di Marco Iacona.

Una destra wagneriana, del tipo: “Olandese Volante”. Che non ha e non avrà mai pace. Santanchè, Miccichè, Berlusconè… No no no, preferisco guardare altrove. D’altra parte chi è che diceva che “essere di destra” vuol dire essere “altrove”? Ma altrove dove? Vediamo… della città che mi ospita da qualche anno (che poi non è affatto altrove), poco c’è da dire; d’altra parte il futuro distopico sarà sul modello “città-azienda” anzi lo è già. Dieci mesi di lavoro, relazioni umane ridotte al minimo, uno-due mesi di ferie lontani da tutto e tutti, ripresa (si dice così) con “batterie” caricate grazie a qualche giorno di mare… Futuro-presente nel quale domina il tipo femminile (ma appunto già maschile), cioè campione della produttività ed efficiente in superficie. Pare di leggere l’“Operaio” di Ernst Juenger, più meno. Tutti pazzi per l’informatica e scuole dove non si apprende e non si educa. L’apprendimento di tradizione serve a poco oramai (nuove pedagogie e medicalizzazione del contesto formativo dominano incontrastate), l’educazione laddove la trasmissione del sapere è ridotta al minimo è egualmente inutile. Il sapere è ridotto a indicazione “esteriore”, priva di contesto e a corto di filosofia come immagine ingrandita del presente.

Il divorzio tra scuola e studio è l’emergenza dei nostri giorni, cioè delle ultime generazioni. Ovviamente non si potrà tornare indietro. Tutto “perfetto” per un futuro vicinissimo anzi già cominciato, dominato da tecnici (e tecnica) molti dei quali completamente a digiuno di letteratura cioè di vita e descrizioni di vite. Ma il mondo oramai è, appunto, una fabbrica, nel quale non c’è spazio per pensieri e riflessioni ma solo per calcoli e ubbidienze varie.

A casa mia (la mia ex casa) come va? Lì forse una tradizione diversa vuole che un certo tipo umano, professionista rispettabile, uomo di lettere e legge, domini ancora quasi incontrastato. Meglio? Peggio? In passato fui spietato, forse al pensiero di quello che ci attende, qualche riflessione in più non guasta. Ovvio tuttavia che l’informatizzazione dei luoghi a disposizione è oramai spazio comune a (quasi) tutti i mestieri, nell’ufficio dell’uomo di legge ricco di umanità e catturato dall’umanesimo c’è nondimeno la parvenza di un contatto col mondo nel suo darsi imprevisto e ancora imprevedibile. Se lo spazio abitato è una fabbrica in cui uomini-donna sono ridotti in regime di alienata semi-schiavitù, in alcuni ambiti c’è ancora la possibilità di una fuga interna, di praticare cioè quell’escapismo di cui, a destra, un tempo si parlava con enfasi. Certo non positivamente, tuttavia con materie positive (filosoficamente positive) credo, oramai, siano rimasti ben pochi capitoli.

Un’ultima riflessione può essere riservata proprio alla tecnica (sempre essa) di “recupero” dell’Io; l’arte compresa la scrittura è oramai inservibile dinanzi alla (falsa) prospettiva di un futuro (stavolta lontano) di piena liberazione grazie al felice matrimonio uomo-machina. I temi sociali (tutti!) hanno invaso l’universo-mondo, viviamo una realtà annegata di “realismo”; giovani con infanzia negata, femmine prive di femminilità, uomini a corto di dignità, habitat morenti e allarmi generalizzati su crisi e carenze. Questi i temi, frustranti, da qui ai prossimi decenni.

Si deve anche agli italiani, ai futuristi, all’alba del mio secolo, l’idea che lo sposalizio uomo-macchina avrebbe dato frutti di ottima qualità. Stiamo ancora aspettando. Nello stesso periodo, s’inaugurò, fu proprio un parente di Freud a scriverlo, l’epoca della propaganda cioè della s-vendita di prodotti fatti non solo di materia ma di spirito, idonei essi ad agire sulle coscienze meglio è più di un banalissimo cartellone pubblicitario. Per renderci appunto non agenti ma “agiti”. Spazio unico di recupero, a parte la pura “sovversione”, è quello riconosciuto dal potere per le cosiddette ferie; furono i luoghi della mia giovinezza a subire dopo il boom quella martellante propaganda che faceva di essi regioni in vendita, di “prestigio”, non prive di certa eleganza. Per tutto il Settecento e oltre quei luoghi, molti dei quali quasi disabitati, erano stati a disposizione di nobili curiosi, pedofili e avventurieri del sesso. Oggi la dozzinale borghesia settentrionale principia le solte litanie sulle ferie estive già in aprile, straparlando di luoghi situati nel trapanese, nel ragusano e nel siracusano. Tutti consumatori di qualcosa ovviamente quei grossolani “polentoni” che porteranno a spasso quattrini sudati e chiacchiere umidicce. Poi appunto, riprenderanno tutti a produrre “quasi-contenti” un dato qualcosa per chissà cosa…

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Iene Sicule

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