di Gian Maria Tesei
La bravissima ed intrigante Valentina Lodovini è la protagonista di una commedia brillante che riesce a far meditare sulla situazione delle donne in un mondo ancora marcatamente maschilista e non sempre capace di rispettare e valorizzare le doti dell’altra metà del cielo.
“Cambio tutto!” diretto da Guido Chiesa (che ha anche firmato la sceneggiatura assieme a Giovanni Bognetti e Nicoletta Micheli), è una pellicola che sarebbe dovuta uscire il 5 marzo mentre è approdata sulla piattaforma di Amazon, ossia Prime video, dal 18 giugno, con la produzione ad opera di Colorado con Medusa. Questa pellicola che trae ispirazione dal film cileno “Sin Filtro”, del 2016 di Nicolás López e dal remake messicano “Una mujer sin filtro”(2018) di Luis Eduardo Reyes, indirizzando lo svolgimento della trama, differentemente dai due film di riferimento che adopravano una coloritura bizzarra e stravagante, sul genere proprio della commedia, bilanciando l’ironia e la comicità con momenti più pensosi e profondi, per cogitare sul reale stato della donna nella società attuale, spesso compressa da un mondo che le dipinge etichette non coerenti con le molteplici declinazioni della sua femminilità.
Del resto nel corso di questo prodotto cinematografico si avverte un aspetto peculiare della nostra società costituito da una serie di uomini in cui si imbatte la protagonista, ossia Giulia, una pubblicitaria che ha da poco oltrepassato i quarant’anni e che si trova a vivere con Raf ( interpretato da Dino Abbrescia)un pittore spiantato e nullatenente che trascorre le giornate a seguire la sua presunta capacità creativa, senza mai aiutare la compagna e con a carico il figlio studente -spacciatore Jacopo. La stessa Giulia si trova sottoposta ad un capo vanaglorioso, incompetente, fatuo ed insulso, che fonda il proprio apparente prestigio professionale su quanto partorito dalle menti altrui, soprattutto femminili che ritiene inferiori
La protagonista riceve, inoltre, nel pieno della notte i messaggini di un ex, Ottavio (impersonato da Libero De Rienzo), che, pur in procinto di sposarsi, le si mostra ancora fortemente, forse per debolezza caratteriale, legato; e sempre Giulia sopporta il fragore fastidioso ed irritante di un vicino (reso filmicamente da Nicola Nocella) festaiolo, rumoroso e poco educato. Ma incredibilmente giunge ad una soluzione alle proprie problematiche grazie ad un particolare counselor olistico, Steve Bianconi (personificato da Neri Marcoré): ossia la ribellione, il credere e concentrarsi su sé stessa.
Ma è da dirsi che anche il contorno al femminile di Giulia non sia dei migliori, in quanto la sua gentilezza e cortesia sono depredate dalla sorella Bea, che la coopta costantemente nel ruolo di badante del suo gatto, e dall’amica Vanessa, che la usa come consigliera di vicende del cuore. A ciò si assomma il sentirsi definire vetusta ed il venir praticamente defenestrata in ambito lavorativo dall’arrivo di La Ludo una nota influencer di vent’anni, con un milione di follower.
Il risultato è un film che ironizza su e prospetta le manchevolezze maschili (ed in parte anche il poco rispetto, anche femminile, della disponibilità delle persone), con il peso aleggiante dei luoghi comuni che ognuno di noi tende ad erigere a muri difficili da oltrepassare. Come accade per i personaggi del film e la stessa Giulia che, finalmente, dopo anni di assoluta accettazione dello statu quo, nella ribellione trova la propria rivalsa e sé stessa. Ed in questo riaffermarsi con i propri pensieri c’è tutta la distruzione dell’idea che la donna debba essere valutata in base al corpo od a ciò che indossa e non per quello che è, mentre, come ha giustamente asserito la Lodovini, le persone devono essere considerate non per il sesso ma per quello che fanno e pensano. L’attrice di “Passione sinistra” ha inoltre asseverato come spesso quello che viene affermato da esponenti del cosiddetto gentil sesso non viene considerato alla stessa maniera di quanto sostenuto da persone di sesso maschile, anche sul set, dove invece la Lodovini, ragazza dal temperamento passionale, esprime spesso senza filtri i suoi punti di vista. Cosa fatta anche in questo film che vede giganteggiare solo la protagonista femminile sulla locandina, fatto abbastanza raro nella cinematografia italiana, forse anche in virtù di quanto avviene nelle produzioni targate USA che affidano una centralità assoluta anche a ruoli femminili, come ha sostenuto la protagonista di “Benvenuti al Sud”.
Lo stesso director Chiesa (già notissimo per “Il partigiano Jhonny”, del 2000) ha asserito come, a suo parere, l’uomo abbia dato vita ad una mancanza di reazione ad una situazione, ossia quella del pater familias, che era irrimediabilmente mutata. Situazione subita senza creare una propria nuova dimensione, crogiolandosi, secondo Chiesa, in un atteggiamento vittimistico e senza responsabilità che ha svilito ulteriormente la propria mascolinità anche per non avere fatto i conti con i cliché sulla donna e soprattutto per non aver provato ad abbatterli ma al contrario solo a cavalcarli, come testimoniano anche le reclame che accostano prodotti consumistici alle figure femminili. E quindi la ribellione a tutto questo sembra essere la soluzione proposta da questo film gradevole che fa riflettere con garbata ironia.
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