C.a.r.a di Mineo: la “strategia” velleitaria di certa politica che favorì Salvini a spese dei lavoratori e a prezzo della verità


Pubblicato il 01 Ottobre 2015

di marco pitrella

La “genesi” del C.a.r.a di Mineo roba buona per postulati mediatici è stata. Per giornali da nonnina, in vestaglia & copertina, e gazzettini antimafffia l’indagine per turbativa sulla gara d’appalto per l’affidamento della gestione del 2011, reiteratamente prorogata sino al 2014, è già sentenza di condanna.

Sia chiaro: un conto è l’inchiesta sull’appalto per cui chi ha sbagliato – e se ha sbagliato – dovrà pagare, un altro conto è la costruzione artificiosa dell’irreale. Si lascino in pace i lavoratori – che per primi hanno fronteggiato l’emergenza di 4mila immigrati – dalla solita fuffa sulle “ipotetiche” violazioni di diritti umani, “cazzi & mazzi”. Le indagini sull’appalto – e una presunta “parentopoli” – nulla hanno a che vedere con “ghetti neri” & Kunta Kinte e né alcun operatore ha mai vestito i panni di Robinson Crusoe, padrone di migliaia di Venerdì schiavi dell’uomo bianco e borghese.

Ma al “cretino collettivo” (copyright “l’elefantino”), un po’ di Catania e un po’ del calatino, bravo a sostituire la ragione con la convinzione ciò non interessa e “contesta” tutto e il suo contrario. E infatti viene puntualmente smentito.

“La Francia non sarebbe capace di gestire una simile struttura, sono rimasto in positivo per due fattori: per la qualità dei servizi offerti e per l’umanità con la quale vengono trattati i migranti; secondo, per l’efficacia delle procedure amministrative d’accoglienza”. Così parlò qualche giorno fa Francois Noel Buffet, capodelegazione francese in visita al Centro d’Accoglienza “più grande d’Europa”. “Avete tutto il mio onore”, ha aggiunto l’ambasciatore norvegese Grydeland. La notizia è apparsa su Sudpress. Suona strano che la testata on-line in prima linea a dar spazio & parola a quei politicanti che delle vicende del C.a.r.a hanno messo alla gogna. Dovere di cronaca o un mea culpa preludio di un c’eravamo sbagliati?    

E sì, perché proprio la testata edita da Antonio Fiumefreddo, ebbe “la forza” – o l’autorizzazione? – di titolare (e “criticare”) con “Quegli strani pellegrinaggi” un articolo riguardo la visita di Marcello Cardone, Questore di Catania, e di un Ministro bavarese nel mese di marzo: “un luogo molto accogliente, al cui interno i lavoratori operano con tanta umanità verso gli ospiti” furono le parole del capo della Polizia. Additate da Sud come “le lodi sperticate degli ospiti illustri”. (http://www.sudpress.it/gli-strani-pellegrinaggi-al-cara-di-mineo/)

Con “strano pellegrinaggio” si mise in dubbio la buona fede del Questore?

Dubbi suscitano “le conclusioni” (e gli intenti?) del lavoro svolto dalla Commissione Parlamentare dei Migranti, in visita a maggio proprio dentro il C.a.r.a.     

La politica, quella della parte giusta, fu in prima linea: “Situazione disastrosa dal punto di vista sanitario e dei servizi”, denunciò sulla stessa linea del MEDU Erasmo Palazzotto, deputato pettirosso di SEL e membro della Commissione, dopo “l’audizione-ispezione”.

Tra erasmopalazzattochi? & il Questore Cardona – con i norvegesi, i francesi e i bavaresi a suo tempo al seguito -, il buon senso invita a credere al secondo; non me vogliano gli antifascisti di tendenza dalla nostalgica retorica de “la polizia è guardia dei padroni”… la fiducia, ovviamente, va alla divisa. 

