Call center, a Catania e in Sicilia é crisi. Berretta (pd): “a rischio migliaia di posti di lavoro e la tutela di dati sensibili dei cittadini”


Pubblicato il 14 Giugno 2012

Presentata interpellanza al Ministero dell’Interno: finalmente un problema reale, che riguarda la vita delle persone in carne e ossa, affrontato dal Pd! Si brindi!

a cura di Iena Politica

“A Catania, capitale dei call-center in Italia, e in generale in Sicilia dove il settore registra numeri da record, assistiamo da mesi a fenomeni ingiustificabili in un settore che dà lavoro a moltissimi giovani costretti spesso a subire stipendi da fame. Ma a preoccupare ulteriormente è la pratica delle delocalizzazioni senza alcun controllo in Paesi senza tutele sindacali e in cui i salari sono miseri: è necessario porre un freno ad una tendenza che non soltanto indebolisce il nostro sistema economico ma mette seriamente a rischio i dati personali sensibili e la privacy dei cittadini”. A lanciare l’allarme, riprendendo diverse denunce effettuate dalle organizzazioni sindacali, è il parlamentare catanese del Partito Democratico Giuseppe Berretta che ha rivolto una specifica interpellanza al ministero dell’Interno.

“In Sicilia sarebbero oltre 30 le società che gestiscono call center, occupando oltre 16 mila operatori telefonici mentre a Catania sarebbero circa 7 mila i giovani che operano presso i call center – sottolinea Giuseppe Berretta –. A causa del basso salario, delle scarse possibilità di carriera, del bassissimo turn over, un impiego nato come occupazione di passaggio si è spesso trasformato nel lavoro di una vita. Nel comparto outbound, in cui sono gli operatori a contattare gli utenti, le condizioni dei lavoratori sono anche peggiori: i contratti più diffusi sono di 3 mesi e non superano i 300 euro mensili”.

“Con la fine degli sgravi fiscali e delle agevolazioni, poi, è iniziato un lento trasferimento delle sedi dei call center verso località estere, economicamente più convenienti, tanto che ad oggi sarebbero circa 12.000 i posti di lavoro persi e circa 3.000 le richieste di ammortizzatori sociali, numeri che il prossimo anno potrebbero aumentare ulteriormente – scrive il deputato Pd nell’interpellanza – Le destinazioni sono soprattutto l’Albania, la Romania , la Croazia , la Tunisia e l’Argentina, Paesi contraddistinti da tutele sindacali minime o inesistenti e da bassissimi salari, lo stipendio medio per un operatore in Albania sarebbe di soli 80 euro al mese”.

“Il trasferimento di tali attività verso l’estero ha comportato una grave crisi occupazionale, specie in città come Catania e Palermo, già fortemente segnate dalla crisi economica, ma questa pratica di delocalizzazione rischia anche di indebolire complessivamente il sistema Paese a causa del trasferimento di quantità indefinite di dati personali sensibili di cittadini (codice fiscale, dati bancari, numeri di carte di credito) in Paesi che non garantiscono un’adeguata tutela dei dati sensibili e che sono tra i primi al mondo per tasso di pirateria informatica”.

Un rischio noto alla Prefettura di Catania, che “ha richiesto un parere al ministero dell’Interno da cui emergerebbe la volontà del ministero stesso di effettuare verifiche sui casi di cui la Prefettura venisse a conoscenza” si legge nell’atto parlamentare sottoscritto da Berretta, che ha richiesto al ministero di vigilare sul fenomeno delle delocalizzazioni affinché vengano assicurate le tutele dei dati personali dei cittadini.


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