Dall’associazione Antigone considerazioni e dati su una condizione intollerabile e illegale. Protagonista la Repubblica democratica.Ecco quanto ci arriva dal sodalizio per i diritti e le garanzie nel sistema penale:
ANTIGONE IN CARCERE NELLA CALDA ESTATE ITALIANAL’Osservatorio sulle condizioni di detenzione in visita negli istituti di pena più critici d’Italia Forlì, Lanciano, Cassino, Genova Marassi, Sulmona, parte con questi istituti Antigone in carcere nella calda estate italiana la nuova iniziativa dell’Osservatorio nazionale sulle condizioni di detenzione che vedrà impegnati gli oltre 30 volontari dell’associazione autorizzati dal Ministero della giustizia ad entrare negli istituti di pena.Le visite proseguiranno, poi, per tutto il mese di agosto e l’obiettivo è quello di evidenziare le maggiori criticità delle carceri italiane durante l’estate. Già programmate le visite agli istituti di Augusta, Messina Gazzi, Livorno, Viterbo, Cagliari, Lucca, Savona, Pisa, Gorgona, Barcellona Pozzo di Gotto, Pontedecimo, Chiavari, Ascoli Piceno, Pescara, Catania Bicocca.Si andranno a monitorare la condizione di vita interna, gli spazi a disposizione, lo stato delle strutture. È intento di questa campagna mantenere alta l’attenzione pubblica verso il tema penitenziario e sollecitare il bisogno di riforme tendenti a decongestionare le 206 carceri italiane che oggi contengono 21 mila persone in più rispetto ai posti letto regolamentari.Casa circondariale di Catania “Piazza Lanza”L’Istituto si trova al centro della città ed è ospitato in un edificio che risale ai primi del ‘900.Pensato per ospitare 155 detenuti, al momento della nostra visita i detenuti presenti erano 529 (tasso di affollamento del 341%), di cui 249 in attesa di giudizio, 106 appellanti e 39 ricorrenti, 135 i definitivi. Destinato solo a detenuti di media sicurezza, si compone di tre reparti maschili, l’Amenano, il Simeto, il Nicito e uno femminile, l’Etna. Le donne presenti erano 20, gli stranieri 44 di cui 4 donne.A “Piazza Lanza” i detenuti arrivano a vivere in 10 in stanze che variano tra i 18 e i 22 metri quadri, sistemati in letti castello fino a 4 piani, avendo quindi uno spazio pro capite assai inferiore ai 3 metri quadri, ossia la soglia minima oltre la quale, secondo la Corte europea dei diritti dell’uomo, si configura la tortura. L’acqua in estate non basta al fabbisogno dell’Istituto e quindi viene razionata: l’erogazione è bloccata dalle 23 alla mattina e per parecchie ore durante la giornata. Nei mesi di luglio e agosto, quasi la totalità dei detenuti è chiusa in cella per 20 ore. L’unica eccezione sono le ore d’aria, previste dalle 9 alle 11 e dalle 13 alle 15. Sebbene parecchi, a causa dell’eccessivo caldo, preferiscano non usufruirne. In inverno, ormai da quattro anni, non viene acceso l’impianto di riscaldamento e spesso le luci nei corridoi sono spente per risparmiare.Il Nicito, reparto di isolamento utilizzato anche come sezione protetti, rispetto agli altri reparti, non è stato ristrutturato e versa in condizioni estremamente fatiscenti: i muri sono scrostati in più punti a causa della notevole umidità, la luminosità è bassissima e l’areazione è scarsa. Questo reparto, che ospita in media 30-40 detenuti, è composto da 20 celle di 8 metri quadri ciascuna, con docce in comune e bagno alla turca. Le finestre sono piccole bocche di lupo poste ad oltre 2 metri da terra e lasciano passare pochissima luce. I detenuti, spesso fino a 3 per cella, vengono sistemati in letti a castello di 2 o 3 piani. Fu proprio nella cella n. 9 di questo reparto, a marzo 2009, che il giovane incensurato, Carmelo Castro, arrestato solo 4 giorni prima, fu trovato morto dagli agenti di custodia che dichiararono di averne trovato il corpo “penzoloni, in piedi, con un lenzuolo annodato al collo e appeso al perno sommitale dei letti a castello”. A causa delle molte incongruenze, dopo una prima archiviazione del caso, disposta a luglio 2010, a gennaio 2011 la procura di Catania ha riaperto le indagini che però, a tutt’oggi, non risultano ancora concluse.Nel primo semestre 2012 si è ridotto drasticamente il “fenomeno delle porte girevoli”, ossia la permanenza in Istituto per periodi brevissimi di detenuti provenienti dalla libertà. Nel 2011, delle 2385 persone entrate dalla libertà, il 42% è uscito entro 5 giorni, percentuale scesa al 25% nel primo semestre del 2012. Calo conseguente alla legge 9/2012 (c.d. svuota-carceri) la cui applicazione però è stata favorita dagli intensi contatti tra l’istituto e la procura sul tema, risalenti a prima della applicazione della legge.(visita del 13 agosto 2012)
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