Queste elezioni amministrative, in quel della provincia di Catania, hanno dimostrato urbi et orbi che, nonostante il sistema elettorale preveda il cosiddetto “effetto trascinamento” (ovvero che, votando un candidato al consiglio comunale, quel voto automaticamente venga trasferito al candidato sindaco della coalizione a cui appartiene), lascia comunque intatta la possibilità di decidere liberamente.
Oggi notiamo come il popolo – rectius l’elettorato – abbia ben presente questa regola elettorale e sappia benissimo scegliere all’interno dell’urna quale sia il migliore candidato sindaco, a prescindere dal voto che esprimerà per il consiglio comunale.
I dati sono inequivocabili.
A Caltagirone, a Ramacca, ad Adrano e a Misterbianco: i neo sindaci hanno tutti ribaltato il risultato espresso per il consiglio comunale, prendendo molti più consensi rispetto alle liste che li sostenevano.
Cari leaders, mi auguro che, dopo questa bella lezione elettorale, sappiate tenere sempre più in considerazione l’idea che il nostro popolo, bisognoso e disperato, ha comunque ben compreso il meccanismo di questa legge elettorale che nel corso degli anni avete più volte cambiato e riformato.
Non basta quindi modificare una legge elettorale per modificarne l’esito.
I numeri sono chiari ed evidenti, il popolo sceglie direttamente il sindaco da cui si vuol far governare e poco importa se la sua coalizione sia più robusta in termini di liste o di candidati consiglieri.
Quindi, per rimanere sempre nella provincia etnea, non è corretto parlarsi del cosiddetto “metodo Caltagirone”, la cui peculiarità invero risiede soltanto nella palese alleanza fra grillini e democratici.
Sarebbe più onesto dire invece che in tutti i comuni della provincia di Catania hanno solamente prevalso il merito e l’impegno del candidato sindaco che nel corso degli anni ha saputo convincere, dimostrando la propria idoneità a ricoprire la carica per cui è stato candidato ed oggi eletto.
La nuova legge elettorale non scritta – ma che si legge scolpita nella odierna prassi e dentro le urne elettorali – impone a tutti gli schieramenti di ricercare non numeri (persone da candidare) bensì figure idonee.
Ovvero personalità che nell’opinione della gente possano apparire davvero in grado di saper far funzionare la complessa macchina di un ente locale.
O cari leaders, da ora in poi mi auguro che venga meno questa Vostra scadente abitudine di formulare per ogni competizione amministrativa innumerevoli liste civiche, le quali generalmente mascherano precisi soggetti politici che, forse per timore e non certo per coraggio, non hanno neppure la trasparente forza morale di dire pubblicamente il loro partito di appartenenza.
Questo esercizio di forza di potere in cui il leader locale, attraverso il numero delle liste civiche ed il numero dei candidati, siede al tavolo delle trattative per ottenere una candidatura o un assessorato deve quanto prima terminare.
Bisogna ritornare alla polis e alla politica per inserire nella scheda elettorale simboli e partiti che siano vettori di valori e di progetti di cui concretamente abbisogna la comunità.
Quindi, cari leaders, non sforzatevi più a creare temporanee liste civiche ma concentrate le vostre forze verso la ricerca e la formazione di precise figure che, per il loro passato, tanto hanno ricevuto in termini di formazione e competenza e adesso sono finalmente idonei a restituire come servizio alla comunità.
Chi non lo farà, sarà ancora sonoramente battuto dalla volontà popolare.
Piero Lipera.
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