Interviste

Burtone: “l’autonomia differenziata è un attacco alla Costituzione nata dalla Resistenza”

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di iena marco pitrella

Cominciano su “Ienesicule” tutt’una serie d’interviste che hanno come incipit quella che in questo momento è la questione delle questioni: la riforma sull’ “autonomia differenziata”.

Iniziamo con Giovanni Burtone, personaggio politico di lungo corso, attualmente è sindaco di Militello e deputato all’Assemblea Regionale Siciliana del Partito Democratico.

Autonomia differenzia: che pericolo corre il Sud …?

“Penso che questa riforma sia un sostanziale attacco alla Costituzione nata dalla resistenza (il padre, Giuseppe, fu partigiano, nome di battaglia Capitano Morello, nda) quella stessa Costituzione che la destra non ha mai accettato pienamente; l’Italia, comunque, non ha bisogno di un nuovo centralismo regionale.

Nel Paese, le Regioni sono in piena crisi, non hanno la fiducia dei cittadini, basti pensare all’eccessiva burocrazia che li caratterizza; accentrare nuovi poteri a quest’ultime non credo serva.

A mio avviso, aggiungo, c’è il tentativo da parte di alcune regioni e di alcune forze politiche che quelle regioni governano di utilizzare il residuo fiscale, che è sempre servito per realizzare il fondo perequativo; il che inevitabilmente porterebbe a compromettere quest’ultimo a causa delle nuove deleghe che le Regioni, appunto, si vorrebbero attribuire con tale riforma.

L’Italia, piuttosto, avrebbe avuto bisogno di una riforma che abbia al centro i Comuni, che preveda più potere a quella che è veramente la porta di accesso allo Stato, perché è il  Comuni ad avere il contatto diretto con il cittadino; consolidarne le prerogative e se possibile aumentarne le risorse, stabilizzarle in base al numero di abitanti secondo i servizi da predisporre”.

Nel frattempo, le 500mila firme raccolte in poco tempo dicono tanto …

“È una riforma, questa sull’autonomia differenziata, che dobbiamo avversare e avversare con tutte le nostre forze.

Incoraggiante è stata la mobilitazione dei cittadini che hanno firmato nei gazebo o nei tavoli allestiti assieme alle altre forze politiche del centrosinistra e non solo, per esempio Anpi e il sindacato. Naturalmente non ci si ferma con la raccolta delle firme,  ma bisognerà riuscire nella mobilitazione, quando sarà, il giorno del voto referendario.

Alcuni esponenti del centrodestra, parlo del presidente della Regione Calabria (Roberto Occhiuto, nda) ha chiesto di fermare la legge.

Stupisce il fatto che all’Assemblea Regionale Siciliana si sia chiusa la sessione estiva senza che si sia avviato il dibattito, come era stato chiesto, sulla riforma istituzionale; spero che si faccia e che si faccia alla presenza del presidente della Regione e dello stesso Presidente dell’Assemblea e che entrambi dicano cosa pensano veramente della riforma.

A proposito di Assemblea Regionale Siciliana, sembra che vi sia una maggioranza dedita all’esercizio del potere …

“Sì, ci sono le querelle tra di loro, il problema vero è la spartizione del potere.

Il centrodestra va al sodo, governa e del potere ne utilizza gli strumenti, ovvero associare potere e consenso. Piaccia o non  piaccia è questa la sfida che abbiamo davanti e questa è la sfida che dobbiamo affrontare”.

Quando in Sicilia si parla di potere si parla di sanità …

Io dico questo: non c’è dubbio che alcune scelte la politica di governo se li è sempre avocati, anche il centrosinistra quando ha governato con Crocetta non ha dato grandi segni di cambiamento.

Il tutto però non può essere limitato alla spartizione del potere, cioè che ogni cosa venga centellinata in termini di lottizzazione non è possibile, questo deve essere evitato e l’opposizione deve fare in modo che ciò non avvenga.

Una persona malata non cerca il medico che ha la stessa tessera di partito, cerca il più bravo e la politica dovrebbe cercare di portare avanti i migliori, quelli che possono dare risposta alle nostre comunità”.

Nel frattempo mancano i medici …

“È un problema che io mi sono permesso più volte di rilevare.