Da “manifesto”, poi, SEL in un comunicato paventò il “pericoloso e criminale flusso di denaro che unisce in modo inestricabile il clientelismo” –  nel pieno rispetto per le indagini sulla “parentopoli” e nella presunzione d’innocenza -; i “compagni” di SEL dimentichino che il centro d’accoglienza sia organizzato in consorzio – di Comuni sì, ma sempre consorzio è – e che in “enti” di questo tipo non “si entra” a lavoro per concorso. Ma a sinistra – è sinistra questa? – il “diritto privato” sa d’individualismo e si predilige, quindi, il “diritto pubblico” che essendo “di tutti” è la sintesi hegeliana di ciò che è stato. Lo stesso Cantone, presidente dell’Anticorruzzione, aveva sottolineato, però, quanto “l’idea che fossero direttamente i comuni a gestire il centro fosse intelligente”.

Ma il garantismo finisce quando comincia il Piddì Cittì. E furono i piddìni, con “tiro mancino”, a votare, nella direzione provinciale di marzo, un ordine del giorno sullo scioglimento del consorzio “a seguito di denunce a mezzo stampa” palesando come nella provincia etnea siano, di fatto, “alcuni” giornali a dettare l’agenda politica prima ancora dell’ufficializzazione delle inchieste (l’avviso di garanzia ai sei indagati sarà notificato in giugno, tre mesi dopo la direzione). In prima fila, guarda caso, Berretta l’onorevole Giuseppe (che su Sudpress di spazio ne ha tanto) e Giovanni l’onorevole Burtone, il genio della sciarpa, che, dopo trent’anni di silenziosa carriera parlamentare, prese posizione.

Ma nel battagliero velleitarismo si combatte con politicante amnesia e fu così che i piddìni dimenticarono come il consorzio fosse composto da 9 comuni di cui 6 a maggioranza PD… insomma è facile capire che, nel piddì etneo si sia consumato uno scontro tutto interno al partito nel più classico dei levatici tu che mi ci metto io da prassi calatina. 

“Oltre il senso” delle Istituzioni fu, del resto, la visita – a maggio come dicevamo – della Commissione Parlamentare sui Migranti. Pareva, si diceva, si mormorava che il Presidente Gennaro Migliore, fosse intenzionato ad annunciare, seduta stante, il commissariamento del centro (La Sicilia). E’ paradossale che un organo chiamato a svolgere funzioni d’indagine sia atterrato sull’Isola, abbia svolto le audizioni con i responsabili e piuttosto  approfondire ulteriori le verifiche – da “Santa Inquisizione” -, avesse pronta la soluzione; il commissariamento, appunto.  Forse, perché, quello di Migliore&Co. (che convertitosi al renzismo, ironia della sorte, portò alla Leopolda la parola “accoglienza”) fu un “viaggio” ad hoc pronta a dare “l’occhei” a chi era desideroso di mettervi le mani? quasi a “testimonianza” del “levati tu che mi ci metto io” le dichiarazioni di Giacomo Pulvirenti da Caltagirone (comune che del consorzio non fa parte), membro dell’esecutivo provinciale del Piddìno, all’indomani della “visita” della Commissione (La Sicilia); “scardinare questo sistema dall’interno e indicare una personalità prestigiosa e super partes, un cambio di passo altrimenti lasceremo tutto in mano ad Alfano”. Con il consorzio a maggioranza PD – 6 su 9 abbiamo detto –,  indicando in Alfano una specie di “uomo solo al comando”, “il caltagironese” Pulvirenti asserì, con tale affermazione, che i sindaci piddìni fossero dei pupi di pezza al soldo di Angelino? Se così fosse ecco un’ ulteriore prova dello scontro interno ahi! democratici.

Oggi il centro d’accoglienza è commissariato. Un plauso al Prefetto Maria Guia Federico che, conferendo l’incarico di commissario a Maria Nicotra, il tanto auspicato “levati tu che mi ci metto io” ha scongiurato.

Ha avuto senso scriverne ancora? penso di sì. Perché è questa la credibilità dei “protagonisti” –  dall’animale piddino a SEL sino agli “anti” & i “giornalAnti”  – che il ruolo dei “nemici” del C.a.r.a. & degli “amici del prossimo” hanno assunto e che i Salvini d’ogni paese, a spese dei lavoratori & a prezzo della verità, hanno favorito.            

   


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