di Marco Iacona

Caos Catania ovvero i “cosi di Catania”. La destra legge e ordine – per metà ma solo per metà “alla Clint Eastwood”, l’altra metà sembra ancora un po’ alla “viva il parroco” – batte un colpo anzi due. Prima si sporca le mani a piazza Federico II dando l’esempio su come si tiene pulita una città sloganando (più che sdoganando) le proprie virtù teologali con vari motti che piacciono agli utenti Facebook. Motti che ricordano l’esperienza kennedyana: non chiederti cosa potrebbe fare Catana per te (non molto, in verità) se non prima non ti sei chiesto cosa puoi fare tu per Catania… Troppo poco forse, poco rispetto a quanto fatto (male) in precedenza, molto però rispetto a quello che in generale si fa, che il cittadino medio fa per la sua città. Qui fa premio la filosofia del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno, ammesso che il bicchiere non si rompa completamente a furia di essere utilizzato… In ogni caso la “destra” (insieme al sindaco) in piazza c’era e qualcosa faceva oltre i selfie. Considero Nanni Moretti un grande artista molto vicino a certo “pensare alternativo” e il suo “faccio cose raccolgo munnizza” sarebbe perfetto, oggi. Vuol dire che si fa poco o nulla? Probabilmente sì, ma la responsabilità non può essere di Trantino, con tutta la buona volontà. Servono piani generali. Serve una coscienza “nuova”. Ma se ai bulli di Caivano la lettura di Foscolo servirebbe a nulla, a quelli di Catania il ripasso di Carducci farebbe solo ridere, d’altra parte non occorre essere filosofi (e Trantino non lo è) per capire che se avanzi di mazze o di spade non puoi rispondere con fiori o coppe… checché se ne dica. Per adesso, azioni di questo genere fanno solo guadagnare consensi sui social, nel senso che prima l’amico avrebbe scritto solo: “grande Enrico”, adesso scriverà: “eccezionale Enrico!” (da notare l’esclamativo). Tutto qui. E devo ancora capirlo se coi social si vincono le elezioni…

Secondo colpo (grosso), la pedonalizzazione di parte di via Garibaldi. Anche qui verrebbe subito da commentare: “tra il dire e il fare c’è di mezzo Catania” nel senso che la scarsa abitudine alla correttezza e all’ordine (continuo a dire che chi pensa che il catanese medio sia una specie di poliziotto in servizio h24 non ha mai capito nulla di questa città, in primo luogo della sua doppia morale), ridicolizza i costumi a volte solo tragici di un’intera comunità. Enzo Bianco aveva già cantato vittoria sui social, in quanto sostenitore della stessa “politica” ma poi si è dovuto ricredere quando ha visto che le nuove disposizioni venivano disattese tra il divertimento dei social-isti. Catania è questa e verrebbe da dire che Trantino è solo coraggioso anzi più che coraggioso nel voler provare a risollevare le sorti di una comunità, gogoliana per intero (e ricordiamo che Brancati novant’anni fa, aveva già detto tutto).

Ho visto che qualcuno ha anche sollevato la questione della relazione “poco chiara” tra l’amministrazione di destra e i quartieri ghetto (cioè le periferie). Verrebbe da commentare però: meglio chi scende a compromessi con i sanculotti (la destra…) o chi evita di affrontare il problema, fingendo poi di proletarizzarsi per fini per così dire… artistici? Avendo così in odio la borghesia da tafazzizzare i propri… genitali? Chissà… Nel primo caso, “tintu ppi quantu è” un ragionamento è possibile ravvisarlo, nel secondo c’è solo la logica contemporanea dell’influencer che con due chiacchiere e due foto vorrebbe convincere fan, sostenitori e followers che “così non si fa” e che sarebbe bene fare in un altro modo. Invero, già quell’altro modo non era molto ben chiaro allo stesso K. Marx, e almeno leggendo i liberali parrebbe sia così. Figuriamoci oggi che… Dio è morto (e lo dice pure Guccini), Marx pure (riposa a Londra) e la città non si sente molto bene… E che Catania non si senta molto bene pare sia, credetemi, una gran fortuna.

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Iene Sicule

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