Va superato il numero chiuso dell’ammissione della facoltà di medicina e soprattutto le scelte non possono essere centellinate e spartite dai partiti di potere, dai partiti di governo.

Credo che un passaggio decisivo sarà in termini più generali anche la riorganizzazione della rete ospedaliera”.

Si dice sia stato fatto un lavoro tecnico, ma su che parametri si è lavorato … ?

“Mi sono posto delle domande in proposito: sì è tenuto conto del fatto che ci sono stati ospedali che pur essendo al minimo del personale hanno fatto il massimo possibile?

Ancora, sì è tenuto conto del fatto che, invece, ci sono stati ospedali che pur lavorando con il massimo del personale hanno ottenuto risultati che non credo siano stati adeguati?

Sì eviti di pensare alla sanità ‘metropolitano centrica’, non si può fare sanità soltanto nelle città appunto metropolitane ma deve esserci una sanità del territorio e soprattutto qualcuno si tolga dalla testa che la sanità di eccellenza si debba fare solo a Palermo: va distribuita nel territorio.

Io più volte ho portato l’esempio della cardiochirurgia pediatrica di Taormina e ne potrei portare alti di esempi.

La prossimità è fondamentale nella sanità; quando si parla di ‘viaggi della speranza’, si parla di persone bisognose di cure che si spostano da Ragusa a Palermo: mi chiedo ancora, teniamo conto del disagio delle famiglie? la risposta è no.

Dobbiamo pensare, quindi, ad una sanità che sia vicina al cittadino, e con questo non intendo certo dire l’ospedale ‘sotto casa’; ma dove c’è potenziamolo, rendiamolo migliore”.

Da sindaco a sindaco: lei Catania come la vede …?

“Il centrodestra ha ricevuto dai catanesi ampio consenso, avere un sindaco dopo che per cinque anni non ha avuto nessuno è qualcosa di straordinario.

Io non voglio fare il giudice ma da uomo che ha un’appartenenza politica diversa da quella dell’attuale primo cittadino esprimo un giudizio politico e non personale: mi pare che ci sia molta apparenza e poca concretezza in alcune circostanze.

Su alcuni atti, noi sindaci, avremmo dovuto lavorare insieme.

Si è parlato di questa stagione così torrida e di conseguenza la gran parte dei sindaci abbiamo emanato un’ordinanza perché si evitasse di lavorare nelle ore più calde del pomeriggio, non abbiamo ancora capito perché il sindaco non ha seguito il nostro esempio, evidentemente ha altre posizione, ma a me pare che spesso affiori una posizione ideologica il che nell’amministrare una città è davvero poco importante se non addirittura limitativo. Mi pare quindi che sulle cose concrete si stenti”.

Per concludere, le chiedo un’ultima riflessione sul Partito Democratico …

“Rispetto a quel che è accaduto nel Paese alle ultime elezioni europee e non solo, purtroppo in Sicilia abbiamo registrato un segnale negativo. È necessario cambiare passo e cambiarlo con generosità mettendo a disposizione la propria esperienza a favore di altri.

In questi anni ho avuto l’opportunità di conoscere più da vicino giovani deputati o persone che vengono dal mondo dell’associazionismo giovanile, persone che con grande impegno dimostrano di essere all’altezza della sfida e che possono dare al Partito democratico un impulso in più.

Più risultati negativi si sono sommati nell’ultimo periodo, io non vorrei che tutto venisse circoscritto in chi è più o meno vicino al segretario … si parla poi dei ‘cacicchi’: non mettiamo schemi e non mettiamo magliette.

Sono onorato di essere stato uno dei fondatori del Partito Democratico, credo sia arrivato il momento di dare spazio a delle novità che possano permettere un rilancio del partito.

Più novità, sottolineo, perché un confronto democratico tra più candidature può essere utile.

Chi come me e come altri ha fatto esperienza nel tempo deve dare una spinta al partito regionale perché si allinei con quello che è il profilo del partito nazionale; la segretaria, Elly Schlein, ha rimesso in sintonia il partito con le comunità e lo dimostra il consenso ottenuto.

Io credo quindi che nel partito in Sicilia ci siano delle persone che possano riprendere il filo di un impegno nuovo su cui tutti dobbiamo convergere”. 

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Marco Pitrella

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