perché è sempre stato refrattario al concedere interviste o semplicemente all’accettare e soddisfare le domande che gli venivano poste, emerge  proprio da “Kubrick by Kubrick” ( “Kubrick par Kubrick” è il titolo originale del biopic realizzato in Francia e Polonia)  di Gregory Monro, scrittore, attore e regista francese, con alle spalle già dodici tra cortometraggi e documentari, quest’ultimi soprattutto a carattere biografico.

E questa voce, inaspettatamente mai nervosa quasi complice con l’intervistatore, ci fa entrare nella vita del regista di “Barry Lindon”, grazie al lavoro di quello che è forse il biografo più affermato del grande regista e che ha svolto anche il ruolo di consulente per questa produzione, ossia Michel Ciment.

Il giornalista, scrittore e critico cinematografico parigino, internazionalmente noto per le sue collaborazioni con le più importanti testate giornalistiche francesi e per le sue monografie, è ritenuto estremamente competente e dotto sulla vita di Kubrick, di cui era anche grande amico e che gli ha rilasciato, nel corso di trent’anni, delle straordinarie interviste che, grazie anche a quanto promanante dagli archivi dei parenti del regista di “Shining”, donano , attraverso questo documentario, un dipinto profondo e personale del grande Kubrick.

E così possiamo vedere frammenti dei suoi masterpiece e sapere tramite Ciment come Kubrick tendesse a schierarsi non con il carnefice ma piuttosto con il succube, il bersaglio od il martire come in “Full metal Jacket”, dove il milite “palla di lardo” è costantemente bistrattato, mortificato ed umiliato dal sergente istruttore fino a giungere al suo atto finale, il suicidio, che è figlio dei maltrattamenti a cui lo soggiace il suo superiore. Peraltro questa sua posizione si desume anche in “Arancia meccanica”, dove il director newyorkese si schiera per le vittime dei Drughi, con il grande Malcolm Mc Dowell ad interpretare invece l’aguzzino in un modo a dir poco magistrale, forse restando incastrato per sempre, nella visione del pubblico, in quel personaggio.

L’attore britannico, che ha affermato come Kubrick avesse un atteggiamento positivo solo verso chi apprezzava ed ammirava, mostrandosi estremamente più duro verso gli altri, ricorda come comunque il director di “Dottor Stranamore”, sapesse  anche creare estemporaneamente sul set, come quando accettò l’idea di MC Dowell di inserire “I’m singing in the rain” nella scena della violenza sessuale.

Ne esce quindi una raffigurazione che, nutrendosi dei suddetti ed altri contributi, tratteggia aspetti d differenti e variegati del metteur en scene che conosciamo ,che sappiamo capace di cure ossessive dei particolari e delle linee visive; dotato di proteiforme capacità di immergersi in temi diversi, creando dimensioni ed immagini cinematografiche, tempi e ritmi unici, contemplando, nelle sue opere, il bene ed il male che si fronteggiano senza falsi moralismi, con la violenza ad essere funzionale ai contrasti delle trame. Con questi elementi che sono solo alcuni dei mirabili elementi precipui di un genio assoluto dell’arte filmica mondiale.

 

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